Vorrei farvi prendere coscienza di un pericolo molto grave in cui si trova ciascuno di voi, riflettendo sul tradimento di Pietro.
E’ accaduto in Pietro un fatto tragico. Egli, in realta’, dicendo che non conosce Gesu’, non devia solo dalla verità, devia da se stesso: più che l’amico ha tradito se stesso rinnegando se stesso. Ci troviamo non raramente nella situazione di Pietro. Ciascuno di noi vive la seguente esperienza: vede ed approva dentro di se’ cio’ che e’ bene, e poi sceglie di fare il male. La nostra liberta’ nega nei fatti ciò che la nostra coscienza ha affermato come vero. La persona umana e’ sempre nel rischio di fallire nella realizzazione della sua umanita’, poiche’ la sua liberta’ può sempre negare nei fatti ciò che la coscienza ha affermato come vero. Gesù è il nostro salvatore perché ci libera dal rischio di vivere male; di rinnegare la nostra umanità; di dilapidare e perdere noi stessi.
In che modo Gesù ci salva?
Immaginiamo che una persona incapace di nuotare camminando lungo un fiume scivoli in acqua: il suo destino è segnato. Immaginiamo che fosse in compagnia di un amico esperto nuotatore che invece rimane sulla riva. Questi per salvare l’amico ha in teoria tre possibilità: insegnargli da riva come si fa a nuotare; buttargli una corda dicendo di stringerla; buttarsi lui stesso in acqua, stringere l’amico e portarlo a riva.
Iddio ha liberato l’uomo incapace di salvarsi buttandosi Lui stesso in acqua; abbracciando stretto l’uomo che stava annegando; portandolo in salvo a riva.
Dio si è buttato in acqua: ha assunto la nostra stessa natura e condizione umana. La nostra salvezza ha il suo principio e fondamento nell’incarnazione del Figlio unigenito.
Il Dio fattosi uomo abbraccia stretto l’uomo che stava annegando: ha condiviso in tutto la nostra vicenda umana, fino alla morte.
Il Dio fattosi uomo e morto porta in salvo l’uomo: egli introduce la sua umanità nella sua piena realizzazione, cioè risorge. Come vedete: la morte e la risurrezione di Gesù sono il fatto che ha veramente salvato la nostra umanità.
Non basta che esista la medicina appropriata ed efficace perché il malato guarisca. Deve essere data la possibilità di venirne in possesso e di assumerla: come venire in possesso della forza guaritrice dell’umanità crocefissa e risorta di Gesù, ed assumerla?
La risposta a questa domanda è la seguente: è la Chiesa che predicandomi il Vangelo e celebrando l’Eucarestia mi dà la possibilità di essere oggi abbracciato da Cristo; di venire in possesso della forza guaritrice presente nell’umanità crocefissa e risorta di Cristo e farla mia.
La Chiesa è oggi la presenza di Cristo, che si accosta ad ogni uomo e cammina con lui perché non si perda.
La Chiesa rende presente Cristo oggi in grado eminente, celebrando l’Eucarestia. Ogni volta infatti che si celebra l’Eucarestia si compie l’opera della nostra salvezza: Cristo diventa nostro Salvatore diventando pane eucaristico. I padri della Chiesa chiamavano l’Eucarestia «la medicina contro la morte». La morte è in fondo il capolinea di un’esistenza vissuta male. Le scelte sbagliate sono come germi seminati nella nostra persona che ci conducono all’autodistruzione. L’Eucarestia è l’antibiotico spirituale: uccide in noi quei germi patogeni che ci inducono a compiere scelte sbagliate, conducendoci alla salvezza.
Cardinale Carlo Caffarra