Torniamo agli oggetti transazionali (Silvana De Mari)

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Foto di Alexa da Pixabay

Non solo i bambini sono deprivati di oggetti transazionali, anche noi. Torniamo agli oggetti transazionali. Un bambino ha bisogno di un giocattolo che abbia per lui valenza emotiva. Se giocattoli nuovi pubblicizzati da tizi sorridenti lo attirano su altre cose, sostituisce il giocattolo con altri e non si affeziona mai a nessuno. Una bambina che abbia venti bambole, è come se non ne averne nessuna. Anche noi non abbiamo più oggetti transazionali. La penna stilografica con cui ho fatto l’esame di stato si è dispersa in un oceano di penne usa e getta, i fazzoletti con l’iniziale ricamata sono scomparsi a favore dei klinex. Anche il matrimonio è diventato usa e getta, la sessualità è usa e getta, l’importante è avere i denti bianchi, mantenere la parola data è irrilevante. L’oggetto transazionale serve anche per la memoria del meglio. Dove si abbia una sola collanina, quella collanina ha un valore: mi ricorda chi me l’ha regalata. Tutte le volte che la metto mi ricordo del mio valore. Se ho cento collane, stesso discorso che per le cento bambole: nessuna ha valore emotivo.

E ora parliamo del Messale. Fino agli anni 50/60 avevamo il Messale. Te lo regalavano per la Cresima, ed era un libro bello, rilegato in pelle o in damasco o qualcosa del genere. Non sarebbe stato meglio dare i soldi ai poveri? I soldi li davamo anche ai poveri, ma il nostro cervello inconscio ha bisogno di simboli, La bellezza e il valore dell’oggetto hanno valore simbolico. Se ho ai piedi delle scarpe che costano 50 euro e ho in mano un libro di plastica e carta scadente che ne vale 3, come i libri attualmente in uso nelle parrocchie, il mio cervello inconscio deduce che il libro non ha valore. Inoltre il Messale in pelle o damascato era un valore per la mente: tutte le volte che lo prendevo in mano pensavo a chi me lo aveva regalato, la sua fede era nell’oggetto. Il Messale bello e caro era un risparmio, come o era la penna stilografica, una e sempre la stessa, rispetto a mille penne biro, o il fazzoletto ricamato rispetto ai klinex. Poteva valere, mettiamo, se era veramente prezioso, il corrispettivo di 70 euro, e calcolando una vita media di 80 anni, lo usavi per 70 anni. Un euro l’anno. In un anno un credente serio va a messa almeno un centinaio di volte, calcolando solo le domeniche e le feste comandate fa circa una sessantina.

A ogni Messa si spendeva meno di un centesimo e mezzo E nel Messale c’era tutto: tutte le Messe, i canti, le spiegazioni liturgiche, in latino e traduzione in italiano così lo imparavi. Se il messale valeva meno, sui 30 euro, un po’ più spartano, allora il costo era di mezzo centesimo a Messa. Ora non abbiamo più i Messali: quanto costa il foglietto prestampato che troviamo a Messa e che viene buttato alla sera? Il Messale usa e getta, tipo klinex. Di sicuro molto di più di un centesimo e mezzo, e alla sera il Messale klinex diventa spazzatura. Non bisognava essere attenti alla natura? E il mio cervello inconscio recepisce che la Parola di Dio è scritta su un foglietto che diventerà spazzatura, il disvalore simbolico è forte.
Potrebbe valere la pena di cercare una di quelle chiese dove ha un senso avere ancora il Messale, Introibo ad altare Dei.

Silvana De Mari

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Copertina
“L’ultimo elfo” S. DeMari

“L’ultimo Elfo” è il primo libro di una saga adatta a ragazzi (dai 9 anni in su) ed adulti, che parte dal fantasy per raccontare la bellezza della vita e del lottare per essa. Ogni personaggio è imperfetto ma vince i suoi limiti quando si lascia amare e travolgere dal bene. Una saga meravigliosa, non a caso tradotta in tutto il mondo, da cui speriamo un giorno vengano fatti dei film.

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Silvana De Mari – “L’Ultimo Elfo”
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https://www.salani.it/libri/lultimo-elfo-9788884519511




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