I moldavi regolarmente soggiornanti al 1° gennaio 2023 sono 107.377, pari al 2,9% dei cittadini di Paesi Terzi in Italia; dato che colloca la comunità in decima posizione per numerosità, tra le principali di cittadinanza extra UE. In controtendenza con il generale andamento delle presenze non comunitarie (+4,7%), la collettvità moldava registra un calo del 5,5% rispetto all’anno precedente.
La popolazione moldava è fortemente concentrata nel Nord del Paese, dove si trova il 76,7% della comunità. Si trovano proprio nel Settentrione le prime tre regioni per presenze moldave. In particolare, caratterizza la collettvità in esame l’incisiva presenza in Veneto, prima regione, che accoglie il 26,2% dei cittadini moldavi in Italia (per il complesso dei non comunitari la quota scende al 9,5%); seguono l’Emilia-Romagna, con una quota pari al 22,1%, e la Lombardia (16,4%). Un quinto della comunità si trova nel centro Italia, con una significativa presenza nella regione Lazio (11,6%). La presenza nel Mezzogiorno, invece, riguarda un esiguo 3% della popolazione moldava.
La comunità moldava si caratterizza per un forte squilibrio a favore del genere femminile: le donne
rappresentano il 67,1% (quota stabile rispetto all’anno precedente) e gli uomini il restante 33% circa. Questo dato è da ricondurre, da una parte, alla storia della migrazione moldava in Italia, che ha coinvolto in primis donne, giunte nel nostro Paese per fornire una risposta all’elevata domanda di lavoro nell’ambito dei servizi di cura e assistenza alle famiglie e dall’altra alla prevalenza di un modello migratorio di tipo circolare: chi ha intrapreso il percorso migratorio mantiene un legame
forte con il Paese di origine, dove è rimasto il nucleo familiare e ne supporta il sostentamento attraverso le rimesse.
La comunità moldava risulta decisamente più matura della complessiva popolazione non comunitaria nel Paese, con un’età media pari a 39,6 anni (a fronte di 35,8) e una quota di over 60 pari al 15% circa (contro il 10,8%). Si registra, in particolare, una significativa concentrazione nella fascia di età più adulta: oltre la metà ha un’età superiore ai 40 anni (a fronte del 42% circa rilevato sul complesso dei non comunitari). La collettvità è inoltre, tra le principali non comunitarie, quella con la più bassa incidenza di minori, che – pur rappresentando la classe di età prevalente– coprono una quota pari al 16,4%, a fronte del 20,6% rilevato sul totale dei cittadini extra UE, caratteristica riconducibile alla debole presenza di nuclei familiari. A caratterizzare la comunità è infatti un’incidenza di nuclei monopersonali e di coppie superiore a quella rilevata sul complesso della popolazione non comunitaria: rispettvamente 18,5% e 17,9% a fronte di 16,2% e 12,6%. Per converso, inferiori a quelle registrate sul complesso della popolazione di Paesi Terzi le quote di famiglie numerose, tra le 5 e le 7
persone (9,8% a fronte di 22,7%) e composte da più di 8 persone (0% a fronte di 1%).
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,