Per i Cristiani in Turchia non è facile

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In Turchia, non c’è la pena di morte per gli apostati, coloro che abbandonano l’Islam, ma chi non è musulmano è svantaggiato. I convertiti rischiano ritorsioni, talvolta anche la morte.

Il caso più noto di persecuzione dei cristiani è l’omicidio di Don Andrea Santoro nel 2006 nel convento dei cappuccini di Trabzon (Trebisonda). Don Andrea era consapevole del pericolo e aveva preparato una lapide di marmo incisa con le parole di Gesù, in turco, tratte dal Vangelo di Giovanni sulla risurrezione di Lazzaro. Aveva chiesto di essere vestito di rosso, come i martiri. La comunità cattolica contava solo una quindicina di persone.

Trabzon è una città in crescita, con quasi 300.000 abitanti, dove gli ultranazionalisti “lupi grigi” sono numerosi, insieme a vari gruppi estremisti che mescolano nazionalismo etnico e fondamentalismo religioso. Se sei nato cristiano, non hai problemi, ma se sei un convertito la vita è difficile. Nonostante ciò, Trabzon appare moderna all’esterno, con locali notturni e donne vestite all’occidentale.

La Turchia è una terra di confine e molte famiglie conservano tracce del cristianesimo dei propri antenati, molti praticano ancora preghiere e devozioni cristiane in segreto, vengono chiamati cripto cristiani. Tra loro gli armeni sono il gruppo più diffuso sia per motivi storici sia perchè la loro chiesa è millenaria. Ora, con la legge turca che non punisce le conversioni, ci sono più battesimi e lo Stato riconosce chi si dichiara cristiano. È importante notare che la Chiesa Cattolica rispetta le leggi che vietano il proselitismo, che viene considerato un atto contro la stabilità dello stato. C’è una sottile linea tra la libertà di esprimere il cattolicesimo e il proselitismo.
Bisogna intendersi su cosa intendiamo per proselitismo.
Un tempo proselitismo era il far proseliti, ovvero un catechista, un discepolo, un maestro esponeva le sue idee, il suo credo e alcuni lo seguivano, diventavano suoi proseliti.
Oggi per proselitismo si intende qualcosa di diverso, forse dovuto al diffondersi di sette e gruppi fondamentalisti musulmani e cristiani, per cui proselitismo è inteso il convincere persone fragili o ingenue, compiendo una sorta di lavaggio del cervello o non rispettando la libertà personale.
La Chiesa annuncia il Vangelo rispettando la libertà personale e le culture.
Eppure le conversioni ci sono comunque come quella di Benedetta, 30 anni: «Mi sono convertita e non ho nessun rimpianto della mia religione precedente, ma ho dovuto rompere i rapporti con tutti i miei parenti che ora non mi parlano più»
Ma tantissime sono nascoste e poco visibili.

La presenza cristiana in Turchia è millenaria, vi sono due patriarchi: il Patriarca di Costantinopoli della Chiesa ortodossa armeno-apostolica e quello greco ortodosso, la Chiesa armeno apostolica di Turchia vuole essere un ponte tra l’Europa orientale e quella occidentale, perchè l’Armenia fu evangelizzata dagli apostoli Bartolomeo e Taddeo. Il padre della Chiesa armeno apostolica è pero’ san Gregorio l’illuminatore (260326), che convertì il re Tiridate III e sostituì il cristianesimo ai culti pagani su tutto il territorio. Nel 551 la Chiesa armena adottò una dottrina non calcedoniana, che riconosce una sola natura della Parola di Dio incarnata, ma che Cristo era di due nature. Dall’XI secolo, gli armeni hanno stretto legami duraturi con la Chiesa di Roma. Nel 1742 fu addirittura creato un patriarcato armeno cattolico. Attualmente i patriarcati armeno-apostolici sono quattro: Etchmiadzin, il principale, esistente dal 301; Cilicia, ad Antelias (Libano); Costantinopoli; e infine Gerusalemme (custode dei luoghi santi). Gli armeno-apostolici sono circa 7 milioni e mezzo (2 in Armenia), mentre gli armeno-cattolici superano di poco le 100 mila unità. In Turchia gli armeno-apostolici costituiscono la comunità cristiana più sviluppata, con circa 80 mila fedeli, anche se senza istituzioni adeguate: ad esempio non hanno nemmeno un seminario.

L’adolescenza (dai Fioretti di Don Bosco)

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