Rosanna tu sei amata

Vogliamo condividere con gioia e tenerezza due esperienze di medici che hanno accompagnato la vita breve di piccoli angeli.

La storia di Annalisa ci ha colpito: una bambina che ha illuminato il mondo per quattro preziose ore. Nonostante la tentazione dei medici fosse di lasciarla morire in solitudine, senza coinvolgere i suoi genitori e i suoi fratelli in quei momenti preziosi di luce del sole alla fine sono stati incoraggiati a prendere Anna tra le braccia perchè la amassero in quegli attimi, perché il desiderio più profondo che risiede nei nostri cuori è quello di amare ed essere amati, indipendentemente dalla durata della vita.

Ancora piu’ intensa è la storia di Rosanna, una bambina che affrontava una grave malattia cerebrale che la rendeva incapace persino di respirare autonomamente. Nonostante le sue difficoltà, ha vissuto per soli due mesi.

Quando sua madre venne informata della situazione irreversibile, i medici chiesero quale fosse il suo desiderio per sua figlia, e con un sorriso sereno, la madre rispose: “Come potete chiedermelo? Desidero che lei guarisca completamente e abbia una vita meravigliosa.”

Quella madre non ebbe paura di affrontare la dura realtà, desiderava ogni cosa per la sua bambina. Il medico si è unito a lei nel dolore e nel suo desiderio di bene: un desiderio di eternità e realizzazione.

Venne intrapreso insieme il cammino con la mamma di Rosanna, nutrendo il desiderio e aspettando che qualcosa accadesse. La vita di Rosanna sarebbe stata breve, ma non si sapeva esattamente quanto: ore, settimane, mesi?
Ci si è presi cura di lei, giorno dopo giorno, finché improvvisamente un Altro è venuto a portarla via. La madre, con un gesto di estrema tenerezza, ha affidato completamente la sua bambina non alla morte, ma a Colui che le aveva dato la vita.

Ho capito che il senso di sproporzione tra il desiderio di una madre e la breve vita di suo figlio è stato espresso attraverso un piccolo ricamo appeso sulla culla del neonato destinato a morire presto: “Tu sei amato”. Non c’era scritto “Ti amo” o “Ti voglio bene”, ma “Tu sei amato”. La madre ha compreso che, nonostante tutto il suo amore, non avrebbe potuto salvare la vita del suo bambino. Ha riconosciuto i limiti della medicina e i limiti del suo amore materno. Tuttavia, ricamando ogni giorno le parole “Tu sei amato”, ha affermato che c’è Qualcuno che può salvare suo figlio, ora e per sempre.

Questo vale per quel bambino, per quella madre, per me come operatore sanitario e per ognuno di noi. Ciò di cui abbiamo bisogno è Qualcuno che ci ami con un amore eterno, che riempia le nostre mancanze e ci doni l’eternità.

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