Una mamma festeggia le altre mamme

Buona Festa della mamma a tutte! Ecco il mio pensiero di mamma: I nove mesi dell’attesa sono un’esperienza unica nella vita di una donna, anche quando vive più di una gravidanza. Si sperimentano nuove emozioni, nuovi sentimenti, irripetibili, il pensiero percorre inedite vie di elaborazione e di espressione, gli stati d’animo si alternano passando dall’euforia all’ansia e tutto quanto sta intorno assume nuove forme e nuovi colori: cambia completamente la prospettiva di sguardo sul mondo.
Ma una volta diventate mamme lo si è per tutta la vita. L’essere mamma ti cambia, per sempre. E’ vero, a volte è fatto di vere e proprie acrobazie per far quadrare situazioni, orari, esigenze, ma genera anche nuove e impensate capacità, sviluppa creatività per affrontare e risolvere i piccoli grandi problemi quotidiani, pazienza e concretezza, concentrazione su svariate attività da compiere simultaneamente, destrezza per barcamenarsi, vittoriosamente, in una perenne corsa contro il tempo, tra la cura dei figli, il lavoro in casa e, per molte, anche fuori casa.
Non cambia molto se le notti in bianco le mamme le trascorrano per un dentino che fatica a spuntare o per un ritardo nell’orario concordato di rientro a casa, o per la paura di amicizie rischiose o la preoccupazione per un lavoro che si perde o non si trova e dilata all’infinito i tempi per farsi una famiglia; non sono semplicemente notti insonni: sono gli inevitabili effetti collaterali dell’amore.
Viviamo in una società che fondamentalmente penalizza la maternità, che non consente alla donna di vivere serenamente la gravidanza perché non è capace di riconoscerne l’alto valore sociale, che costringe troppo spesso la donna a dover scegliere tra la sua realizzazione professionale e l’essere mamma, che non permette una giusta armonizzazione tra tempi di cura e tempi di lavoro, che costringe una donna, per esigenze economiche, a dover sempre più posticipare se non addirittura a dover rinunciare ad una maternità, che non sa riconoscere, anche in termini economici, il contributo unico, insostituibile, prezioso del ‘lavoro’ di mamma.
A questo si aggiunge il pressante condizionamento culturale ed anche mediatico, che, proponendo a getto continuo modelli stereotipati di immagine femminile, induce nelle giovani donne l’idea che un figlio sia un peso, un limite, un problema, incompatibile con la piena realizzazione di sé.
Nel nostro Paese, afflitto da una drammatica denatalità, occorre realizzare un’efficace tutela sociale della maternità, nella consapevolezza che, come osservano esimi economisti, la crisi economica trova, tra le sue principali cause, la crisi demografica: la prima ricchezza di ogni Paese, è, infatti, la nascita di nuovi cittadini.
Ma non bastano, anche se sono indispensabili, provvedimenti di natura fiscale ed economica: occorre mettere in atto una profonda rivoluzione culturale, per coinvolgere le forze sane del nostro Paese, sul piano legislativo (in Parlamento e in tutte le sedi istituzionali), culturale (nei luoghi educativi quali scuola e università e nei media) e sociali (associazioni, imprese, parrocchie), una rivoluzione pacifica, capace di mettere in luce la bellezza dell’essere mamma.
Olimpia Tarzia

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