La deinfibulazione

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Foto di Eris da Pixabay

È fondamentale offrire alla donna con MGF di tipo III la possibilità di accedere alla deinfibulazione presso una struttura sanitaria appropriata e competente, coinvolgendo anche il partner.

La deinfibulazione riduce le infezioni urinarie, i dolori mestruali, e i dolori nei rapporti sessuali. Facilita le visite ginecologiche e diminuisce l’incidenza di taglio cesareo al momento del parto.

La deinfibulazione non è un intervento complesso, è eseguibile in regime di day surgery e quindi programmabile, ma può richiedere per la donna un forte sostegno psicologico e culturale prima dell’intervento. Dopo aver fornito tutte le necessarie informazioni, anche tramite una mediatrice linguistico-culturale possibilmente della stessa etnia, è necessario accertarsi dell’avvenuta comprensione, prima di acquisire il necessario consenso informato che la donna deve sottoscrivere prima dell’intervento.

Sarebbe opportuno che la donna deinfibulata in gravidanza venisse seguita nei vari controlli prenatali dalla stessa equipe di personale sanitario che ha praticato la deinfibulazione, per creare un ambiente confidenziale ed essere aiutata in caso di decisione di eseguire una episiotomia per facilitare il parto.

APPROFONDISCI: MGF e gravidanza

Fonte: “Linee guida per il riconoscimento precoce delle vittime di mutilazioni genitali femminili o altre pratiche dannose” – Associazione Trama di Terre

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