La legge sull’omofobia è un bavaglio. Troppo vaga

Foto di Amy da Pixabay

Nella cultura italiani tutti si dichiarano difensori della libertà.
Di espressione, di parola, di ricerca, di pensiero.
Tutti apparentemente d’accordo sul garantire la possibilità di dissentire.

Ma quando era necessario dimostrarlo di fronte al progetto di legge Zan, definito da molti “legge bavaglio”, sembrava che analisti e intellettuali liberali fossero spariti, lasciando soli i cattolici a difendere la libertà di tutti.

Fra i pochi laici controcorrente, solo Vittorio Feltri, ha avuto il coraggio e la fermezza di criticare questo disegno di legge illiberale e censorio. A poco a poco si son levate sempre piu’ voci a confermare il timore che una qualsiasi legge contro la generica omofobia, omotransfobia, etc. essendo indeterminata diverrebbe un’arma illiberale.

Ascoltiamo alcuni commenti alla legge
Pietro Dubolino (giurista) :
“La legge Zan è una ulteriore compromissione della già abbondantemente compromessa possibilità di un libero e incondizionato confronto”, in questo caso sulla sessualità e la famiglia, “a scapito (…) di quel valore primario che nel nostro ordinamento è costituito dalla libertà di manifestazione del pensiero solennemente presidiata e garantita dall’articolo 21 della Costituzione”.

Marco Gervasoni (professore):
“questa legge è un’aberrazione perché tende a imporre un modello di società individualistica e disgregata, dove la tradizione è cancellata e persino combattuta, la cultura liberale dovrebbe inorridire… un liberale la deve combattere proprio perché essa censura le opinioni, questa legge non è emendabile perché volendone togliere la parte ‘liberticida’ non ne resterebbe nulla”.

Fu proposto un emendamento per salvare l’apparenza afferma:
“Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”.
Ma è inutile e illusorio: non si dice chi, quando e come decide se una certa condotta si può ricondurre al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte.

A parte che già una legge che abbia bisogno di un articolo che afferma che viene concessa la libertà di opinione è inquietante. La libertà di opinione è un diritto non una concessione.

Alfredo Mantovano:
“la libera espressione di convincimenti è un diritto costituzionalmente fondato, non è ‘consentito’ da nessuno. L’ordinamento che ‘consente’ la fruizione di diritti fondamentali, affidando la delimitazione della condotta lecita allo Stato, tramite il giudice, è tratto proprio dello Stato totalitario. Anche se per strada non ci sono le autoblindo”.

Gianfranco Amato:
“la legge mostra una concezione totalitaria e assolutista del potere. Sembra di essere passati dallo Stato liberale, per cui è consentito tutto ciò che non è vietato, allo Stato autoritario, in cui tutto è vietato a meno che il potere te lo consenta”.

Dovrebbe essere sufficiente ad evitare anche in futuro leggi indeterminate e vaghe che hanno solo il compito di limitare il dissenso su alcune ideologie.

A Maria Maddalena (Giovanni Paolo II)

Caratteristiche sociodemografiche della comunità Pakistana in Italia (2022)