Il Dogma marxista: se ci sono i poveri la colpa è dei ricchi.
Questo dogma creato dall’ideologia marxista viene anche espresso in versione aggiornata ( si tratta ” dell’ideologia terzomondista “):
1) Se i neri muoiono di fame è per colpa del consumismo del Nord del Mondo
2) Se i neri muoino di fame è perché il Nord del mondo consuma l’80 per cento della ricchezza
Riflessione:
Cosa si intende per consumismo? In realtà la società dei consumi nasce con l’industria. Una critica radicale alla società dei consumi presuppone la condanna della rivoluzione industriale.
Giovanni Paolo II, nella Centesimus Annus ( n.36 ), propone di indicare con la parola consumismo ( nella sua accezione negativa ) solo quelle abitudini di consumo illecite e dannose per la salute fisica e spirituale sia del consumatore che degli altri uomini.
Per esempio, rientrano nel consumismo, dice il Pontefice, il fenomeno della droga e della pornografia ed altre forme di consumismo che sfruttano la fragilità dei deboli e la necessità estrema dei poveri.
La colonizzazione in Africa è durata 60 anni. Gli europei hanno due gravi colpe verso l’Africa: durante la colonizzazione, accanto alle scuole, alle strade, agli ospedali, hanno anche prodotto schiavismo e razzismo.
Dopo la colonizzazione, l’altra colpa, è quella di aver concesso l’indipendenza in modo improvviso senza preparazione adeguata: 40 anni dopo l’indipendenza del 1960, i popoli neri stavano molto peggio di prima per instabilità politica e assenza di politiche di sviluppo.
Poi è arrivato il colpo di grazia del comunismo: nel decenio 80-90 quasi tutti i morti per fame si concentrano in quei paesi africani che hanno avuto un regime politico comunista o socialista: Etiopia, Madagascar, Mozambico, Angola, Senegal, Tanzania
I paesi africani sono poveri solo perché noi siamo ricchi?
Questo è un pilastro del terzomondismo, cioè della guerra ideologica marxista applicata al terzo mondo.
Questa ideologia nasce dal presupposto errato che la ricchezza sia una sorta di torta già bella e pronta che deve solo essere divisa: si dice che il 20% della popolazione mondiale consuma l’80 % della ricchezza…
In realtà la ricchezza è prima di tutto una torta che deve essere prodotta e la verità è che il 20 per cento della popolazione mondiale produce l’80 per cento della ricchezza, mentre l’80 per cento della popolazione del terzo mondo produce solo il 20 per cento delle ricchezze.
Se la ricchezza è una torta da produrre, io posso dartene anche una metà della mia, ma quello che è veramente importante è che tu ne produca tanta come ne produco io.
Nei paesi africani non c’è sviluppo perché non c’è cultura: ci sono popoli ancora rimasti all’età della pietra. Nell’agricoltura tradizionale africana, per esempio, i metodi primitivi di coltivazione dei campi riescono a produrre solo 4 quintali di riso per ettaro contro i nostri 80 quintali di riso per ettaro.
Il Sud Africa è un’eccezione – copre con la sua produzione di grano l’insufficiente produzione della Tanzania, dello Zambia, del Malawi, del Mozambico – solo perché il contadino nero sudafricano ha una sufficiente istruzione. Negli altri paesi non c’è istruzione.
Non basta azzerare il debito ( anche se è una cosa buona ) perché in meno di dieci anni, quando un popolo importa il 30 per cento del cibo che consuma e non esporta nulla, il debito diventerà come quello di prima.
Ugualmente, non basta regalare solo cibo, bisogna prima di tutto insegnare a produrlo. Il vero motore dell’economia è lo sviluppo culturale e nell’Africa, se togliamo le poche scuole delle missioni cattoliche e protestanti, quasi non esistono scuole.
In Africa arrivano gli Arabi e altri popoli islamici che con i soldi del petrolio acquistano tutto quanto è in vendita: diffondono l’islam ma non creano educazione né sviluppo
( Bruto Maria Bruti )
Bruto Maria Bruti
LA NOSTRA SESSUALITÀ
Felicità, desiderio e piacere nell’essere umano
pp. 168 – € 15,50
ISBN 978-88-7198-593-0
Questo libro è un sollievo. Il professor Bruti ci parla di cose belle, grandi, importanti. Ci parla di amore, di un progetto personale che si compie nell’unione con l’altro, del desiderio di potersi abbandonare nel completo godimento di un eterno abbraccio. È un sollievo, dicevo, leggere di noi stessi, della nostra sessualità e della persona che amiamo in questi termini. Dopo anni in cui gli «esperti» hanno tentato di convincerci che la gioia è «nient’altro che» un «orgasmo», che la persona amata è «nient’altro che» un «oggetto sessuale», che il sesso è «nient’altro che» un «meccanismo relativamente semplice che provvede alla reazione erotica quando gli stimoli fisici e psichici sono sufficienti», finalmente qualcuno ci dice che in realtà dell’altro ci sarebbe: il nostro desiderio di sentirci amati in modo unico, esclusivo, incondizionato, per sempre (dalla Presentazione di Roberto Marchesini).
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