Il cliente origine e causa della prostituzione

Foto di repertorio di microscopic da Pixabay

Dal momento che e’ la domanda a determinare e sostenere l’offerta, tra i principali attori del mondo della prostituzione c’e’ sicuramente il “cliente”.

Tanti nomi per definire il ruolo della donna che vende il proprio corpo, uno solo per chi ne fruisce. Ma come per ogni servizio commerciale, dietro all’anonimato del termine “cliente” c’è una moltitudine di acquirenti. In Italia sono almeno 2 milioni e mezzo a cercare sesso in strada, in luoghi chiusi, su internet. La stima di 2,5 milioni e mezzo di clienti è stata fatta recentemente dall’università di Bologna ed è basata sul numero delle prostitute (circa 25-30mila), moltiplicato per il numero di prestazioni giornaliere (circa 10) e i giorni della settimana lavorati. In genere sette su sette.

È difficile tracciare un profilo tipo del cliente perché sono persone normali, insospettabili, che appartengono a ogni ceto sociale (dall’impiegato all’alto dirigente), ad ogni livello di istruzione ed età, appartengono a entrambi sessi (ma sono certamente di più i maschi), hanno diverse nazionalità (molti oggi sono stranieri, più deboli socialmente e segnati nella loro identità, debolezza che spesso si traduce in aggressività). Molti sono uomini sposati, che considerano il rapporto con la prostituta come ‘complementare’ a una relazione stabile. In generale, volendo trovare un denominatore comune, sono interiormente soli per una palese incapacità di rapportarsi all’altro sesso.

Le motivazioni

Ovviamente li spinge la ricerca di sesso, ma c’è una varietà di sfumature che definisce in modo più articolato le possibili spinte:

rassicurazione alla propria virilità. A volte questo conferisce al commercio sessuale una sorta di funzione “terapeutica” (per categorie deboli, vedi il caso dei disabili), a volte è una via preferenziale di iniziazione al sesso, perché non ti espone alla paura di sbagliare o di essere giudicato non all’altezza.

– soddisfazione immediata di un bisogno biologico, che rivela una concezione egoistica del piacere.

curiosità e desiderio di nuove esperienze, vale a dire ricerca di diversità, sia etnica (come avviene ad esempio nei riguardi delle donne africane), che sessuale (come nel caso dei rapporti con transessuali).

– dimostrazione ed esercizio di un potere sessuale ed economico, e affermazione della propria supremazia maschile di fronte ad un oggetto sessuale degradato e vulnerabile

– la compulsione, cioè l’essere vittime della propria incapacità di gestire le proprie inclinazioni, i propri appetiti

– il bisogno di ascolto. Alcuni sono spinti dalla ricerca di ascolto, di coccole, a volte addirittura dalla ricerca di amore

– altri, al contrario, sono spinti dal desiderio di una pratica sessuale che sia esplicitamente priva di qualsiasi coinvolgimento emotivo o affettivo (cosa che, per alcuni clienti sposati, non equivale a infedeltà)

– i giustizieri. Generalmente in gruppo, vogliono punire le prostitute per il giudizio moralistico che hanno su di loro.

Le richieste e la concezione della donna

I clienti chiedono ciò che non possono fare con le loro mogli o compagne, giochi erotici, sesso trasgressivo o “estremo”, imitazione dell’immaginario che deriva dalla pornografia, per soddisfare gusti particolari. E’ una sessualità che non contempla la responsabilità nei confronti dell’altro ma si alimenta di animalità. Osservandoli mentre girano in macchina scrutando le ragazze prima di sceglierle, l’impressione è di assistere a un rituale quasi più importante del consumo stesso, una simbolica caccia che mira allappagamento del gusto estetico, oltre che di quello sessuale.

Alcuni cercano le minorenni, perché la giovane età accentua il senso di supremazia. C’è poi in alcuni l’assurda convinzione che le minorenni ti preservino maggiormente dal rischio di contagio dell’Aids. A questo proposito, si riscontra frequentemente la richiesta di rapporti non protetti, con clienti disposti a pagare anche quattro o cinque volte di più pur di soddisfare questo desiderio. Ma così aumentano irresponsabilmente i rischi di contagio sia sulle ragazze che su mogli e fidanzate ignare..

