Il velo discrimina le donne dicono le riformiste musulmane

Generato con intelligenza artificiale ∙ 1 novembre 2023 alle ore 2:11 PM
  • Souad Sbai, giornalista di origine marocchina e presidentessa dell’Associazione Donne Marocchine in Italia: “Non ci può essere emancipazione se non si è disposte a non indossare il velo negli ambienti che lo vietano”.
  • Shirin Ebadi, avvocata e attivista iraniana, premio Nobel per la pace nel 2003: “Il velo non è un simbolo religioso, ma politico. È un modo per controllare le donne e impedire loro di partecipare alla vita sociale”.
  • Fatima Mernissi, sociologa e scrittrice marocchina, considerata una delle fondatrici del femminismo islamico: “Il velo è una barriera che separa le donne dal mondo degli uomini, dal potere e dalla conoscenza. Il velo è una forma di segregazione che limita le potenzialità delle donne” .
  • Afef Ben Slimane: “Il velo è un simbolo di sottomissione delle donne agli uomini. È un segno di oppressione e discriminazione. Le donne dovrebbero avere il diritto di scegliere cosa indossare, senza essere costrette a indossare il velo.”
  • Fadela Amara: “Il velo è un ostacolo alla parità di genere. Le donne che indossano il velo sono spesso discriminate nel lavoro e che hanno meno opportunità di istruzione e di partecipazione alla vita pubblica.”
  • Nawal El Saadawi: “Il velo è una forma di violenza contro le donne. È una forma di controllo sociale sulle donne e che limita la loro libertà di espressione.”
  • Tawakkol Karman: “Il velo non è islamico. È una tradizione culturale che è stata politicizzata e che non ha nulla a che fare con la religione.”
  • Asra Nomani, giornalista e attivista statunitense di origine indiana, ha sostenuto: “Il velo è un’arma ideologica usata dai fondamentalisti per imporre la loro visione dell’Islam. Il velo non è una prescrizione coranica, ma una tradizione culturale che va sfidata e cambiata” .
  • Ayaan Hirsi Ali, scrittrice e politica olandese di origine somala, ha dichiarato: “Il velo è un simbolo di sottomissione, di inferiorità e di paura. Il velo è una violazione dei diritti umani delle donne, che devono liberarsi da questa prigione di stoffa” .
  • Ben Slama, autrice e docente, si è espressa più volte contro il velo dichiarando che la “questione femminile è inscindibile da quella islamica”.

Ma anche uomini musulmani di cultura si oppongono al velo e al burqa come simbolo oppressivo.
Un filosofo tunisino Lafif Lakhdar fu colpito da una fatwa per aver criticato l’islam radicale, chiamando il velo “l’abito settario” e affermando che “Accettare il velo significa credere nell’inferiorità della donna”.

Nel 2002 condanno’ su Al Jazeera i regimi arabi per le mutilazioni e le punizioni corporali e fu licenziato dal giornale saudita per cui lavorava.
Nel 2004, Lakhdar ha inoltrato una petizione alle Nazioni Unite chiedendo un tribunale non soltanto per i terroristi, ma anche per le figure religiose che istigano alla violenza e all’odio.
Riteneva che il velo fosse un accessorio da bandire:
“In passato, alcuni schiavi accettavano il proprio status, ma ciò non significa che la schiavitù non dovesse essere abolita. Allo stesso modo, non posso permettere che una donna copra il proprio volto, accettando di essere un essere inferiore all’uomo”.
“Gli islamisti credono,che il corpo femminile debba essere completamente coperto, perché, in quanto impuro, può provocare turbamenti sessuali nell’uomo”.

Rachid Ghannouchi, leader del movimento islamista al Nahda, lo ha condannato a morte chiedendone l’impiccagione pubblica con una fatwa, accusandolo di avere offeso in un libro – che Lakhdar non ha mai scritto – il Profeta Maometto.

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