La componente biologica della sessualità a servizio dell’amore

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Informazione o educazione sessuale?

Soprattutto in questi ultimi anni, va sempre più diffondendosi nelle scuole, nell’ambito delle iniziative extracurricolari, la proposta di inserirvi Corsi di educazione sessuale. Quanto alla scelta dei docenti per realizzarli, l’orientamento prevalente è la richiesta diretta a strutture o a persone conosciute dai proponenti (tipo consultori familiari, AIED, ospedali o anche singoli professionisti) e, fra questi, in grande prevalenza, la scelta cade sui medici, considerati i più competenti professionalmente, quando si debba parlare di sessualità. Questa realtà concreta, molto diffusa, rende oggi aleatoria la possibilità di avere, nelle scuole, dei corsi di educazione sessuale impostati in modo corretto e soddisfacente. Per tali s’intendono quelli che sono in grado non solo di trasmettere nozioni, più o meno esatte, di tipo biologico-sanitario, ma anche di far scoprire ai giovani i valori antropologici, esistenziali, impliciti nella sessualità umana stessa. Il che significa in grado di sviluppare un ragionamento anche sui suoi aspetti psicologici, affettivi, etici, che, in campo educativo, relativamente alla sessualità, sono una necessità assoluta. Infatti, in questo ambito la persona umana (fatta di corpo e di spirito), se vuole operare in modo consapevole e responsabile, agisce in un intreccio indissolubile di corporeità, affettività ed etica. Nel suo comportamento non ci sono zone franche, quasi al di qua o al di là del bene e del male. In questo settore, biologia, pedagogia e morale devono, quindi, lavorare insieme e in modo complementare, pur con strumenti e prospettive diverse, essendo unico il fine: quello di portare il giovane alla piena realizzazione di sé proprio in quanto uomo o donna, cioè alla pienezza della sua virilità o femminilità, in vista del futuro incontro reciproco e della fecondità.

Concezione ludica della sessualità e sue conseguenze

Le difficoltà di impostare un discorso di questo genere nella scuola pubblica di oggi non derivano tanto da intenzioni ideologiche, fondamentalmente laiciste e, spesso, perfino ostili ai valori etici, quanto – e ancor più – proprio dal contesto culturale, oggi dominante, che banalizza la sessualità, riducendola ad una funzione fisiologica, con finalità essenzialmente ludiche o, al massimo, a sostegno di facili legami sentimentali provvisori e non impegnativi: né verso il partner né, tanto meno, verso la vita. In quest’ottica per “educazione sessuale” molti intendono soprattutto l’informazione scientifica su come si è fatti, su come funzionano gli organi sessuali, su come si realizza la contraccezione, su come si evitano le malattie veneree, ecc., e considerano la conoscenza di questi aspetti le uniche esigenze da soddisfare nel programmare questi corsi che, di conseguenza, finiscono molte volte per ridursi a semplici lezioni di informazione sanitaria, non dissimili da quelle che si facevano nelle caserme ai giovani di leva cinquanta o sessant’anni fa. Se queste sono ancor oggi le esclusive esigenze, si capisce allora perché, per alcuni, il medico appaia l’unico e più che sufficiente professionista in grado di soddisfarle, così come sarebbe, ad esempio, per un corso di igiene alimentare. Dove però abbia oggi portato questa concezione culturale, che vede la sessualità solo come corporeità, come l’insieme di semplici pulsioni istintive, è sotto gli occhi di tutti; basta vedere come è vissuta per capirlo. Chi si occupa di queste iniziative dovrebbe invece sempre rendersi conto che fare solo informazione, in questo campo, non sarebbe mai sufficiente per rispondere ai veri bisogni dei giovani che ci sono affidati; sarebbe, anzi, un tradirli. Nel campo dell’educazione alla sessualità non ci dovrebbero mai essere una visione di destra e una di sinistra, una laica o una religiosa, perché l’essere umano è unico e dovrebbe esistere un solo modo di educare: quello di prendersi a cuore l’altro come persona, non solo come corpo. . Certamente l’eros resta un aspetto rilevante di questa, ma non è il solo. Se ha tanta presa, da divenire, a volte, quasi esclusivo, non è perché sia il più importante; è solo perché è il più comodo, il più gratificante, quello che richiede meno impegno, che si affida più all’istinto che alla ragione, più alla ricerca di sé che all’altruismo, più al piacere che all’amore. Anche la conoscenza degli aspetti biologici della sessualità è importante. Nessuno, trattando di questi argomenti, li potrebbe trascurare, tanto più che gli adolescenti sono sempre affamati di ragguagli in proposito e con conoscenze spesso confuse o dipendenti da messaggi di tipo solo erotico. Basterebbe, per rendersene conto, leggere alcune delle molte domande fattemi pervenire in questi anni, su bigliettini anonimi, da quindicenni di ambo i sessi, prima delle mie conversazioni sul tema della sessualità )(Domande di quindicenni di ambo i sessi: Ha importanza la dimensione del pene? – Crea dipendenza la masturbazione? Quando si può dire che è troppo? – In cosa consiste l’orgasmo nella donna?)

