Il profilo prevalente – benché non esclusivo – tra gli occupati indiani è quello di lavoratori manuali non qualificati di genere maschile, inseriti soprattutto nel settore agricolo.
Il tasso di occupazione della popolazione indiana di 15-64 anni presente in Italia nel 2022 è pari a 59%, con un andamento tendenziale leggermente positivo rispetto al 2021: +0,4%, ma con un incremento più contenuto di quello rilevato sul complesso dei non comunitari (+2,7%). Il tasso di inattività della comunità risulta superiore a quello del totale dei cittadini di Paesi Terzi: 35,5% a fronte di 32,7%, con una riduzione dello 0,7% rispetto al 2021. La situazione si capovolge per quel che riguarda la disoccupazione: la quota di persone in cerca di occupazione sulle forze lavoro si attesta su 8,4%, a fronte del 12% relativo al complesso della popolazione extra UE. A incidere in maniera determinante sui livelli di inattività della popolazione indiana, superiori a quelli registrati complessivamente sulla popolazione extra UE, è lo scarso inserimento della componente femminile
della comunità nel mercato del lavoro: la quota di donne indiane inattive è decisamente superiore a quella relativa alle cittadine non comunitarie nel complesso, 76,9% a fronte del 48,3%, e concorre a determinare un valore complessivo dell’indicatore piuttosto elevato. Inoltre, si registra un divario decisamente rilevante tra il tasso di occupazione delle donne e degli uomini indiani: 18,4% a fronte di 84,9%; valore, quest’ultimo, che risulta invece il più elevato tra quelli rilevati nelle principali comunità non comunitarie.
La distribuzione per genere degli occupati conferma lo scarso livello di partecipazione della componente femminile della comunità al mercato del lavoro italiano: la quota femminile tra gli occupati di nazionalità indiana è pari al 12% circa, a fronte di un’incidenza femminile tra i regolarmente soggiornanti del 41,3%.
Un’analisi dei settori di occupazione mette in luce una nettissima canalizzazione degli occupati di origine indiana verso il settore agricolo, che risulta prevalente, accogliendo il 36,5% degli indiani occupati in Italia; a ribadire l’importante ruolo ricoperto dalla comunità in tale ambito, si rileva che circa un occupato non comunitario su tre, nel settore, sia di cittadinanza indiana. Decisamente rilevante anche l’incidenza dell’Industria in senso stretto: il 32,6% degli indiani è occupato in tale settore. È proprio questo il comparto che ha visto crescere in maniera più significativa la propria rilevanza tra gli occupati indiani: +8,6% a discapito della quota di occupati in ambito agricolo (-6,8%) e in Trasporti e servizi alle imprese (-3,4%).
Il lavoro manuale, qualificato o meno, coinvolge oltre l’82% degli occupati indiani. In particolare, si registra una lieve prevalenza del lavoro manuale non qualificato (42,5%), mentre i lavoratori manuali specializzati raggiungono un’incidenza del 39,6%. Decisamente inferiore al complesso dei non comunitari la quota di Impiegati, addetti alle vendite e ai servizi personali (12,1% a fronte di 30,3%), mentre è pari a 5,8% l’incidenza di Dirigenti e professionisti nel campo intellettuale e tecnico (la relativa quota è pari, per la complessiva popolazione extra UE, a 6,7%).
La canalizzazione nel Primario continua a spiccare anche nel lavoro autonomo: i 285 coltivatori diretti
appartenenti alla comunità rappresentano il 9,4% dei non comunitari in questa tipologia di impiego.
La comunità indiana non risulta particolarmente attiva in ambito imprenditoriale: quinta per numero di
regolarmente soggiornanti si colloca in undicesima posizione per titolari di imprese individuali. Sono infatti 7.667 gli imprenditori individuali nati in India al 31 dicembre 2022 e rappresentano il 2% dei non comunitari a guida di imprese in Italia.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,