I dati sui titoli di soggiorno fotografano lo stato di stabilizzazione della comunità sul territorio, in considerazione dell’elevata quota di lungosoggiornanti e di ingressi e permessi legati a motivi familiari.
I nuovi titoli di soggiorno rilasciati nel corso del 2021 a cittadini peruviani sono 5.980, con una crescita del 120% circa rispetto all’anno precedente, in linea con quanto rilevato per il complesso dei non comunitari (+126,8%).
Dopo il drastico calo registrato nel 2020 a causa delle restrizioni alla mobilità introdotte a livello globale per contrastare il diffondersi del virus SARS-COV-2, nel 2021 si assiste a una generale crescita dei nuovi permessi, anche in ragione del provvedimento di emersione del lavoro irregolare (D.L. 34 del 2020) che ha permesso la regolarizzazione di cittadini non comunitari già presenti sul territorio.
La comunità peruviana si colloca comunque in penultima posizione – a fronte dell’undicesima, che ricopriva nel 2020 – per numero di nuovi permessi di soggiorno rilasciati, con una quota del 2,5% del totale dei permessi rilasciati a cittadini extra UE.
In circa due quinti dei casi i cittadini peruviani entrati nel Paese nel 2021 lo hanno fatto per motivi di lavoro, con un aumento esponenziale rispetto all’anno precedente (+1.950%). Nel corso del 2020 solo un centinaio di cittadini peruviani avevano fatto ingresso in Italia per motivi di lavoro, mentre nel 2021 sono stati più di 2mila. L’incremento dei titoli per motivi di lavoro è stato generale, per il complesso della popolazione non comunitaria l’incremento è stato del 395% ed è da legare, in buona parte, al citato provvedimento di regolarizzazione.
Il secondo motivo di ingresso sono i ricongiungimenti familiari (36,8%): di questi 5.980 ingressi per la comunità, 1.321 erano relativi a minori, il 60% dei nuovi permessi per motivi familiari rilasciati; relativamente ai cittadini extra UE nel loro complesso, la percentuale di minori sugli ingressi si ferma al 55,5%.
I ricongiungimenti familiari sono un importante indicatore del grado di integrazione, perché parlano del consolidamento della presenza del richiedente sul territorio in cui è residente, considerata la necessità di dimostrare il raggiungimento di determinati standard di integrazione economica e alloggiativa (disponibilità di un alloggio idoneo e di un reddito minimo) per ottenere il nulla osta al ricongiungimento. Inoltre, l’unità familiare, che è riconosciuta come diritto fondamentale nel nostro ordinamento – contribuisce a creare una stabilità socio-culturale, che è parte integrante del nuovo percorso di stabilizzazione in un Paese straniero.
Come accennato, l’analisi della tipologia dei permessi di soggiorno conferma l’avanzamento del processo di stabilizzazione della comunità: la quota di lungosoggiornanti dei cittadini peruviani in Italia, al 1° gennaio 2022, è pari al 70,1%, una percentuale al di sopra della media dei non comunitari (65,8%). Come rilevato complessivamente per la popolazione non comunitaria, per la quale il numero dei lungosoggiornanti è cresciuto del 7,8% rispetto al 2021, anche nella comunità peruviana si registra una crescita (+6,1%).
A conferma del livello di consolidamento della presenza peruviana sul territorio, i motivi familiari continuano ad essere tra le principali motivazione di soggiorno in Italia (44%), con un’incidenza superiore di quasi 2 punti percentuali rispetto a quella registrata sul complesso dei cittadini non comunitari (per i quali rappresentano la motivazione prevalente), sebbene in calo del 20% circa
rispetto al 2021. Nel 50,2% dei casi i soggiornanti per motivi familiari sono minori.
Al 1° gennaio 2022, ad aver raggiunto e superato di poco i ricongiungimenti familiari,
sono i permessi per motivi di lavoro (44,4%), che hanno visto una crescita del 44,5% rispetto
all’anno precedente.
La percentuale di titolari di permessi di soggiorno legati a richiesta o detenzione di una forma di protezione è del 4,7%, a fronte di un’incidenza registrata sul complesso della popolazione extra UE del 14,6%.
Dalla breve analisi delle principali caratteristiche demografiche della comunità emerge chiaramente che il consolidarsi della stabilizzazione delle presenze e l’arrivo dei familiari abbia cambiando gradualmente il profilo della collettività in Italia, configurandosi sempre più come una popolazione composta da nuclei familiari e non più solo da singole donne lavoratrici.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,