Non si potrebbe neppure pensare, pertanto, ad un corso di questo tipo senza il contributo del medico, ma bisogna anche sottolineare con molta chiarezza che le informazioni esclusivamente biologiche su questo argomento, date a degli adolescenti, non sono mai sufficienti a far loro comprenderne anche i valori esistenziali della sessualità e come viverli. Esse potrebbero perfino, molte volte, finire per essere controproducenti: per portare più danni alla loro crescita equilibrata di quanti non ne vogliano risolvere.

Concezione personalistica della sessualità

Questo perché la sessualità, come si è detto, è una realtà esistenziale assai complessa, costituita da componenti molto diverse: da quella biologica, certamente, ma anche da quella psichica, da quella sociale, da quella etica, nonché da quella religiosa, se si vuol essere proprio completi (basterebbe scorrere la Bibbia per rendersene conto!) e tutte fra loro così strettamente collegate e interdipendenti che non se ne potrebbe capire una senza la comprensione anche di tutte le altre (così come sono i vari lati di un cubo, che non esisterebbe se gliene togliessimo uno solo). Non si riflette mai abbastanza su come il trascurare anche solo uno di questi aspetti della sessualità renderebbe poco comprensibili anche tutti gli altri e impedirebbe di comprendere appieno il suo significato globale, sempre integrato nella dinamica della coppia, non solo della propria individualità. Non si potrebbe, ad esempio, parlare del piacere sessuale senza collegarlo anche alla gioia della vita di coppia. Non si potrebbe parlare della comunione di vita coniugale senza avere, prima, sottolineato la funzione del corpo in questa fusione totale delle due persone. Non si potrebbe fare riferimento ai valori etici della sessualità, senza averne, prima, chiarito i fini. Solo una lettura personalistica della sessualità permette di coglierne tutto il significato e di viverla in pieno equilibrio e in tutta la sua ricchezza esistenziale. È quindi sempre essenziale, quando si parla di questi argomenti, far comprendere ai giovani come questa realtà vitale, nell’uomo, non si limiti ad una meccanica di organi, apparati, funzioni, istinti. Essa non è finalizzata semplicemente a trasformare un piccolo individuo in maschio o femmina adulti e atti a riprodursi, come è nel mondo animale, ma impregna di sé e condiziona tutto lo sviluppo fisico e psichico dell’essere umano. È la sessualità, infatti, che porta gradualmente ogni singolo soggetto prima a prendere coscienza del suo essere sessuato e ad accettare la propria sessualità (“Sono uomo; sono donna e sono contento di esserlo!”); poi a scoprire la presenza dell’altro e a riconoscerlo come un alter ego, cioè come un soggetto che ha i suoi confini dentro di sé e che non può, quindi, essere strumentalizzato; infine, a scoprire l’altro come complementare, cioè come persona con la quale si può entrare in dialogo, in comunione di vita, fino a realizzare quell’unica e singolare realtà che è la coppia umana unita dall’amore, dove l’uno ama l’altro, cioè vuole il bene dell’altro, non il proprio, senza riserve, senza limiti di tempo, senza calcolo: “Ti amo come sei e mi dono a te per sempre”.

