La bomba demografica (che ora non c’è piu’)

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Nei primi anni 2000 si discuteva del rischio demografico, relativo ad un aumento incontrollato della popolazione mondiale.
Ad oggi tale rischio è scongiurato e anzi si va verso una diminuzione della popolazione fra qualche anno. Perfino la Cina nel 2022 ha perso abitanti al pari delle principali nazioni occidentali.
Riportiamo una analisi di cui ci interessa non tanto il riferimento a crescita o decrescita della popolazione, quanto allo sviluppo.
Il problema non è quanti abitanti si hanno.
Cibo e risorse sono sufficienti e abbondanti per tutto il mondo.
Ma tanti sono gli sprechi, tante sono le sperequazioni, tante le arretratezze culturali e tecnologiche nei paesi in via di sviluppo che permetterebbero loro di essere indipendenti per sfamare le proprie popolazioni e svilupparsi.
Il carteggio che segue coinvolge Sartori, Mieli, Montanelli e Padre Gheddo.
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Il professor Sartori in una discussione con lei, caro Mieli, attribuisce alla Chiesa di Roma le troppe nascite nei Paesi poveri che sarebbero la causa principale della fame: il Papa, sostiene Sartori, “controlla voti” e influenza il presidente Bush nonché l’Onu, che non possono prendere provvedimenti contro “l’esplosione demografica”. Vediamo i fatti. Alla Conferenza demografica dell’Onu di Bucarest (1974) si lanciò l’allarme del boom demografico; ma già alla Conferenza seguente di Città del Messico (l984) il discorso fu diverso: i Paesi ricchi invecchiano e frenano lo sviluppo dell’economia mondiale, mancano giovani, manca il gusto del rischio, mancano le realizzazioni di grandi progetti (come la diga sul basso corso del Congo che darebbe elettricità a venti Paesi africani). L’India, che ha favorito la democrazia, l’educazione e l’agricoltura, è passata da 390 milioni di abitanti nel 1947 al miliardo attuale. Era il Paese delle carestie, oggi esporta cereali in Medio Oriente e Africa. La crescita di produttività agricola è passata dallo 0,5% annuale nel 1950 al 3,5% oggi, mentre la crescita demografica è diminuita dal 3,1% al 2,1%.
Il Terzo Mondo non soffre per troppi abitanti o per scarse risorse, ma per mancanza di educazione, di libertà, di pace, di ragionevoli scelte politiche a favore di campagne, agricoltura, e non delle élite e dei militari. Ecco perché la Chiesa dice: aiutiamo i poveri a svilupparsi e diminuirà anche la loro crescita demografica. L’educazione, unita allo sviluppo, è il solo metodo che funziona. Un rapporto del Parlamento indiano (1976) riconosce che gli unici a veder diminuite le nascite in modo sensibile sono i cristiani, perché le ragazze cristiane studiano, si sposano dopo i 18 anni e hanno, rispetto alle loro coetanee che si sposano a 15-16 anni, due figli in meno. L’ultimo censimento indiano (1991) attesta che nel decennio 1981-1991 le due regioni che hanno avuto il più basso incremento demografico sono le due più popolate da cristiani: Goa (15,96%) e Kerala (13,98%), contro una crescita nazionale del 23,50%. L’incremento demografico in India, nel decennio 1981-1991, è stato del 30,96% fra i musulmani, del 24,14% tra gli hindù, del 22,25% tra i buddhisti, del 16,83% tra i cristiani. Davvero la Chiesa è responsabile per l’aumento delle nascite nel Terzo Mondo? E ancora. Le violente campagne di controllo delle nascite realizzate in Cina e in India hanno fallito e procurato gravissimi danni. In Cina, il regime totalitario impone un solo figlio per coppia; nelle campagne (dove vive l’80% dei cinesi) la gente uccide le bambine appena nate; i giovani in età di matrimonio faticano a trovare le ragazze da sposare, s’è creato uno squilibrio fra maschi e femmine: demografi giapponesi hanno calcolato, in occasione del censimento del 1991, che in Cina mancano all’appello 100.000 donne! In Bangladesh, dopo trent’anni di campagne contro la natalità, secondo un rapporto dell’Onu “solo l’8% della popolazione ha diminuito in modo sensibile le nascite”. Chi? “Fanno meno figli i ricchi e le classi medie, cioè proprio quelli che dovrebbero averne di più, perché potrebbero mantenerli e dare così una classe dirigente al Paese. I poveri, invece, continuano come prima”.

Piero Gheddo, Milano

risponde Paolo Mieli:

Caro padre Gheddo, quel che mi piace di questo dibattito sulle responsabilità della Chiesa nella produzione della “bomba demografica” è che stiamo discutendo su cifre e dati di fatto, senza ricorrere a insulti e berci. A questo punto, come suggerisce Antonio Gaspari di Roma, potremmo rivedere alcuni fondamenti della nostra discussione. Sulla base di un concetto dell’economista Amartya Sen: “La storia e l’esperienza hanno dimostrato che è l’istruzione delle donne che permette di ridurre la fertilità”, ha detto il premio Nobel indiano in un seminario a Roma il 10 luglio del 2000, “io penso che l’analisi di Malthus sulla crescita della popolazione sia completamente sbagliata… non c’è nessuna ragione di voler applicare le sue idee antidemocratiche e antiumane”. Che si debba ripartire da qui?

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Piccola stanza
di Indro Montanelli

Padre Gheddo, testimone dei testimoni

Padre Gheddo è un missionario, un giornalista acuto, un viaggiatore infaticabile. Ha coperto molte guerre, fra le quali anche quella del Vietnam (…). Gheddo è l’unico che ha visitato tutte le missioni cattoliche italiane in ogni continente: testimone dei testimoni, ma testimone a sua volta. Ha servito la causa missionaria con una quarantina di libri, una rivista “Mondo e Missione” e l’agenzia “Asia News” (da lui fondata): servizio che forse non tutti hanno apprezzato, perché la Chiesa stenta ancora oggi a capire il valore e le tecniche della comunicazione. Se gli uomini di prima linea non raccontano la propria epopea, essa rimane nota e gradita solo al Cielo; ma non evangelizza. Gheddo l’ha capito. 1997. Dalla prefazione al libro “Missionario. Un pensiero al giorno” di Piero Gheddo, Piemme edizioni.

di Piero Gheddo [Dal “Corriere della sera”, 20 giugno 2002]

Frane e inondazioni descritte nell’Italia del 1550.

A Pasqua, per la pace nel mondo (Giovanni Paolo II)