Jasmine, denuncerà i suoi aguzzini

Le prostitute nigeriane non fanno più notizia. Arrivano in Italia con l’inganno, pagando caro e salato il viaggio e si ritrovano sulla strada, ostaggio dei clienti ma soprattutto degli aguzzini con cui hanno contratto il debito. La loro sofferenza non interessa quasi più a nessuno. Le nigeriane arrivate in Italia sono sempre di più, sempre più giovani, e sempre più povere e meno istruite.

Jasmine è analfabeta, non sa leggere né scrivere, ed è giovanissima, ha solo 22 anni, è arrivata in Italia alla fine dell’estate del 2015, dopo di che cinque mesi trascorsi tra i suoi sfruttatori, di cui quattro mesi passati sui marciapiedi. “Non volevo fare la prostituta. Volevo venire in Europa per trovare un lavoro ma non quello”.

La vita in Nigeria è dura, Jasmine ha un figlio di tre anni, una madre malata, tre fratelli più piccoli di cui occuparsi. Servono soldi e un lavoro in Europa sembra un sogno a portata di mano, e così la convincono a partire. Anche se Jasmine non è mai entrata in un’aula scolastica e non sa leggere né scrivere, uno dei “brothers” (trafficante che in Nigeria fa da intermediario con la mamam in Italia e si occupa del viaggio) con cui parla le assicura che ovunque andrà non finirà in strada, tra le altre prostitute, e Jasmine decide di fidarsi.

La traversata del deserto è lunga e faticosa, Jasmine arriva in Libia, “Volevo fermarmi lì”, spiega, ma i brothers hanno altri piani per lei: “Sei destinata all’Italia”, le dicono prima di piazzarla su un gommone diretto in Sicilia.

Jasmine sbarca, e quindi entra nel CARA di Mineo e aspetta fino a quando due ragazzi vengono a prenderla. È settembre e la portano a Padova, Jasmine ha grandi speranze. Ma il tempo passa, lei è segregata in un appartamento affidata ad una “mamam” e allo scadere del primo mese l’incubo diventa realtà. La “mamam” le porta vestiti inguinali e la depositano in strada. Lei si oppone, ma i suoi aguzzini le rispondono che “è l’unico lavoro che puoi fare”

Jasmine obbedisce, si ritrova prostituita tra le altre prostitute nigeriane, lavora, alle quattro del mattino torna a casa, sfinita e affamata e capisce ben presto che i suoi diritti sono in mano alla sua “mamam” e ai due “brothers” che l’hanno portata in Italia. “Mi sfamavano solo se davo i soldi della serata. Se non guadagnavo nulla restavo a digiuno”.

Tre settimane dopo, fatte di clienti che non pagano, altri che la stuprano, altri che la insultano, Jasmine decide che lei tra prostitute nigeriane non ci vuole stare e si fa lasciare da un cliente lontano dai suoi aguzzini.

Non ha documenti ma abbastanza soldi per scappare verso sud. Peccato che sul treno conosca un ragazzo che la convince a scendere a Firenze e, con la solita scusa del lavoro, la porti di nuovo in strada, tra le prostitute nigeriane. Passa un mese, Jasmine ci riprova e questa volta sul treno conosce un prete africano che la mette in contatto con la Comunità di Sant’Egidio, mettendo fine al suo incubo.

L’anno nuovo, inizia sui banchi di scuola, Jasmine sta imparando a leggere e scrivere e pur di avere il permesso di soggiorno per trovare un lavoro vero è disposta a denunciare i suoi sfruttatori. Anche se è pericoloso, Jasmine non ha più paura, Jasmine ha appena scoperto di essere incinta di un ex-cliente, non vuole abortire, ha voglia di vita. “Posso farcela”. Puoi farcela.

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