Cosa chiedono i giovani?

Chiunque avvicina i giovani, per parlar loro di sessualità, capisce presto che è proprio da loro che, soddisfatte le loro curiosità biologiche, vengono ancora più ansiose richieste di aiuto a scoprire questi valori esistenziali. Sono essi stessi ad intuire, quasi per istinto, come essa non sia solo genitalità, ma componente essenziale della persona, destinata alla sua maturazione, alla comunicazione, all’incontro interpersonale, all’amore. Essa, pertanto, diventa pienamente umana solo nella misura in cui si fa linguaggio d’amore. E lo stesso modo con il quale si è sempre definito, nel gergo comune, un incontro sessuale: “Abbiamo fatto all’amore”, ne è, in ultima analisi, un modo, forse improprio ma sintomatico, per riconoscerlo. Così come è altrettanto significativo che oggi, vista sempre più la sessualità come semplice pulsione da soddisfare, dove essenziale non è più l’amore ma il piacere, anche il linguaggio si sia modificato: “Abbiamo fatto sesso”. Educare alla sessualità coincide sempre, in ultima analisi e inevitabilmente, con educare all’amore. Basterebbe, per capirlo, prendere atto delle domande e delle osservazioni di questo tipo, soprattutto da parte delle ragazze (ma non solo), che vengono sempre poste anche su questi aspetti della sessualità . Esse evidenziano come la loro sete di sapere, se anche parte sovente dalla curiosità sui dati corporei, biologici, vede però questi solo come premessa per capire poi quali siano i loro collegamenti con l’affettività e come gestire le pulsioni adolescenziali in vista di questa.
(Altri “bigliettini” (sempre anonimi), di studenti di 15 anni, legate all’affettività: Si può amare a 15 anni?
– Può esistere e soprattutto durare il piacere del sesso senza l’amore?
– È possibile alla nostra età confondere il sesso con l’amore?
– Come superare l’imbarazzo della prima volta e come si può sapere se quella è la persona giusta?
– Perché non può esserci una semplice amicizia tra un maschio e una femmina e si finisce sempre per trasformarla in un rapporto morboso?
– Mi sono accorta che la maggior parte dei ragazzi ha un secondo fine.
– Ogni volta che intraprendo una storia con un ragazzo mi sento usata.
– Io non vorrei fare sesso alla mia età, ma il mio ragazzo dice che non sono normale. È vero? Cosa posso rispondergli se proprio non voglio?
– Il solo fatto di pensare che un giorno sarò madre mi emoziona fin da ora.)

