
La notizia diffusa al 21° European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (Milano, 7-10 maggio 2011) del decesso di una ragazza portoghese di 16 anni, per shock settico da Clostridium sordellii dopo aborto chimico con RU486 e prostaglandine, richiede un approfondimento circa le caratteristiche microbiologiche, cliniche ed etiopatogenetiche di questa infezione mortale.
Che cos’è il Clostridium sordellii?
Il Clostridium sordellii (CS) è un batterio anaerobico, vale a dire che per svilupparsi non richiede la presenza di ossigeno. Produce tossine che sono rapidamente fatali: la tossina letale (LT, Lethal Toxin) e la tossina emorragica (HT, Hemorrhagic Toxin). Rare infezioni da CS possono anche verificarsi dopo un parto spontaneo o dopo taglio cesareo. Il CS può essere presente anche nell’apparato intestinale della donna non gravida senza che si riferiscano sintomi e non producendo tossine. Questo fenomeno è chiamato “colonizzazione”.
Quali sono i sintomi dell’infezione da Clostridium sordellii?
I sintomi iniziali sono: nausea, vomito, diarrea, a volte dolori addominali senza febbre. L’assenza di febbre è un aspetto particolarmente pericoloso in quanto può far sottovalutare una situazione clinica già grave. Con l’aggravarsi dell’infezione e dei sintomi si giunge allo shock settico.
Qual è la correlazione ipotizzabile tra shock settico da CS e aborto chimico con RU486 e misoprostolo?
L’RU486 (mifepristone) usato per l’aborto chimico non svolge solo un’azione antagonista al progesterone (azione antiprogestinica), ormone fondamentale per il regolare sviluppo della gravidanza. L’RU486 è anche un antagonista degli ormoni prodotti dalla corteccia surrenale (glucocorticoidi). Gli ormoni glucocorticoidi svolgono spiccate azioni anti-infiammatorie e sul sistema immunitario. È stato ipotizzato che l’RU486, antagonizzando gli ormoni glucocorticoidi, indebolisca le difese dell’organismo e predisponga alle infezioni come quelle da CS o da altri patogeni. Infatti, in sperimentazioni di laboratorio su cavie trattate con RU486 è stato dimostrato che la mancata risposta immunitaria e anti-infiammatoria aumenta l’incidenza della letalità (Contraception 2005;75:393).
Esistono altri meccanismi collegati all’uso dell’RU486?
L’RU486, antagonizzando l’azione fisiologica del progesterone, induce la necrosi dell’embrione, della placenta e della decidua. Il tessuto necrotico presente in utero rappresenta il terreno ideale per lo sviluppo e la moltiplicazione dei batteri anaerobi come il CS (The Lancet Infectious Diseases 2006;6:11).
Nello shock settico da CS, il misoprostolo somministrato dopo l’RU486 può essere una concausa?
Il misoprostolo, molecola di sintesi, è la prostaglandina di elezione usata con l’RU486 per l’aborto chimico. La sua efficacia abortiva è valutata intorno al 70% e in associazione con l’RU486 l’efficacia abortiva aumenta al 92.3%-94.7%. Il misoprostolo imita l’azione svolta dalle prostaglandine di tipo 2 (PGE2), presenti fisiologicamente nell’organismo. Le PGE2, secondo complessi meccanismi e bilanciamenti organici, hanno proprietà immunosoppressive. Infatti, le PGE2 – quando sono significativamente presenti nel tratto genitale durante la gravidanza – possono essere un’importante causa delle più comuni infezioni a carico dell’utero gravido. Da studi in vitro è stato evidenziato che il misoprostolo, potenziando l’azione delle PGE2, riduce le difese dell’organismo nei confronti del CS (The Journal of Immunology 2008;180:8222-8230).
E per quanto riguarda i decessi per emorragia? Quali sono i meccanismi ipotizzabili?
Ancora una volta è coinvolta l’azione antagonista dell’RU486 nei confronti degli ormoni glucocorticoidi della corteccia surrenale. Gli ormoni glucocorticoidi prevengono la sovrapproduzione di sostanze (NO: nitric oxide) che, in quanto potenti vasodilatatori, sono state associate all’insorgenza di emorragie. È stato rilevato che gli ormoni glucocorticoidi contribuiscono a controllare l’emorragia nel post-aborto. L’RU486, invece, bloccando l’azione degli ormoni glucocorticoidi, induce un eccesso di sostanze vasodilatatrici ed impedisce il controllo dell’emorragia nel post-aborto. È stato ipotizzato che questa possa essere una delle cause di emorragie riscontrate negli aborti con RU486 (The Annals of Pharmacotherapy 2007;41:2002-2007).
bioFILES n.4
a cura di Lucio Romano
Università di Napoli “Federico II”
Dip. Scienze Ostetriche e Ginecologiche
Copresidente nazionale Associazione Scienza & Vita