Modalità e motivi della presenza Ucraina in Italia (2022)

I dati sui titoli di soggiorno fotografano lo stato di stabilizzazione della comunità sul territorio, in considerazione dell’elevata quota di lungosoggiornanti e di ingressi e permessi legati a motivi familiari.

I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel corso del 2021 a cittadini ucraini sono 10.087, con una crescita esponenziale rispetto all’anno precedente: +209%, una crescita significativamente superiore rispetto a quella rilevata per il complesso dei non comunitari (+126,8%).

Dopo il drastico calo registrato nel 2020 a causa delle restrizioni alla mobilità introdotte a livello globale per contrastare il diffondersi del virus SARS-COV 2, nel 2021 si assiste a una generale crescita dei nuovi permessi, anche in ragione del provvedimento di emersione del lavoro irregolare (D.L. 34 del 2020) che ha permesso la regolarizzazione di cittadini non comunitari già presenti sul territorio. I permessi di soggiorno rilasciati a cittadini ucraini nel 2021 coprono una quota pari al 4,2% del totale.

In oltre la metà dei casi (52,4%) i cittadini ucraini entrati nel Paese nel 2021 lo hanno fatto per lavoro, con un aumento esponenziale del 1.189,8% rispetto all’anno precedente: un nuovo permesso per lavoro su dieci in Italia, nel 2021, è stato rilasciato a cittadini ucraini, a ulteriore conferma del consolidamento della posizione dei lavoratori – ma soprattutto delle lavoratrici – della comunità nel mercato del lavoro italiano.

L’incremento dei titoli per motivi di lavoro è stato comunque generale: per il complesso della popolazione non comunitaria l’incremento è pari, infatti, a +394,5% ed è ugualmente da legare, in buona parte, al citato provvedimento di regolarizzazione.

Gli ingressi per motivi familiari sono comunque la seconda motivazione di ingresso con un’incidenza del 33%, facendo registrare una crescita decisamente più contenuta rispetto agli ingressi per lavoro (+69,4%); il 46,5% circa dei 3.328 ucraini entrati in Italia nel 2021 per motivi familiari erano minori. I ricongiungimenti familiari sono un importante indicatore del grado di integrazione, perché parlano del consolidamento della presenza del richiedente sul territorio in cui è residente, considerata la necessità di dimostrare il raggiungimento di determinati standard di integrazione economica e alloggiativa (disponibilità di un alloggio idoneo e di un reddito minimo) per ottenere il nulla osta al ricongiungimento. Inoltre, l’unità familiare, che è riconosciuta come diritto fondamentale nel nostro ordinamento, contribuisce a creare una stabilità socio-culturale, che è parte integrante del nuovo percorso di stabilizzazione in un Paese straniero.

Asilo, richiesta asilo e motivi umanitari riguardano il 3,5% degli ingressi complessivi, con una crescita del 71% circa rispetto al 2020, i motivi di studio il 2,2%, mentre gli altri motivi coprono il 9% circa dei casi.

L’analisi della tipologia dei permessi di soggiorno conferma un grado di stabilizzazione della comunità molto solido: la quota di lungosoggiornanti al suo interno, al 1° gennaio 2022, è, infatti, pari all’81,2%, una percentuale superiore a quella rilevata sul complesso dei non comunitari di oltre 15 punti percentuali.

In linea con quanto rilevato complessivamente per la popolazione non comunitaria, per la quale il numero dei lungosoggiornanti è cresciuto del 7,8% rispetto al 2020, anche nella comunità ucraina si registra una crescita, seppur leggermente più contenuta (+7,3%).

A ulteriore conferma della solidità della presenza ucraina nel mercato del lavoro italiano, i dati sui permessi di soggiorno mostrano che il lavoro rappresenta la prima motivazione di presenza in Italia, coprendo poco più della metà dei casi e con un’incidenza superiore di oltre 15 punti percentuali rispetto a quella registrata sul complesso dei cittadini non comunitari (per i quali sono la seconda
motivazione, dopo i motivi familiari). Questi ultimi rappresentano, invece, il 35% circa dei permessi a scadenza rilasciati per ucraini nel 2021, contro il 42,4% rilevato sulla popolazione extra UE complessivamente considerata. Queste motivazioni sono anche quelle che hanno fatto registrare il calo
maggiore, quantificato in -42% circa rispetto al 2020. Asilo, richiesta asilo e motivi umanitari rappresentano, infine, la terza motivazione di soggiorno con un’incidenza pari al 7,7% circa sui titoli soggetti a scadenza.

I dati sui permessi a scadenza fotografano quindi la situazione della comunità ucraina, con alcuni indicatori – come quelli legati al lavoro – molto positivi e con una forte stabilità sul territorio, ma anche di una comunità piuttosto anziana, dove i nuclei familiari scarseggiano, dato che tale stabilità non ha sempre permesso il ricongiungimento familiare, mentre si sono mantenuti dei legami stretti con il Paese di origine e con i familiari che vi sono rimasti. Non a caso, proprio a proposito dei minori ucraini, così come di quelli moldavi e rumeni si è parlato di “orfani bianchi”. Tale definizione riguarda le bambine e bambini rimasti nei Paesi di origine, affidati a parenti o amici, a seguito della migrazione delle madri verso il nostro Paese, dove sopperiscono alla richiesta di manodopera nell’ambito dei servizi domestici e di cura, nel tentativo di garantire migliori condizioni di vita alle proprie famiglie. Un fenomeno che produce pesanti costi – in termini psicologici e sociali – per i bambini, vista la difficoltà di superare e affrontare questa separazione, ma anche per le loro madri.
È lecito aspettarsi che alla luce del conflitto in atto tra Ucraina e Russia, i dati socio-demografici presentati siano destinati a cambiare nella prossima rilevazione.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

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