Spiegare la Madonna ai pentecostali

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Image by Gerd Altmann from Pixabay

I pentecostali sono nostri fratelli e sorelle nella fede, essendo anch’essi cristiani. Il loro battesimo, effettuato con acqua nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è valido e pienamente riconosciuto dalla Chiesa cattolica.

Collaboriamo insieme nell’opera di carità e gradualmente dovremmo cercare di avvicinarci ulteriormente a livello dottrinale, esaminando più approfonditamente alcune questioni che talvolta derivano da problemi storici e di comunicazione.

Un tema importante è quello della preghiera a Maria e ai Santi.

Per i cattolici, la devozione a Maria e ai Santi costituisce una forma di preghiera di intercessione, simile a quando si chiede a un gruppo di credenti di imporre le mani su un malato o si chiede a un pastore di pregare per una situazione particolare. Non è il pastore, Maria o i Santi a operare miracoli, ma è Dio che agisce quando viene invocato.

Certamente, ci sono abusi nella preghiera a Maria e ai Santi, ma questi sono peccati personali e comportamenti errati di individui. Analogamente, persone di altre confessioni cristiane possono cadere in errori simili, ad esempio adorando pastori o guaritori.

Per capire bene la questione ad esempio di Maria è utile leggere la dichiarazione comune tra anglicani e cattolici circa il ruolo di Maria.
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/angl-comm-docs/rc_pc_chrstuni_doc_20050516_mary-grace-hope-christ_it.html

Circa le raffigurazioni (che tra l’altro ci sono anche presso gli ortodossi e anche in alcune chiese pentecostali), non sono assolutamente idoli ma solo strumenti per pregare.
Nessun cattolico o ortodosso ritiene che le immagini con raffigurazioni sacre siano divine, ma che siano strumenti per ricordarsi di Dio. Così come nell’antico testamento Dio permise che vi fossero raffigurazioni del divino (mi pare a Mosè e Salomone):

Cf Nm 21,4-9; Sap 16,5-14; Gv 3,14-15.
(84) Cf Es 25,10-22; 1 Re 6,23-28; 7,23-26

Paolo Botti

«Non ti farai alcuna immagine scolpita…»
2129 L’ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di Dio fatta dalla mano dell’uomo. Il Deuteronomio spiega: « Poiché non vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull’Oreb dal fuoco, state bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi facciate l’immagine scolpita di qualche idolo » (Dt 4,15-16). È il Dio assolutamente trascendente che si è rivelato a Israele. « Egli è tutto », ma, al tempo stesso, è « al di sopra di tutte le sue opere » (Sir 43,27-28). Egli è « lo stesso autore della bellezza » (Sap 13,3).
2130 Tuttavia, fin dall’Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo incarnato: così il serpente di rame,83 l’arca dell’Alleanza e i cherubini.84
2131 Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova « economia » delle immagini.
2132 Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che proscrive gli idoli. In effetti, « l’onore reso ad un’immagine appartiene a chi vi è rappresentato »,85 e « chi venera l’immagine, venera la realtà di chi in essa è riprodotto ».86 L’onore tributato alle sacre immagini è una « venerazione rispettosa », non un’adorazione che conviene solo a Dio:
« Gli atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge all’immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà che essa rappresenta ».87
(83) Cf Nm 21,4-9; Sap 16,5-14; Gv 3,14-15.
(84) Cf Es 25,10-22; 1 Re 6,23-28; 7,23-26

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