Intervista a Don Bosco

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L’intervista è lo scoop (la trovata che fa colpo) del giornalismo moderno. Oggi tutti i personaggi si fanno intervistare per i mass media e per farsi conoscere al mondo. Don Bosco non amava la pubblicità. Ma era divenuto una personalità di calibro mondiale, specie sulla fine della sua vita, e non potrà sfuggire alle domande dirette di un reporter del Journal de Rome, che lo affrontò appunto a Roma nell’aprile del 1884. L’intervista fu pubblicata sul giornale il 25 aprile 1884. Eccone uno stralcio:

D. – Vorrebbe dirci qual è il suo sistema educativo?

R. – Semplicissimo: lasciare ai giovani piena libertà di fare le cose che loro sono maggiormente simpatiche. Il punto sta nello scoprire quali sono i germi delle loro buone qualità, e poi procurare di svilupparli. Ognuno fa con piacere solo quello che sa di poter fare. Io mi regolo con questo principio, e i miei allievi lavorano tutti non solo con attività, ma con amore. In 46 anni non ho mai inflitto un solo castigo. E oso affermare che i miei alunni mi vogliono molto bene. Il mio sistema, voi l’avete capito, è educare con ragione, religione e amore.

D. – Come ha fatto a estendere le sue opere fino alla Patagonia e alla Terra del Fuoco?

R. – Un po’ alla volta.

D. – Che cosa ne pensa delle condizioni della Chiesa in Europa, in Italia e del suo avvenire?

R. – Io non sono un profeta. Lo siete invece un po’ tutti voi, giornalisti. Quindi è a voi che bisognerebbe domandare che cosa accadrà. Nessuno, eccetto Dio, conosce l’avvenire. Tuttavia, umanamente parlando, c’è da credere che l’avvenire sarà grave. Le mie previsioni sono molto tristi, ma non temo nulla. Dio salverà sempre la sua Chiesa, e la Madonna, che visibilmente protegge il mondo contemporaneo, saprà far sorgere dei redentori.

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