Capita che i clienti si innamorino, che investano anche sul piano relazionale, che vogliano colpire e conquistare la prostituta. Sono presenti in questa dinamica anche atteggiamenti salvifici. Emerge cioè l’idea del maschio come colui che può garantire sicurezza e protezione. Per questa tipologia di clienti sono le donne “normali” ad essere inaffidabili.

Tali clienti possono essere una valida risorsa, perché rappresentano per le ragazze un canale per arrivare a servizi che altrimenti non sarebbero alla loro portata. Spesso però accade che sia il cliente stesso a ritrovarsi vittima di una situazione in cui la ragazza approfitta della sua disponibilità economica e affettiva, al fine di saldare più in fretta il debito contratto con gli sfruttatori.
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In generale, la concezione della femminilità di cui i clienti sono lo specchio è molto bassa: si cercano donne remissive e accondiscendenti, oggetti e non essere umani, sfogatoi per le proprie pulsioni e frustrazioni o, nella peggiore delle ipotesi, bersagli di una violenza che esprime la connessione oggi molto accentuata tra sessualità, potere e mercificazione.

La questione morale

I clienti non percepiscono la questione morale. Faticano a vedersi come ingranaggi di un sistema di violenza e sfruttamento. I più sembrano non rendersi conto della forte implicazione che i loro atti hanno rispetto al problema dello sfruttamento, ignorando (volutamente?) che la loro domanda favorisce e incrementa un’offerta che ha stretti legami con la criminalità organizzata.

Sono poi molti gli alibi etici e le giustificazioni a disposizione del cliente: “le ragazze sapevano cosa sarebbero venute a fare”, “a loro piace farlo”, “se non portassero soldi a casa verrebbero picchiate, dunque in qualche modo le sto aiutando” ecc.

Lo sdoganamento sociale

La nostra società ha contribuito pesantemente a sdoganare il maschilismo, a legittimare moralmente che tutto possa essere considerato alla stregua di merce. Più in dettaglio, rispetto alla prostituzione c’è una costruzione sociale negativa nei confronti delle prostitute e una positiva nei confronti del cliente. Ma così facendo si nega la comune responsabilità, e diviene troppo facile per il cliente sottrarsi al pungolo della morale.

Inoltre, a leggere i giornali sembra quasi che, se prostituirsi per pochi soldi e con clienti umili sia deplorevole, oltre che illegittimo, prostituirsi per una tariffa adeguata e con persone di potere lo sia meno: meno deplorevole, meno illegittimo. Come se in fondo la vera colpa, anche morale, fosse quella di non avere soldi. La povertà.

Quando poi emergono fatti relativi alla prostituzione ad alti livelli, spesso si palesa una strisciante e maschilista solidarietà per l’uomo di potere vittima delle proprie debolezze, con l’immediato corollario che il proprio privato sia, appunto, privato, una dimensione sulla quale non si esprimono opinioni, non si esplicitano condanne.

Risoluzione Ue: “Punire i clienti: chi acquista sesso compie reato” febbraio 2014

Il testo Honeyball votato da 343 eurodeputati chiede a tutta l’Unione di adottare il ‘modello nordico’ (Svezia, Islanda e Norvegia), (clicca per approfondire) sistema fortemente repressivo che mira a eliminare le legislazioni che hanno legalizzato o depenalizzato la pratica di questo mestiere. “I paesi dell’Ue dovrebbero ridurre la domanda di prostituzione punendo i clienti, non le prostitute”, “la prostituzione è una forma di schiavitù incompatibile con la dignità umana e i diritti umani”. Nel testo si invitano gli Stati membri a recepire negli ordinamenti nazionali la direttiva contro la domanda di prostituzione.
Armando Buonaiuto – Corso di formazione volontari Amici di Lazzaro

Natale, è un tempo di regali. Dio si regala a noi.

Vieni Gesù Bambino – Il Miracolo di Natale (Maria Winowska)