Per quanto riguarda la collettività cinese in Italia, non esiste un profilo prevalente declinato a livello di genere – anche in considerazione dell’equilibrio quasi perfetto tra uomini e donne analizzato in precedenza – ma la maggior parte degli occupati della comunità è impiegato/addetto alle vendite in ambito commerciale, ricettivo o industriale (soprattutto manifatturiero).
La popolazione cinese in Italia risulta ben inserita nel mercato del lavoro, facendo registrare performance occupazionali migliori del complesso della popolazione proveniente da Paesi Terzi: il tasso di occupazione è pari al 66,3% (a fronte del 59,2% registrato per il complesso degli extra UE), il tasso di inattività è del 30,1% (per il complesso della popolazione non comunitaria l’indicatore è pari al 32,7%), mentre il tasso di disoccupazione si attesta sul 5,2%, contro il 12% relativo alla popolazione non comunitaria nel complesso.
Anche nel 2022 la comunità cinese si conferma, come l’anno precedente, quella con il più basso tasso di disoccupazione.
La comunità fa rilevare un tasso di occupazione femminile decisamente superiore al complesso delle donne non comunitarie (57% a fronte del complessivo 43,6%), confermando un forte protagonismo femminile nel mercato del lavoro italiano.
Per quanto riguarda la distribuzione degli occupati di origine cinese tra i settori di attività economica, primo settore di impiego risulta il Commercio con il 30,3% dei lavoratori cinesi occupati nel settore, a fronte dell’11% circa dei lavoratori extra UE nel loro complesso. Secondo settore è l’Industria in senso stretto con un’incidenza del 29,4% (20% per i non comunitari), subito seguita da Alberghi e ristoranti, dove è impiegato poco più di un lavoratore cinese su quattro (11,4% per i lavoratori di Paesi Terzi): come è noto, quello della ristorazione è un settore dove la collettività cinese è molto presente, come conferma l’analisi delle imprese della collettività. Il 9% circa dei cinesi in Italia è occupato in Altri servizi pubblici, sociali e alle persone, contro il 23,3% rilevato per i non comunitari. Trasporti e altri servizi alle imprese e PA, istruzione e sanità riguardano rispettivamente il 2,9% e il 2,2% degli occupati cinesi, mentre sono residuali quelli impiegati nel primario e in edilizia (0,3% e 0,1% del totale). Rispetto al 2021, da sottolineare il calo del 5,5% di occupati nel settore commerciale, e l’aumento speculare (+5,5%) registrato in quello ricettivo.
La comunità cinese vanta un forte protagonismo in ambito imprenditoriale, cui lega anche la propria storia migratoria. Si colloca infatti in seconda posizione per numero di titolari di imprese individuali: al 31 dicembre 2022 i titolari di imprese individuali nati in Cina risultano 51.562, ovvero il 13,2% degli imprenditori non comunitari in Italia. Rispetto all’anno precedente il numero di imprenditori cinesi ha fatto rilevare una leggero calo: -0,7%, in linea con la variazione registrata per il complesso dei non comunitari. Gli imprenditori individuali appartenenti alla comunità cinese sono uomini nella maggioranza dei casi (il 52,8% del totale), mentre le donne, 24.312, rappresentano poco più del 47%. La comunità cinese risulta comunque terza, tra le sedici analizzate, per incidenza femminile tra gli imprenditori individuali e detiene il primato del maggior numero di donne imprenditrici. In ambito imprenditoriale si conferma la canalizzazione della comunità verso il settore commerciale, settore nel quale opera oltre un terzo delle imprese individuali cinesi. A caratterizzare le imprese cinesi, è soprattutto il forte livello di investimento nel manifatturiero, nel quale opera il 33% delle imprese
individuali cinesi: le aziende manifatturiere cinesi rappresentano un consistente 55,6% del totale delle imprese di settore a titolarità extra UE.
Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,