Per comprendere il fenomeno della tratta in Nigeria è rilevamte comprendere quanto sia diffusa la violenza sulle donne che le rende statisticamente vulnerabili a cadere nelle reti dei trafficanti.
Uno studio condotto nel 2012 attesta che un terzo delle donne nigeriane subisce violenze domestiche e, in linea generale, né il livello di istruzione né la classe sociale cui la donna appartiene costituiscono una barriera alla violenza domestica.
ndr: Non sappiamo se lo studio sia attendibile o se sia sproporzionato e neanche cosa si intenda per violenze domestiche se vengono calcolate anche quelle verbali, psicolologiche, morali o solo quelle fisiche.
Dal 2015 vige il VAPP, una legge in materia di violenze fisiche e sessuali, pratiche tradizionali dannose e abuso di dipendenza socio-economica, che, però, è attualmente applicata esclusivamente nel Territorio federale della Capitale di Abuja. Il Codice penale del nord, invece, statuisce che picchiare donne e ragazze è consentito come forma di disciplina, fintanto che non venga inflitto loro un danno fisico eccessivo. La violenza domestica è generalmente considerata accettabile. C’è, dunque, un pregiudizio e una pressione sociale sulla donna che voglia segnalare un abuso: i parenti della stessa, i leader comunitari e le autorità religiose dissuadono dalla denuncia formale per non portare vergogna sulla famiglia.
Secondo uno studio condotto nel 2013 dalla Cleen Foundation, il 5% del campione di donne intervistato ha affermato di aver subito uno stupro o un tentativo di stupro. La maggior parte degli assalitori conosce le vittime e gli stupri avvengono in casa o sul luogo di lavoro.
Una recente indagine sulle denunce di stupro mostra che meno di un quarto (22%) dei casi sono stati segnalati alla polizia, mentre tre quarti (74,9%) non sono stati denunciati. Le ragioni sono da ritrovarsi nella paura della stigmatizzazione e di non essere rispettata o di ricevere domande imbarazzanti dalla polizia, nello scetticismo sull’ operato della polizia, nel timore che la denuncia non venga creduta e nella mancanza di denaro da dare alla polizia come tangente.
Tratto da: “Nigeria, Rapporto COI” ad opera del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Roma Tre