Secondo le Nazioni Unite, oggi il traffico di esseri umani coinvolge 2,7 milioni di persone, generando un giro d’affari di 32 miliardi di dollari. Secondo il ministero dell’Interno, la tratta di esseri umani rappresenta la terza principale fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico di armi e di droga.
In Abruzzo, diciassette donne nigeriane costrette alla prostituzione hanno avuto il coraggio di denunciare coloro che le avevano costrette a vivere quella vita. Uno degli aspetti storici della rivolta abruzzese è il numero delle donne che insieme hanno denunciato.
Queste donne erano arrivate in Italia con il sogno di trovare un lavoro, ma invece sono state obbligate a prostituirsi da bande criminali nigeriane e italiane. Dopo anni di sofferenza, finalmente hanno trovato la forza di liberarsi e denunciare la loro situazione.
La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha riconosciuto i diritti di queste coraggiose donne. I giudici non solo hanno assegnato a ciascuna vittima un risarcimento immediato di 50.000 euro, ma hanno preso anche una decisione rivoluzionaria. Hanno revocato la confisca dei beni sequestrati agli imputati e li hanno destinati a risarcire le donne. In altre parole, i soldi confiscati ai trafficanti non andranno allo Stato, ma saranno restituiti alle vittime.
La certezza del risarcimento, finanziato con i beni dei criminali, diventa uno stimolo per denunciare e può incentivare la rottura dell’omertà, incoraggiando così le vittime a fare il primo passo.