Occorre al tempo stesso riconoscere il forte attaccamento, talvolta sino al martirio, che la vostra Comunità ha sempre dimostrato verso la Sede di Pietro in un reciproco e fecondo rapporto di fede e di affetto. Anche per questo desidero manifestare la mia profonda riconoscenza.
La Chiesa armena, che fa riferimento al Patriarcato di Cilicia, è certamente partecipe a pieno titolo delle vicende storiche vissute dal Popolo armeno lungo i secoli e, in particolare, delle sofferenze che esso ha patito in nome della fede cristiana negli anni della terribile persecuzione che resta nella storia col nome tristemente significativo di metz yeghèrn, il grande male. Come non ricordare in proposito i tanti inviti rivolti da Leone XIII ai cattolici perché soccorressero l’indigenza e le sofferenze delle popolazioni armene? Né si possono dimenticare, come Ella opportunamente ha sottolineato, i decisi interventi di Papa Benedetto XV quando, con profonda emozione, deplorava: “Miserrima Armeniorum gens prope ad interitum adducitur” (AAS VII, 1915, 510). Gli Armeni, che si sono sempre sforzati di integrarsi con la loro operosità e la loro dignità nelle società in cui si sono venuti a trovare, continuano a testimoniare anche oggi la loro fedeltà al Vangelo. In realtà, la Comunità armeno-cattolica è sparsa in molti Paesi, pure al di fuori del territorio patriarcale. In considerazione di ciò, la Sede Apostolica ha costituito dove era necessario Eparchie o Ordinariati per la loro cura pastorale. In Medio Oriente, in Cilicia e, successivamente, in Libano, la Provvidenza ha collocato il Patriarcato degli armeno-cattolici: ad esso, tutti i fedeli armeno-cattolici guardano come a saldo punto di riferimento spirituale per la loro secolare tradizione culturale e liturgica.
Osserviamo, poi, come diverse Chiese, che riconoscono in san Gregorio l’Illuminatore il comune padre fondatore, sono fra loro divise, anche se negli ultimi decenni tutte hanno ripreso un dialogo cordiale e fruttuoso, al fine di riscoprire le comuni radici. Incoraggio questa ritrovata fraternità e collaborazione, auspicando che da essa scaturiscano nuove iniziative per un percorso comune verso la piena unità. E se gli avvenimenti storici hanno visto la frammentazione della Chiesa armena, la Divina Provvidenza farà sì che un giorno essa torni ad essere unita con una sua Gerarchia in fraterna sintonia interna e in piena comunione con il Vescovo di Roma. Di questa auspicata unità è stato un segno confortante la celebrazione dei 1700 anni di fondazione della Chiesa armena, con la partecipazione dell’amato mio Predecessore Giovanni Paolo II. L’amore del Signore per la Chiesa pellegrina nel tempo saprà offrire ai cristiani – è la nostra fiduciosa speranza – i mezzi necessari per realizzare il suo pressante desiderio: “ut unum sint”. Vogliamo essere tutti strumenti a disposizione di Cristo; Egli, che è Via, Verità e Vita, ci conceda di perseverare con ogni nostra forza, perché vi sia quanto prima un solo gregge sotto un solo Pastore.
Cari fratelli e sorelle, con questi sentimenti invoco su di voi, sulle vostre comunità e sul Popolo armeno la celeste intercessione di Maria Santissima che, come amava dire san Nerses Shnorali, è “luogo del Verbo incircoscritto, terra da ogni parte sigillata, in cui dimorò la Luce, aurora del Sole di giustizia”. Vi sostenga, inoltre, la protezione di san Gregorio l’Illuminatore e dei Santi e dei Martiri che nel corso dei secoli hanno reso testimonianza al Vangelo. Vi accompagni infine la Benedizione, che di cuore imparto a voi e al vostro Popolo, quale segno del costante affetto del Successore di Pietro per tutti gli Armeni.
Benedetto XVI – 20 marzo 2006