Nel 1624, la peste stava decimando la popolazione in molte città, inclusa Palermo, causando numerose vittime. Per limitare il contagio, le chiese e i luoghi di raduno furono chiusi, ma ogni famiglia contava vittime dell’epidemia tra i suoi membri.
Un tal Vincenzo Bonelli aveva perso la moglie e disperato voleva suicidarsi, fuggì verso il Monte Pellegrino, poco fuori dalla città, dove Santa Rosalia (Palermo, 1130 – Palermo, 4 settembre 1170) aveva vissuto a lungo e dove erano stati ritrovati i suoi resti il 15 luglio 1624. Gli esperti non avevano ancora confermato che fossero davvero i suoi resti.
La Santuzza, come viene chiamata Santa Rosalia a Palermo, il 13 febbraio 1625 apparve a Vincenzo Bonelli e gli disse che non avrebbe potuto sfuggire alla peste, ma se avesse voluto, lei si sarebbe occupata della sua anima.
Se il Cardinale avesse voluto salvare la città, avrebbe dovuto portare in processione le sue spoglie, assicurandosi che fossero davvero le reliquie della Santa.
Vincenzo Bonelli aveva il compito di riferire tutto questo a chi di dovere, e le reliquie di Santa Rosalia, il 9 Giugno del 1625, furono portate dal Monte Pellegrino in processione.
Al passaggio della processione nei rioni di Palermo, la peste si fermò e nessuno si ammalò più da quel giorno.
Per ringraziamento il Cardinale si occupò personalmente della costruzione di un altare nella Cattedrale, dove venne posizionata l’urna con le reliquie della Santuzza. Il nome di Santa Rosalia è ritenuto composto dai termini “Rosa” e “Lilia”, simboli di mistica purezza. I palermitani, di ogni tempo, accompagnano la loro Santuzza con i versi: “O rosa fulgida che in ciel s’indìa, o giglio candido caro al Signor, fiore freschissimo, o Rosalia, accogli i palpiti del nostro amore!”