Il compito del medico

Se così è, dobbiamo allora chiederci quale sia il compito del medico nell’ambito di questi corsi. Certamente egli ha, prima di tutto, un ruolo molto importante per chiarire tutti gli aspetti della fenomenologia biologica, dato che, malgrado il martellare di messaggi mediatici sull’argomento, la confusione di idee degli adolescenti, come si è già evidenziato, rimane sempre elevata, difficilmente trovando essi fonti di informazione serie e obbiettive; spesso neppure in famiglia. Riconosciuto questo, si deve, tuttavia, sottolineare anche come la competenza professionale del medico, in tema di sessualità, sia quanto mai limitata. I programmi universitari di medicina, infatti, riguardano solo i suoi aspetti biologici (anatomia, fisiologia, patologia, ecc. dell’apparato riproduttivo); non prevedono, di massima, anche approfondimenti specifici di sessuologia e di psicologia. Emerge, allora, ancor di più la necessità di prevedere che chiunque voglia affrontare un discorso anche educativo in tema di sessualità (e il medico per primo, essendo, come si è detto, il più richiesto) debba essere preparato, almeno, a cogliere dalla sua competenza specifica i riferimenti a tutte le varie dimensioni della sessualità, così che, sia pure trattando in modo più approfondito l’aspetto che, per studi e competenza, gli è più congeniale, egli riesca sempre a far emergere, nell’adolescente, anche l’intuizione di come questa, come si è detto, sia sempre un valore globale della persona, e che solo vivendola nella pienezza di tutte le sue possibilità essa possa diventare strumento della piena realizzazione di sé. Egli deve rendersi conto che ai giovani interessa meno conoscere, ad esempio, il volume dell’utero o cosa sia l’endometrio o come faccia lo spermatozoo a risalire le vie genitali femminili, in confronto al bisogno che avverte di conoscere il significato vero della sessualità umana, come gestirla, quali i suoi rapporti con l’affettività, cosa sia l’amore alla loro età e come viverlo. Per loro, il medico che parla di sessualità non è solo un professionista: è sempre anche una guida. Allora anche il suo dire, quando egli è chiamato a parlar loro di sessualità, non sarà mai una semplice esposizione, fredda e impersonale, delle caratteristiche solo biologiche di questa. Egli dovrà anche essere in grado di utilizzare queste nozioni per far comprendere la straordinaria ricchezza della sessualità umana nello sviluppo di tutta la persona; per far loro intuire come già le sue basi biologiche siano la premessa per capire come avvenga questa umanizzazione della sessualità (quella che la fa, appunto, strumento dell’amore) e con quale senso di responsabilità debba, pertanto, essere sempre affrontato da chiunque questo tema. Se volessimo trarre lo spunto da queste considerazioni di ordine generale per fare qualche esempio pratico, sia pure molto sintetico, di come un medico possa arricchire il suo discorso tecnico anche di valori esistenziali, basandosi sulla semplice verità scientifica, si provi a considerare i seguenti aspetti.

1)La descrizione delle caratteristiche biologiche della sessualità umana, controllata dai centri della corteccia cerebrale e non solo del midollo (come è nei mammiferi inferiori); molto influenzata, quindi, anche da fattori psichici, oltre che ormonali; molto individualizzata nelle sue espressioni comportamentali; così complessa da aver bisogno di almeno una ventina d’anni per completarsi (unico caso nel mondo animale!) può aiutare a far comprendere:

▪ Perché l’uomo è l’essere animale più complicato ma anche il più completo ed efficiente che ci sia in natura; il più sessuato, ma anche il meno condizionato dagli istinti, dovendone e potendone regolare l’uso con la ragione e la volontà.

▪ Perché, se ciò vale per tutti gli istinti (si pensi, ad esempio, a quanto sia necessario imparare a scegliere, con la ragione e la volontà, quanto e come mangiare e bere, se ci si vuole nutrire bene e senza danni per la salute), vale ancor più per quello sessuale. Infatti, mentre i bisogni della fame, della sete e del sonno sono finalizzati alla sopravvivenza del singolo individuo, quello sessuale è finalizzato alla piena realizzazione psicofisica di e della coppia, nonché alla salvaguardia della stessa umanità. Il singolo soggetto, infatti, potrebbe vivere anche senza attività sessuale, ma la specie umana non esisterebbe senza di essa.

▪ Perché ciascuno, pertanto, deve sentirsi a servizio di queste finalità e prepararsi responsabilmente ai compiti che lo aspettano, superando, con pazienza, quella fase auto-centrica della personalità, quel focalizzare tutti i propri interessi solo su se stessi, che è tipico e normale nell’adolescenza.

▪ Perché questo riconoscere i fini della sessualità stessa e adeguare il proprio comportamento alla realizzazione dei medesimi è una necessità assoluta nel comportamento sessuale umano, se si vuol trarne il massimo di gioia e di gratificazioni.

