Cinque motivi contro le case chiuse

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Image by Gerd Altmann from Pixabay

L’associazione Amici di Lazzaro www.amicidilazzaro.itcontro ogni proposta di tassazione e regolamentazione della prostituzione.

La prostituzione non è un lavoro, è sfruttamento, è offesa alla dignità umana.

A seguito di svariate proposte politiche circa una eventuale regolamentazione della prostituzione,  sentiamo il dovere di rispondere e far sentire la nostra voce che è quella delle vittime, delle donne sfruttate o semplicemente comprate ed usate dai clienti come oggetti.
Non siamo schierati politicamente, abbiamo tra noi persone con idee politiche diverse, ma siamo certamente schierati dalla parte dei poveri e degli ultimi, seguendo la dottrina sociale della Chiesa Cattolica.
Come uomini e donne, come cittadini, come cattolici e persone di buona volontà, siamo fortemente contrari per varie ragioni che potremmo riassumere in

“5 motivi contro le case chiuse”


1) La regolamentazione
non riduce il fenomeno .Nei paesi dove la prostituzione è stata legalizzata la tratta non si è ridotta ma si è inserita nei canali istituzionali rendendo ancora più difficile liberare le donne. E il numero complessivo delle persone coinvolte è aumentato enormemente, l’esempio lampante è la Germania dove le donne coinvolte sono aumentate da 100.000 a 300.000 e le persone trafficate sono più che raddoppiate. La regolamentazione nasconde e non risolve lo sfruttamento. In paesi come Olanda e Germania, la tratta ha assunto forme diverse e nascoste, ma i dati giudiziari dicono che essa è altissima. Chiudere le donne in night, locali, appartamenti aumenta la zona d’ombra in cui le mafie gestiscono le ragazze sfruttate. (solo negli ultimi 2 mesi abbiamo avuto 3 ragazze nigeriane scappate dallo sfruttamento, che sono state sfruttate anche stando nelle vetrine di Amsterdam)

2)     La prostituzione è lo sfruttamento più antico del mondo, tale concetto è ben rappresentato dalla legge svedese che afferma  “La prostituzione è una violenza dell’uomo contro la donna”, la legge svedese, replicata dalla Norvegia e dall’Islanda, afferma che il vendere il proprio corpo lede i diritti della persona e favorisce una cultura di sottomissione e svilimento della dignità umana. La legge svedese punisce i compratori di sesso a pagamento.

3)     La regolamentazione lancia un messaggio diseducativo. Culturalmente la regolamentazione porterebbe alla normalizzazione della prostituzione, specie fra i giovani e i ceti deboli, diventando una delle tante alternative tra cui scegliere per risolvere il problema del lavoro, dell’impegno lavorativo e formativo. La prostituzione evidentemente non è un lavoro e non può esservi equiparato.

4)     Lo stato non  può speculare su comportamenti non etici. Tassare la prostituzione, sarebbe come tassare le mazzette o il ricavato del contrabbando. Ricavare un utile infatti non lascerebbe  allo stato  e agli enti locali la necessaria libertà di lotta culturale e giudiziaria alla prostituzione.

5)     Un alibi per i clienti. La tassazione di un “comportamento”, diventerebbe un pessimo alibi per i clienti che riterrebbero moralmente accettabile (in quanto legalizzato) comprare prestazioni sessuali.

Chiediamo che lo stato si impegni maggiormente nel lottare contro la tratta usando al meglio le sue risorse investigative e in programmi di lotta allo sfruttamento e alla riduzione della domanda con campagne ad hoc per sensibilizzare gli uomini al rispetto della donna. In 20 anni abbiamo liberato 450 donne in Piemonte e sappiamo che l’80% delle donne è sfruttato, sia all’interno dei locali sia in strada.

Potete chiamarle prostitute, meretrici, escort, rimangono tutte vittime dell’egoismo di qualche uomo che offende la dignità femminile. Noi che da anni andiamo in strada tutte le notti a incontrare e liberare le donne lo possiamo testimoniare:
La prostituzione è lo sfruttamento più vecchio del mondo.


Paolo Botti – presidente Amici di Lazzaro

per info: tel. 3404817498     info@amicidilazzaro.it

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