L’anima umana e il desiderio d’immortalità (Bruto Maria Bruti)

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L’essere umano desidera che i suoi momenti di felicità siano tali da soddisfarlo perfettamente e tali, quindi, da non finire mai. Il desiderio di felicità assoluta comporta il desiderio dell’immortalità perché la felicità assoluta non sarebbe tale se dovesse finire con la morte. Il desiderio d’immortalità introduce il concetto di un tempo diverso da quello attuale dove la felicità non ha termine e che chiamiamo eternità.

San Tommaso d’Aquino spiega che si può desiderare qualcosa – anche di nuovo – ma solo a partire da qualcosa che già si conosce.

Per esempio, posso desiderare di camminare nell’aria perché conosco la possibilità di camminare in terra e conosco l’esistenza del cielo, posso desiderare l’esistenza di forme di vita nell’universo perché conosco due
cose: la vita e l’universo.

Posso desiderare una felicità assoluta, cioè libera da vincoli e da limitazioni e tale, quindi, da non finire mai perché esiste già in me qualcosa che tende alla perfezione e all’eternità.

Ogni soggetto dotato di conoscenza desidera di perdurare nell’essere nel modo con il quale conosce l’essere: quello che conosce l’essere di un momento desidera solo questa esistenza momentanea, quello che conosce l’essere perpetuo desidera di essere sempre e poiché nessun desiderio naturale può essere vano, questo soggetto conoscente deve essere sempre.

Lo stesso suicidio non è una negazione del desiderio di felicità perfetta e quindi immortalità.

Nella maggior parte dei casi, il suicidio non è un atto di amore per la morte in se stessa ma una fuga dal dolore.

In alcuni rari casi il suicidio può essere il frutto della superbia, cioè della disordinata stima di se stessi. Il superbo può giungere a rifiutare la sua dipendenza dal Creatore fino al punto di voler essere padrone del momento della sua morte. Il filosofo ateo Friedrich Wilhelm Nietzsche, in Così parlò Zarathustra, giunge ad esaltare – la libera morte, che viene a me, perché io voglio-.

Zarathustra, tuttavia, non desidera la morte per se stessa ma cerca soltanto di ribellarsi alla sua condizione di essere – mortale – dandosi la morte.

Scrive lo psichiatra ateo Vittorino Andreoli:
“Ho bisogno di pensarmi eterno per trovare il coraggio di vivere”

( Bruto Maria Bruti )

Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano

pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0

Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).

Il libro si puo’ trovare e chiedere (talvolta ordinandolo) in qualsiasi libreria.
Oppure su
IBS La nostra sessualità. Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano – Bruto M. Bruti – Libro – SugarCo – Argomenti | laFeltrinelli
oppure ad esempio
La nostra sessualità – Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano libro, Bruti Bruto M., SugarCo, giugno 2010, Sessualità e morale – LibreriadelSanto.it

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