I servizi del Sistema tratta

a) Servizi di emersione del fenomeno:
✓ Numero Verde Antitratta (800290290), aperto 24h, provvisto di una postazione centrale con collegamenti su tutto il territorio
nazionale.
✓ Unità mobili (soprattutto in strada) e servizi per l’indoor, per lo sfruttamento a fini sessuali. Fanno prevenzione sanitaria attraverso
distribuzione di materiale sanitario e informazione sulla tutela della salute. Monitorano il fenomeno. Promuovono, in alcuni casi in modo diretto, in altri in modo indiretto, la fuoriuscita. Offrono e accompagnano le persone ai servizi socio-sanitari e agli sportelli
di consulenza legale e counselling psicologico.
Fanno un continuo lavoro di rete. Offrono counselling sanitario per i clienti. Supportano proposte/sperimentazioni di zoning. Attuano
interventi di mediazione sociale e dei conflitti.
✓ Unità mobili (soprattutto nelle campagne, nelle case abbandonate, nelle tendopoli) per lo sfruttamento sui luoghi di lavoro. Offrono
aiuto concreto, ascolto, assistenza legale e accompagnamenti sanitari per aiutare le persone rispetto ai bisogni primari e favorire
l’emersione.
✓ Altre segnalazioni di vittime di tratta (o potenziali) ai servizi di accoglienza sono fatte da: Numero Verde, forze di Polizia, magistratura, clienti e amici, passa parola, ospedali, parrocchie, centri che accolgono migranti, Centri SPRAR, Prefetture, Questure,
organizzazioni sindacali, ecc.
b) Sportelli di ascolto
✓ Drop in center, sportelli. Offrono ascolto, supporto psicologico, orientamento, accompagnamento ai servizi sociali e sanitari, supporto legale (valutazione della regolarità dei documenti
e accompagnamento, qualora servisse, soprattutto nel rapporto con l’ambasciata o il consolato); ricostruzione dei contatti con la famiglia
di origine; ricostruzione della storia e accompagnamento in Questura per l’ottenimento della ricevuta per il permesso di soggiorno.
c) Le accoglienze residenziali
✓ Comunità di fuga. è il primo anello dell’accoglienza prevista nei programmi di protezione sociale. Offrono protezione e sicurezza (se gli operatori valutano che è in pericolo, la persona può essere spostata nel giro di 24 ore); aiutano la vittima a riappropriarsi
dei ritmi di vita regolari; la accompagnano alla cura del sé e alla stabilizzazione della scelta di uscita dallo sfruttamento. Queste
comunità sono rivolte in particolare alle vittime di tratta per sfruttamento sessuale ma ultimamente sono state proposte anche a
persone (in particolare uomini) sfruttati sui luoghi di lavoro e a donne sfruttate a fini di accattonaggio.
✓ Comunità di Primo e Secondo livello.
Gruppi famiglia. Sono realtà di accoglienza dove le persone hanno un supporto “forte” degli operatori sociali. Si tratta di realtà ove le persone si sperimentano in molteplici attività – alfabetizzazione, laboratori, ecc. – sia interne che esterne. Sono accompagnate a
controlli sanitari. In questa fase avviene la ricostruzione della storia della vittima (aggancio, viaggio, sfruttamento, rapporti con la famiglia di origine, ecc.) utile e funzionale anche (non solo) per l’accompagnamento in Questura per la richiesta dell’articolo 18 (con
o senza denuncia).
✓ Gruppi appartamento.
Generalmente sono alloggi per sperimentare l’autonomia della
persona ma a volte sono proposti anche a persone che non sono esposte a seri pericoli. Sono le cosiddette “accoglienze territoriali”
proposte sia alle le vittime della tratta a fini sessuali che per sfruttamento sui luoghi di lavoro.
d) Servizi offerti dagli sportelli di ascolto o dalle realtà di
accoglienza residenziale:
✓ Ascolto, sostegno/supporto psicologico, orientamento.
✓ Accompagnamento ai servizi socio sanitari.
✓ Rimpatrio assistito.
✓ Alfabetizzazione.
✓ Consulenza legale.
✓ Mediazione culturale.
✓ Bilancio delle competenze.
✓ Formazione-lavoro.
✓ Supporto per la ricerca casa e lavoro (pocket-money, patti di cura, borse lavoro, ecc.).
✓ Supporto etno-psicologico o etno-psichiatrico, se necessario.
e) Servizi di lobby, sensibilizzazione e prevenzione
✓ Sensibilizzazione dei territori, della scuola, dei servizi sul tema della tratta.
✓ Stipula di accordi e protocolli laddove necessitano azioni formalizzate per applicare al meglio la normativa vigente e per individuare referenti sensibili e preparati all’interno di ogni settore (particolarmente utile per l’ambito dello sfruttamento sui luoghi di lavoro per coinvolgere soggetti “nuovi” come, ad esempio, l’Agenzia delle Entrate, le associazioni datoriali, ecc.).
✓ Sensibilizzazione della popolazione attraverso interventi culturali per rimuovere le cause che determinano e sostengono la domanda:
per lo sfruttamento sessuale significa lavorare sui clienti di chi si prostituisce; per lo sfruttamento sui luoghi di lavoro significa
lavorare sulla cultura che sottende al grande ricorso al lavoro nero presente in Italia.
✓ Attivazione di interventi di prevenzione e sensibilizzazione nei/e con i Paesi da cui partono molte vittime di tratta. Si tratta di interventi di cooperazione internazionale e allo sviluppo.
✓ Azioni di lobby, attivate soprattutto da Coordinamenti di associazioni e Enti o da associazioni “storiche” sul tema, per fare
pressione verso le istituzioni competenti affinché il tema della tratta non rimanga un interesse residuale della politica e delle istituzioni deputate ad occuparsene.
✓ Lavoro di rete, soprattutto nei confronti dei “nuovi” soggetti che si trovano ad entrare in contatto col fenomeno della tratta.
In particolare riguarda le interconnessioni con, ad esempio, l’abuso di sostanze, con i Servizi per le dipendenze; per il disagio psichico e psichiatrico, coi Servizi di igiene mentale e per ciò che attiene la presenza di vittime di tratta nell’ambito dei richiedenti Protezione internazionale, i contatti coi servizi preposti, a cominciare dal
circuito SPRAR. Oltre ai nuovi soggetti da intercettare e coinvolgere, il lavoro di rete presuppone un grande
investimento per la “manutenzione” dell’esistente.

