Lavoro, istruzione e welfare nella comunità tunisina in Italia (2022)

I dati sul mercato del lavoro evidenziano una spiccata canalizzazione della comunità nel settore agricolo-ittico, che risulta prevalente accogliendo complessivamente oltre un occupato tunisino in Italia su cinque (21,6%). Segue a stretto giro, per incidenza settoriale, l’Industria in senso stretto, in cui è occupato il 20% circa dei lavoratori tunisini. La comunità è caratterizzata inoltre da un forte coinvolgimento nel settore Trasporti e servizi alle imprese, terzo ambito di impiego, che occupa il 14,4% dei lavoratori della comunità. Seguono poi Costruzioni (11,2%), Servizi pubblici, sociali e alle persone con il 10,8% e il settore recettivo, a breve distanza (10,4%). Infine, per incidenza, si trovano Commercio (6,8%) e PA, istruzione e sanità (4,8%).

Un’analisi dei principali indicatori sul mercato del lavoro rivela performance occupazionali peggiori di quelle registrate sul complesso della popolazione non comunitaria: nel primo semestre 2022 risultava occupato il 54% circa della popolazione tunisina di 15-64 anni presente in Italia, una quota inferiore a quella rilevata sul complesso della popolazione non comunitaria (58,4%); il tasso di inattività della comunità in esame, invece, risulta pari al 38% circa (contro il 33% di media non comunitaria), mentre il tasso di disoccupazione si attesta sul 14,5%, a fronte del 13% circa per il complesso dei cittadini non comunitari. A un’analisi di genere emerge uno scarso inserimento nel mercato del lavoro della componente femminile della comunità: esiste un forte divario con gli uomini della comunità con una quota di occupate pari al 19,4%, a fronte del 74,7% rilevato per gli uomini, un’elevata inattività (70% circa per le donne tunisine a fronte del 18,3% per la controparte maschile), nonché una disoccupazione decisamente superiore a quella rilevata sugli uomini (35% contro 10%) e più che doppia rispetto al complesso delle donne non comunitarie (16%).

La comunità, pur non avendo un elevato livello di istruzione (la quota di laureati è pari al 4% circa, a fronte del 10,5% registrato sul totale dei non comunitari), ha saputo trovare una propria specifica collocazione nel mercato del lavoro italiano attraverso la specializzazione nel lavoro manuale, ambito che, come noto, non riesce a trovare nella manodopera autoctona sufficienti risorse in risposta alla domanda di lavoro.

Relativamente alle tipologie professionali, infatti, è il lavoro manuale – qualificato o meno – la tipologia prevalente per la comunità, coinvolgendo oltre il 76% degli occupati tunisini: il lavoro manuale specializzato riguarda il 45% dei lavoratori della comunità, mentre il lavoro manuale non qualificato il 31,4%. Il 21% degli occupati tunisini è invece Impiegato, addetto alle vendite e servizi personali, mentre è pari al 2,6% l’incidenza di Dirigenti e professionisti nel campo intellettuale e tecnico.


Rilevante il protagonismo della comunità in ambito imprenditoriale, dove risulta nona – tra quelle non
comunitarie – per numero di titolari di imprese individuali: sono infatti 14.138 i titolari di imprese individuali di origine tunisina al 31 dicembre 2021, ovvero il 3,6% degli imprenditori non comunitari in Italia, un numero in calo rispetto al 2020 (-2,1%). Le donne rappresentano il 9% circa degli imprenditori individuali tunisini, con una crescita dell’1,2% rispetto all’annualità precedente. Per quanto riguarda i settori di investimento delle imprese tunisine, emerge l’importanza del settore edilizio che, con una quota del 51,4%, risulta nettamente prevalente: le 7.263 imprese edili individuali tunisine rappresentano l’8,2% del complesso delle imprese extra UE del settore. Secondo ambito di investimento per le imprese tunisine è quello commerciale (24,2%), sebbene con un’incidenza percentuale inferiore a quella rilevata sul complesso delle imprese di cittadini non comunitari (41% circa), per i quali risulta prevalente; infine, al terzo posto, troviamo i Servizi alle imprese con una quota pari al 4,5%.


Relativamente alla fruizione delle misure di welfare, il 2,2% dei percettori di integrazioni salariali non
comunitari è tunisino, percentuale che sale al 3,5% nel caso di CIGO. Incidenza simile anche a quella relativa all’indennità di disoccupazione: il 2,6% dei percettori non comunitari di Naspi è infatti di nazionalità tunisina.
All’interno della comunità, infine, si contano 12.657 beneficiari di assegni al nucleo familiare nel corso del 2021, con un’incidenza sul complesso dei non comunitari pari al 3,6%.
Si segnala infine, un’incidenza piuttosto rilevante della collettività tunisina, tra i percettori di RdC e PdC: i 9.363 nuclei familiari tunisini rappresentano il 4,2% dei percettori non UE, a segnalare una fragilità delle condizioni socio-economiche della comunità.

Testo da
Rapporti annuali sulle comunità migranti in Italia, curati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali-Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione con la collaborazione di ANPAL Servizi SPA,

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La Coroncina della Divina Misericordia

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(Progetto terminato) Bimbi in Egitto (Casa Letizia)