Wendy Uba conosce bene il mondo della prostituzione nigeriana per averlo vissuto e per essere riuscita a uscirne. Tanto bene da aver deciso di descriverlo in un libro, in collaborazione con la sociologa Paola Monzini: Il mio nome non è Wendy (Laterza, Roma-Bari 2007, pp. 189, euro 9).
Wendy (nome di fantasia, che la ragazza usava con i clienti) racconta la sua esperienza di prostituta in Italia.
Con quali mezzi gli sfruttatori costringono le ragazze a prostituirsi?
I mezzi sono molti.
Innanzi tutto va detto che le ragazze arrivano in Italia con documenti contraffatti. Documenti che vengono poi sequestrati dagli sfruttatori, che li utilizzano per far arrivare altre donne. Il fatto di non avere passaporto e permesso di soggiorno, lascia le ragazze in balia del racket. Vengono poi utilizzate anche le ritorsioni fisiche ed economiche sui parenti. Gli sfruttatori minacciano: «Se vostra figlia non si impegna nel lavoro vi uccidiamo o vi portiamo via casa, terreni, ecc.». Anche se c’è da dire che spesso sono le stesse famiglie a vendere per denaro le ragazze.
Quale ruolo ha il voudou?
Le ragazze, prima della partenza, sono sottoposte a riti voudou (che
chiamano ju ju) attraverso i quali si impegnano a pagare il loro debito e a non denunciare i «protettori». Questi riti consistono nel far bere alle ragazze miscugli o pozioni «magiche», spesso vengono anche prelevati loro peli pubici o delle ascelle, sangue mestruale o indumenti intimi. Le ragazze, soprattutto quelle delle etnie benin e yoruba che credono maggiormente nel voudou, si convincono che, se «sgarreranno», il rito al quale sono state sottoposte le farà impazzire o impedirà loro di avere una vita serena.
Perché nel mondo della prostituzione nigeriana sta aumentando la violenza?
Gli sfruttatori impongono alle ragazze di portare loro ogni settimana almeno mille euro (al netto dei soldi dell’affitto della casa, dei vestiti, del vitto e l’affitto dei posti di lavoro, che vengono pagati a parte). Se non viene raccolta la cifra prestabilita, allora si scatena la violenza. I
«protettori» fanno valere le maniere forti: picchiano le ragazze, non danno loro da mangiare per giorni e le umiliano. Recentemente, poi, in Italia si stanno affermando i cult e i black eyes. In origine erano associazioni universitarie nate per un mutuo aiuto tra studenti.
Nel tempo si sono trasformate in qualcosa di simile alla mafia. Il governo nigeriano qualche anno fa le ha sciolte, perché erano diventate una minaccia per l’ordine pubblico. Alcuni membri di queste associazioni sono però emigrati in Europa e qui si sono dedicati a estorsioni, rapine, spaccio di droga e prostituzione. Quando una ragazza si ribella al volere della maman, questa paga i membri dei gruppi per punirla violentemente.
Che rapporto c’è con i clienti?
Ci sono clienti che hanno una forma di «rispetto» verso le prostitute.
Alcuni si affezionano al punto tale che poi sposano le ragazze. Va detto però che le favole alla Pretty Woman sono rarissime. Molti clienti hanno problemi psicologici e pretendono dalle ragazze prestazioni umilianti. Altri sono violenti e picchiano le ragazze anche senza ragione. La realtà delle nigeriane sulle strade è durissima e squallida.
Enrico Casalev- Popoli