Il cultismo: un fenomeno criminale di matrice nigeriana

earth-11595_1280
Foto di WikiImages da Pixabay

I “culti” sono associazioni che potremmo definire di tipo mafioso-massonico ed includono, tra le loro diverse attivita’ criminose, il racket della prostituzione o l’assolvimento di “servizi” alle maman – che restano le principali detentrici del business dello sfruttamento – come punizioni corporali o taglieggiamento e minaccia nei confronti delle ragazze insubordinate.

Il ruolo dei cultisti rappresenta, allo stato attuale, un aspetto sporadico ed “occasionale” del racket della prostituzione nigeriana, che si intreccia con una molteplicità di altre attivita’ criminose che includono il traffico di stupefacenti, la frode, la rapina, tutte caratterizzate da un elevato livello di violenza. Nell’ambito di un’analisi del fenomeno del trafficking, di conseguenza, questo ruolo potrebbe essere trascurabile, se i caratteri fondanti della “minaccia integrata nigeriana” non fossero complessi e pericolosi. Secondo fonti legate ai Servizi di intelligence italiani, finora si è sottostimata, se non la pericolosità di certe manifestazioni – traffico di droga, immigrazione clandestina, sfruttamento della prostituzione e del lavoro nero – almeno il disegno transnazionale più generale e composito di questi gruppi criminali. Si ritiene che una panoramica sul fenomeno della criminalità organizzata nigeriana sia un utile strumento per comprendere l’intreccio di ruoli che diversi soggetti svolgono nello sfruttamento della prostituzione, per avanzare ipotesi sulle future evoluzioni, e per capire alcune dinamiche sociali e culturali della comunità nigeriana presente in Italia. La deriva mafiosa dei culti segreti, nati in Nigeria sul modello delle confraternite americane nei campus universitari, è legata ad un preciso quadro storico e sociale del “gigante africano” e spiega l’elevato livello di pericolosità che li caratterizza anche nelle loro attività all’estero e finanche nel nostro paese.

Alcune organizzazioni straniere, come quella nigeriana e cinese, sono chiuse, in quanto, risentendo maggioramene dell’estrazione criminale di origine, mantengono intatti i modelli operativi vigenti in patria; sono diffidenti verso l’esterno e quindi difficilmente permeabili alle operazioni di contrasto, con un’elevata pericolosità sociale anche data dalla vasta gamma di attività illecite in cui sono coinvolte. Le organizzazioni aperte, come quella albanese o russa, hanno un carattere più versatile grazie al quale si adattano ai vari contesti nazionali, dove interagiscono a vario titolo con i gruppi criminali autoctoni

I gruppi che gestiscono lo sfruttamento della prostituzione sono a loro volta collegati in modo sporadico o occasionale ai “culti” o a singoli membri di queste sette: in questo caso la relazione tra i due soggetti può essere collaborativa – come nei casi in cui i cultisti vengano assoldati dalle maman per svolgere mansioni di controllo e dissuasione nei confronti delle donne insubordinate – oppure conflittuale, se singoli individui o gruppi minacciano l’attività stessa delle maman per sottrarre parte dei proventi. Spesso, le maman sono mogli o compagne di cultisti o di malviventi coinvolti in altri settori, il che facilita la sovrapposizione delle attività criminali. Le sovrapposizioni tra i vari settori sono frequenti ma non necessariamente predeterminati: singoli individui possono contemporaneamente appartenere a più nuclei criminali e dedicarsi a diverse attività; oppure dedicarsi esclusivamente all’una o all’altra attività. Sebbene specializzati in settori diversi di attività, tutti i gruppi criminali nigeriani sono accomunati da alcune caratteristiche, che sono più o meno accentuate a seconda delle finalità perseguite.

 I caratteri salienti delle organizzazioni criminali nigeriane:

In virtù di questo carattere composito, la criminalità organizzata nigeriana fa convivere due elementi solo apparentemente in contrasto tra di loro: capacità innovative – ovvero modelli tecnologicamente evoluti, che consentono un certo livello di sofisticazione nella gestione di determinate attività, e caratteri criminogeni specificamente etnici, come il settarismo di origine tribale e la magia, legata a credenze tradizionali. Da questa duplice matrice nascono gruppi diversi: bande aggressive (i culti, per l’appunto), che derivano la loro legittimazione da organizzazioni strutturate in patria e che in Italia sono state protagoniste di eventi predatori e violente risse, particolarmente eclatanti negli ultimi anni soprattutto in Piemonte ed in Veneto; oppure gruppi più articolati e più solidi, definiti vere e proprie “holding” del crimine.

Entrambe le tipologie si caratterizzano per:

la multisettorialità degli affari:la versatilità di questi gruppi consente loro di aderire ad ogni aspetto del mercato globale che può far derivare proventi significativi;

la diffusività delle cellule: esse costituiscono una rete diffusa a livello intercontinentale, i cui nodi locali sono anche relativamente autonomi e non necessariamente in contatto con i “quadri dirigenti” dei traffici, quando esistono;

la capacità di condividere disegni transnazionali, che deriva dalla capacità di gestire spazi di illegalità senza esasperare la competitività, e l’adattabilità agli ambienti:ad esempio, le varie cellule si scambiano informazioni e “risorse” umane, come falsificatori (soprattutto ghanesi), agenti di viaggio, avvocati, albergatori, operatori sanitari per gli aborti clandestini;

man-2915187_1280

Cosa farebbe il Papa trovando sull’uscio un mendicante ubriaco?

ddl-zan-no

Cinque “no” concreti al ddl Zan