▪ Perché la continenza, cioè l’uso secondo ragione delle pulsioni sessuali (da non confondere con l’astinenza), è l’unico modo umano di viverle per la persona pienamente padrona di sé.

▪ Perché questa capacità di autocontrollo non è automatica, ma punto d’arrivo di tutto un processo evolutivo ed educativo graduale, molto più lento della stessa maturazione fisiologica; tutti abbiamo bisogno di educarci gradualmente e continuativamente per vivere in modo consapevole ed equilibrato la nostra sessualità.

▪ Perché, quindi, l’adolescente, anche quando sessualmente maturo e capace di sentire attrattiva verso l’altro sesso, non è ancora in grado di realizzare una relazione affettiva solida, definitiva.

2) Così la descrizione delle differenze sessuali maschili e femminili dell’essere umano permetterà di mettere in rilievo:

▪ La graduale e progressiva differenziazione in senso maschile e femminile di tutto l’organismo (e non solo dell’apparato riproduttivo), per prepararlo ai compiti diversi che la stessa natura vuole siano affidati all’uomo e alla donna.

▪ La complementarità, tanto anatomica che psicologica dei due organismi, che dice come l’uno non si spieghi senza l’altro (perché un ovulo se non ci fosse lo spermatozoo? Perché una vagina se non ci fosse il pene?); l’uno sia fatto per l’altro; l’uno abbia bisogno dell’altro; l’uno sia sterile senza l’altro, in un rapporto che non è gerarchico ma di parità, pur con i compiti diversi che ciascuno è chiamato a svolgere.

▪ L’importanza di saper accettare e valorizzare le proprie caratteristiche e quelle dell’altro sesso, se si vuole che la coppia sia in grado di sostenersi, integrarsi e completarsi a vicenda. Nasce qui il problema, oggi socialmente emergente e pressante, dell’omosessualità. È importante rendere consapevoli i giovani che, almeno alla luce dei dati scientifici attuali, l’omosessualità non è una patologia, non è disturbo organico, non è un vizio, ma può essere considerata una visione difettosa della propria realtà psicofisica, una condizione mentale, percentualmente rara (1-2%), simile a quelle che sono, biologicamente, le “mutazioni”; che l’omosessuale merita lo stesso rispetto che si deve a qualsiasi altra persona. Bisogna però anche chiarire, senza complessi, che questa condizione ha dei riflessi sociali limitativi inevitabili. Il primo di questi è che la coppia omosessuale è, per definizione, sterile, fine a se stessa. Non è in grado di avere figli suoi e di realizzare, quindi, una famiglia. E ciò non solo perché è la nostra stessa Costituzione che non la prevede (di per sé la Costituzione sarebbe sempre modificabile, quando se ne ravvedesse l’opportunità!), quanto proprio perché è la famiglia che, per sua struttura, non può che essere costituita da due persone in grado di procreare: e, quindi, di sesso diverso. Se così non fosse, esisterebbe solo il mondo minerale. Il secondo è che anche l’adozione è incompatibile con l’omosessualità. Alla coppia omosessuale non potrebbe neppure essere riconosciuto il diritto di adottare, perché non esiste un “diritto” ad avere figli, sia pure solo adottivi, mentre sono i figli che hanno diritto di nascere e crescere con un padre e una madre, figure fondamentali per una crescita armonica della loro personalità. Essi non possono mai essere ridotti a strumenti, né sono certo oggetti da acquistare secondo il proprio piacere.

3) La descrizione del processo riproduttivo potrà essere ricca di spunti per far comprendere:

▪ Come il contributo genetico, in pari misura, del padre e della madre (23 cromosomi ciascuno), necessario per dare la vita, sia già, anche a livello biologico, segno della necessità di ambedue i sessi e della loro pari dignità.

▪ Come l’embrione umano sia vita umana fin dal concepimento con le sue caratteristiche psicofisiche individuali e uniche già tutte presenti.

