Una straordinaria lettera in cui Santa Caterina racconta una conversione di un condannato a morte prima della decapitazione… “ricevetti il capo nelle mani mie..”
A FRATE RAIMONDO DA CAPUA DELL’ORDINE DEI PREDICATORI
Al nome di Gesù Cristo crocifisso e di Maria dolce. Dilettissimo e carissimo padre e figliuolo mio caro in Cristo Gesù.
Io Catarina, serva e schiava dei servi di Gesù Cristo, scrivo a voi raccomandandomivi nel prezioso sangue del Figliuolo di Dio; con desiderio di vedervi affuocato e annegato in esso dolcissimo sangue suo, il quale sangue è intriso col fuoco dell’ardentissima carità sua.
Questo desidera l’anima mia, cioè di vedervi in esso sangue, voi, e Nanni e Jacobo, figliuolo. Io non veggo altro rimedio, onde veniamo a quelle virtù principali, le quali sono necessarie a noi. Dolcissimo padre, l’anima vostra, la quale mi s’è fatta cibo (e non passa punto di tempo, che io non prenda questo cibo alla mensa del dolce Agnello svenato con tanto ardentissimo amore) dico, non perverrebbe alla virtù piccola della vera umiltà, se non fuste annegato nel sangue. La quale virtù nascerà dall’odio, e l’odio dall’amore. E così nasce l’anima con perfettissima purità, come il ferro esce purificato dalla fornace. Voglio dunque che vi serriate nel costato aperto del Figliuolo di Dio, il quale è una bottiga aperta, piena di odore; in tanto che il peccato vi diventa odorifero [profumato]. Ivi la dolce Sposa [la Chiesa] si riposa nel letto del fuoco e del sangue. Ivi si vede ed è manifestato il secreto del cuore del Figliuolo di Dio. Sangue è fuoco, inestimabile amore!
Poiché l’anima mia sarà beata di vedervi così annegati; io voglio che voi facciate come colui che attinge l’acqua con la secchia, il quale la versa sopra alcuna altra cosa, e così voi versiate l ‘acqua del santo desiderio sopra il capo dei fratelli vostri, che sono membri nostri, legati nel corpo della dolce Sposa. E guardate che per illusioni di dimonìa (le quali so che v’hanno dato impaccio, e daranno) o per detto d’alcuna creatura, voi non vi tiriate mai addietro; ma sempre perseverate ogni volta che vedeste la cosa più fredda, infine che vediamo spargere il sangue con dolci e amorosi desideri. Sù, sù, padre mio dolcissimo! e non dormiamo più.
Io ho già cominciato a ricevere uno capo [la testa decapitata di Niccolò di Toldo] nelle mani mie, il quale mi fu di tanta dolcezza, che’l cuore non lo può pensare, né la lingua parlare, né l’occhio vedere, né l’orecchio udire. Andai a visitare colui che sapete [Niccolò di Toldo]: onde egli ricevette tanto conforto e consolazione, che si confessò, e disposesi molto bene. E “E così promisi e feci. Poi la mattina innanzi la campana andai a lui; e ricevette grande consolazione. Menailo a udire la Messa; e ricevette la santa Comunione, la quale mai più aveva ricevuta. Era quella volontà accordata e sottoposta alla volontà di Dio: e solo v’era rimasto uno timore di non essere forte in su quel punto [al momento dell’esecuzione]. Ma la smisurata e affocata bontà di Dio lo ingannò, creandogli tanto affetto ed amore nel desiderio in me di Dio, che non sapeva stare senza lui, dicendo: “Sta meglio, e non mi abbandonare. E così non starò altro che bene; e muoio contento.”
E teneva il capo suo in sul petto mio. Io allora sentivo uno giubilo e uno odore del sangue suo; e non era senza l’odore del mio, il quale io desidero di spandere per lo dolce sposo Gesù. E crescendo il desiderio nell’anima mia, e sentendo il timore suo, dissi: “Confortati, fratello mio dolce, perchè tosto giungeremo alle nozze. Tu vi andrai bagnato nel sangue dolce del Figliuolo di Dio, col dolce nome di Gesù, il quale non voglio t’esca mai dalla memoria. E io t’aspetto al luogo della giustizia.” Or pensate, padre e figliuolo, che il cuore suo perdette allora ogni timore, e la faccia sua si trasmutò di tristezza in letizia; e godeva, esultava, e diceva: “Onde mi viene tanta grazia, che la dolcezza dell’anima mia mi aspetterà al luogo santo della giustizia?” Vedete che era giunto a tanto lume, che chiamava il luogo della giustizia santo! E diceva parole tanto dolci, che è da scoppiare, della bontà di Dio. Aspettalo dunque al luogo della giustizia; e aspettai ivi con continua orazione e presenzia di Maria e di Catarina vergine e martire [santa Caterina d’Alessandria].
Ma prima che io giugessi a lei, io mi posi giù, e distesi il collo in sul ceppo, ma non mi venne fatto, che io avessi pieno l’ affetto di me. Ivi su, pregai, e costrinsi, e dissi: Maria! che io volevo questa grazia che in su quello punto [al momento dell’esecuzione] gli desse uno lume e una pace di cuore, e poi lo vedessi tornare al fine suo [Dio]. Empissi allora l’anima mia tanto, che, pur essendo ivi moltitudine del popolo, non potevo vedere creatura, per la dolce promessa fatta a me. Poi egli giunse, come uno agnello mansueto: e vedendomi, cominciò a ridere; e volle che io gli facessi il segno della croce. E ricevuto il segno, dissi io: “Giùso! alle nozze, fratello mio dolce! Che tosto sarai alla vita durabile [eterna].” Posesi giù con grande mansuetudine; e io gli distesi il collo, e chinami giù, e rammenta il sangue dell’Agnello. La bocca sua non diceva se non “Gesù” e “Catarina”. E, così dicendo, ricevetti il suo capo nelle mani mie, fermando l’occhio nella divina bontà, e dicendo: “Io voglio” Allora si vedeva Dio-e-Uomo, come si vedesse la chiarita del sole; e stava aperto, e riceveva il sangue; nel sangue suo uno fuoco di desiderio santo, dato e nascosto nell’anima sua per grazia; riceveva nel fuoco della divina sua carità. (..) Riposto che fu, l’anima mia si riposò in pace e in quiete, in tanto odore di sangue, che io non potevo sostenere di levarmi il sangue, che mi era venuto addosso, di lui. Aimèè misera miserabile! Non voglio dire più. Rimasi nella terra con grandissima invidia. E perciò non vi meravigliate, se io non v’impongo altro se non di vedervi annegati nel sangue e nel fuoco che versa il costato del Figliuolo di Dio. Or non più dunque negligenza, figliuoli miei dolcissimi, poiché il sangue comincia a versare, e a ricevere la vita. Gesù dolce, Gesù amore.