Padre Geppo è un gesuita vissuto molti anni tra Cuneo e Torino.
Avreste dovuto conoscoscerlo, viveva da povero, dedicando tutto il suo tempo alla preghiera, ai poveri, ai giovani e all’annuncio del Vangelo.
Tra le sue prediche ripetute allo sfinimento c’era una riflessione sulle cinque S che tentano l’uomo.
Soldi
Successo
Sesso
Stomaco.
Tutti i peccati derivano in fondo da queste tentazioni che si innestano su desideri talvolta legittimi per l’essere umano..
Hai fame, hai un marito/moglie, hai bisogno di mantenerti, hai il desiderio di far bene il tuo lavoro o la tua arte, cose lecite che il male usa per nascondersi.
Quel che contamina queste S che fan parte della vita è l’ultima S.
La Superbia. Che ci illude che da soli possiamo vivere e trovare la gioia piena.
Che possiamo fare a meno di Dio, che possiamo stare senza di Lui.
Ci illudiamo che nelle altre S stia la nostra felicità.
Che ci basti soddisfare lo stomaco, il sesso, avere tutto (soldi), avere un buon lavoro o una buona reputazione o avere tanti like (successo)
Da gesuita Padre Geppo ci ricordava che è stata anche l’ultima tentazione di Gesù nel deserto narrata nei Vangeli.
Prima Gesù venne tentato con lo stomaco “Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane”
Poi venne tentato con “Se sei Figlio di Dio, gettati giù” …il successo, … il potere.
Poi venne l’ultima tentazione “Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai” ovvero la superbia di rinunciare a Dio e servire se stessi, seguire il male.
Gesù venne tentato perfino di rinunciare alla sua regalità, alla sua divinità per servire una creatura, il Diavolo.
Il finale, la risposta alle cinque S è nel Vangelo:
“Gesù gli rispose:
– Vattene, Satana! Sta scritto infatti:
Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto.
Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.” Mt 4, 1-11
Padre Geppo, diminutivo di Giuseppe, ci diceva che per vincere quelle cinque S tentatrici bisogna star vicini a Dio.
Non lasciare spazio ai peccati, perfino quelli piccoli.
Senza angoscia o legalismo, ma con sincerità spietata verso il male.
Suggeriva di confessarsi spesso, far la comunione, far del bene, amare per primi, stimare il prossimo migliore di noi e ricordarci quel che diceva Sant’Ignazio
“L’uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore, e, mediante questo, salvare la propria anima; e le altre cose sulla faccia della terra sono create per l’uomo, e perché lo aiutino a conseguire il fine per cui è creato. Ne segue che l’uomo tanto deve usare di esse, quanto lo aiutano per il suo fine, e tanto deve liberarsene, quanto glielo impediscono.” (Sant’Ignazio di Loyola)
Grazie Geppo dei tuoi insegnamenti
Paolo Botti