I colloqui con le persone vittime di tratta
• Nella fase iniziale: decodifica della domanda.
– Conoscenza reciproca.
– Creazione di un rapporto di fiducia tra operatore e vittima.
– Spiegazione del ruolo del mediatore/mediatrice e inserimento nella relazione.
• Nella fase intermedia: stabilizzazione della scelta di uscire dallo sfruttamento.
– Ricostruzione della storia di sfruttamento: dati personali, aggancio/reclutamento, viaggio/condizioni, fase dello sfruttamento, motivi della fuoriuscita, rapporti con la famiglia di origine, ecc. (può essere necessaria la consulenza di un legale. In alcuni servizi territoriali la ricostruzione viene demandata totalmente al legale).
• Nella fase di sgancio: bilancio delle competenze, valutazione della conoscenza della lingua, attivazione di capacità e risorse volte all’inserimento socio lavorativo e, se sprovvista, di un inserimento abitativo.

Il Piano Nazionale Antitratta
Secondo la direttiva 2011/36/UE recepita dall’Italia con D.lgs 24.3.2014 il Piano Nazionale Antitratta (PNA) doveva essere emanato dal Dipartimento per le Pari Opportunità (DPO) entro giugno 2014 nonché, entro settembre 2014, doveva essere adottato il Programma unico di emersione, assistenza eprotezione. Alla data di chiusura del presente Manuale Operativo il PNA non è ancora stato approvato e, pur essendo in lavorazione, non possono essere anticipati in alcun modo i contenuti, in quanto la stesura
finale e deve essere ancora sottoposta al vaglio delle varie amministrazioni competenti.

Criticità del Sistema
• Finanziamenti incerti e insufficienti.
• Obbligatorietà della presenza dell’ente locale per accedere ai finanziamenti.
• Progettualità annuale.
• Mancanza di un coordinamento a livello centrale dei diversi interventi.
• Mancanza di rappresentanti delle associazioni a livello di Commissione Interministeriale.
• Disomogenea applicazione dell’articolo 18 (poco applicato il percorso sociale senza denuncia).
• Mancanza di possibilità di inserimenti lavorativi “leggeri” (senza etichetta) per persone in “difficoltà temporanea”.
• Assenza di formazione congiunta (nei primi anni di applicazione dell’articolo 18 era proposta dal DPO).
• Mancanza di restituzione dei dati forniti dal sistema SIRIT.

A cura di: Da Pra Mirta, Marchisella Simona, Obert Ornella.

Cosa comporta lo status di rifugiato

Le connessioni normative in tema di tutela delle vittime di tratta e dei richiedenti protezione internazionale