Il culto della Madonna della Lettera festeggiata ogni anno il 3 giugno, è diffuso nella città dello Stretto, in particolare nel comune di Messina, e si estende anche a Palmi (provincia di Reggio Calabria), Finale (provincia di Palermo) e Pannaconi (provincia di Vibo Valentia).
Messina è un rarissimo esempio nella storia del cristianesimo in cui il Santo Patrono di una città sceglie personalmente il suo patrocinio invece di essere scelto.
La storia ha inizio con san Paolo, che visitò Messina per annunciarvi il Vangelo. Arrivo’ quasi sicuramente a in città nel porto falcato o a sud di Messina presso un antico scalo, importante in quel periodo storico e chiamato oggi appunto Cala San Paolo. In questa baia naturale, si conserva un’antichissima Chiesa consacrata all’Apostolo e nelle immediate vicinanze è posta un’antica pietra miliare di epoca romana sulla quale San Paolo predicò.
Molti messinesi si convertirono al Cristianesimo. Nel 42 d.C., quando Paolo si preparava a tornare in Palestina, alcuni messinesi dopo aver sentito la predicazione di Paolo Apostolo nel Villaggio di Briga Marina chiesero di poterlo accompagnare per incontrare personalmente la Madonna. Si recarono quindi in Palestina portando una lettera nella quale i numerosi concittadini convertiti professavano la loro fede e chiedevano la protezione di Maria. Il porto di Messina era un luogo di grande movimento con navi provenienti da varie parti del Mar Mediterraneo, e non fu difficile imbarcarsi su una di esse e navigare rapidamente verso il Medio Oriente.
Secondo la tradizione, il 3 giugno di quell’anno la Madonna scrisse una Lettera e la consegnò agli ambasciatori messinesi Girolamo Origgiano, Marcello Benefacite, Centurione Mulè e Ottavio Brizio. Questo gesto benedisse la città di Messina e la Madonna divenne la sua Patrona. La Lettera era legata con alcuni capelli della Vergine. Oltre al manoscritto prezioso, ricevettero anche la protezione perpetua della città. L’ambasciata tornò a Messina l’8 settembre dello stesso anno, ma purtroppo l’originale del prezioso documento della Madonna andò perduto.
Ma è una leggenda o un fatto reale?
La Lettera fu veramente scritta e consegnata ai messinesi. Questa testimonianza ci viene dallo storico spagnolo Flavio Lucio Destro nel suo “Chronicon Omnimodae Historiae” del 440 d.C., amico di San Girolamo, il primo traduttore della Bibbia dal greco al latino. Nel suo testo, per l’anno 86 d.C., riporta testualmente: “Presso i messinesi è celebre la memoria della Beata Vergine Maria avendo essa dato loro una dolce lettera”, dimostrando così l’autenticità e l’antichità della venerazione dei messinesi verso la Madonna della Lettera.
Orofane, un storico greco dell’XI secolo, menziona la visita di Paolo a Reggio, il suo passaggio a Messina, la sua predicazione, la conversione dei cittadini, la partenza degli ambasciatori da Messina e la visita alla Madonna con il suo chirografo (In “De habitationibus et nobilitatibus mundi” DICE: “messaggio consegnato in lingua ebraica, messaggio tuttora custodito, dice, dalla città «sub Damusarii theatris».) . Anche numerosi Pontefici hanno ufficialmente sostenuto l’autenticità del culto verso la Madonna della Lettera, tra cui Paolo V nel 1616, Urbano VIII nel 1626, Innocenzo X, Alessandro VII, Clemente IX, Clemente X, Innocenzo XI, Innocenzo XII, Innocenzo XIII, Pio IX nel 1870 e Paolo VI nel 1964. Benedetto XIII, nei suoi “Sermoni Mariani”, ha scritto: “Leggiamo tre lettere che la Vergine ha scritto: una a S. Ignazio Martire, Patriarca di Antiochia, una ai Fiorentini e una ai Messinesi che si rivolsero a Lei dopo aver sentito la predicazione di S. Paolo”.
Presso il Duomo di Messina viene conservata una ciocca di capelli che sarebbe quella che legava la lettera della Madonna, che viene esposta durante il giorno del Corpus Domini. Questa ciocca è incastonata nell’albero di un piccolo galeone realizzato in argento e rappresenta uno degli esempi della protezione della Madonna nei confronti di Messina.
Ma vi sono poi altre testimonianze storiche interessanti tra cui le Choree di Modica in occasione della liberazione dagli arabi nel 1060, e numerose tracce storiche in testi in varie lingue.
Vi è perfino una conferma che potremmo definire mistica: nel 1647, suor Maria Roccaforte, una monaca benedettina di Bivona nota per le sue rivelazioni confessate al suo padre spirituale su Santa Rosalia, ebbe delle visioni della Vergine Maria e dell’Angelo Custode. Durante queste visioni, le venne confermata l’autenticità della Lettera.
Questo è il testo della lettera di cui abbiamo una traduzione latina dall’arabo di una copia antica posseduta a sua volta dal Patriarca di Antiochia, fatta nel 1716, dal monaco Gregorio Arena, che confermo’ definitivamente la veridicità del testo:
«Umilissima serva di Dio, Madre di Gesù crocifisso, della tribù di Giuda, della stirpe di Davide, salute a tutti i messinesi e Benedizione di Dio Padre Onnipotente. Ci consta per pubblico strumento che voi tutti con fede grande avete a noi spedito Legati e Ambasciatori, confessando che il Nostro Figlio, generato da Dio sia Dio e uomo e che dopo la sua resurrezione salì al cielo: avendo voi conosciuta la via della verità per mezzo della predicazione di Paolo apostolo eletto per la qual cosa benediciamo voi e la vostra città della quale noi vogliamo essere perpetua protettrice. Da Gerusalemme 3 giugno anno 42 di Nostro Figlio. Indizione 1 luna XXVII».
Non si festeggiò sempre il 3 giugno, fu solo nel 1636 che venne scelto di festeggiare il 3 giugno anzichè l’8 settembre che era la data in cui i 4 ambasciatori messinesi giunsero in città con la lettera.
Vi sono dubbi su particolari storici della lettera? Si.
Ad esempio i nomi dei 4 ambasciatori potrebbero essere traduzioni non perfette.
Il 42 d.c potrebbe essere stato conteggiato diversamente.
Certamente già nei primi secoli vi fu la devozione. Non abbiamo trovato i riferimenti della datazione della lettera in arabo di cui esiste copia, ma solo perchè non siamo filologi o archeologi.