▪ Come proprio da questa individualità genetica derivi la possibilità di creare esseri umani sempre diversi, con la loro individualità irripetibile: realtà che rende ancor più importante, sacra e intangibile la vita di ciascuno.

▪ Come la fertilità, con la sua complessità di eventi fisiologici, tutti armonizzati fra loro in modo mirabile, sia il fenomeno più straordinario ed emozionante che ci sia, quasi un inspiegabile miracolo continuo della natura.

▪ Come questa fecondità sia il frutto più vero e più sentito dell’amore che vuol lasciare testimonianza di sé, che si fa dono, che non vuol morire mai: “qualcosa di noi resterà sempre nel figlio e nel figlio del figlio”!

4) Il discorso sulla procreazione responsabile potrà essere l’occasione per far comprendere ai giovani:

▪ Come essa non significhi solo “apprendere l’uso corretto dei vari contraccettivi” ma anche riconoscere che l’atto sessuale non può essere paragonato a qualsiasi altra funzione fisiologica dell’organismo umano.

▪ Come esso sia sempre una relazione: un gesto, cioè, che coinvolge anche un’altra persona, con ripercussioni che sovente si pongono in modo indelebile nella storia di ambedue.

▪ Come, di conseguenza, si debba valutare con molto senso di responsabilità se intraprendere, o meno, da giovanissimi, relazioni affettive così impegnative.

(Ecco un esempio di come un medico possa offrire ai giovani occasioni di crescita e di maturazione: ad un seminario di aggiornamento di endocrinologia ginecologica, tenuto a Padova anni fa, il prof. Rey Stocker, direttore del servizio di ginecologia pediatrica presso l’Istituto di ginecologia dell’Università di Losanna, faceva queste considerazioni: “Spesso le ragazze, specie le più giovani, quando vengono nei nostri ambulatori per chiedere un contraccettivo, si aspettano che il medico non si limiti a dare la ricetta, ma che parli con loro, perché egli rappresenta spesso l’unica fonte di consigli e di aiuto. È importante, quindi, dire a ciascuna il nostro pensiero, se ci sembra il caso; che le conviene molto riflettere prima di decidere se avere rapporti sessuali ancora giovanissima; che se il suo ragazzo l’ama veramente, deve amarla a tal punto da non premere minimamente se lei non li desidera; che se minaccia di lasciarla, qualora lei si rifiutasse, significa che il suo amore non è maturo, né vero; che, in tutti i casi, tocca però a lei la decisione ultima”. Concludeva poi Rey Stocker che, se la ragazza confermava la domanda e le condizioni cliniche lo permettevano, naturalmente, poi, glielo prescriveva.)

5) La sottolineatura del piacere, associato al gesto sessuale, potrà servire a far intuire quali sensazioni, ben più profonde, di gioia e di felicità, possano derivare dallo stare insieme, dal capirsi, dal sostegno reciproco, dall’amarsi senza riserve e per sempre, come è nella realtà della coppia umana, quando è l’amore che la sostiene e quando questo è sapientemente coltivato. Questi sono solo esempi (non è qui il caso di dilungarsi ulteriormente) che già mostrano, però, quali compiti attendano al medico che voglia dedicarsi a questo settore dell’educazione dei giovani, come vero e proprio servizio. Utilizzando prima di tutto le sue competenze professionali, ma anche la sua autorevolezza e la sua sensibilità umana potrà veramente farsi testimone pieno della verità. Perché se è vero che ogni uomo si realizza nell’unità del suo essere persona, il medico del corpo è sempre anche il medico della persona e non può mai dimenticarlo.

di Augusto Paganuzzi (Medico, specialista in medicina interna e in endocrinologia; co-fondatore Centro Italiano di Sessuologia; già dirigente Consultorio Familiare Pubblico (ONMI); già presidente Associazione Medici Cattolici di Brescia; consigliere provinciale Associazione Scienza & Vita)
da Quaderni Scienza e Vita n.14

Il mercoledì delle ceneri

Sì alla famiglia – No a leggi che creino reati di opinione