Il web, droga senza sostanza: La distorsione del tempo e dello spazio

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Il tempo digitale è più denso, “è come un letto a castello anziché a due piazze”. Basti pensare al modo frenetico in cui si leggono le pagine sul web, al multitasking che ci viene imposto dai tempi della rete. Veniamo continuamente iperstimolati: passiamo dai siti, all’email, alle notizie, ai video, ai social. Poiché le attese si sono azzerate anche la “capacità di attendere” è diminuita. E l’incapacità di attendere è alla base della compulsione.

La chat è più lenta di una comunicazione verbale, per cui alla fine di una conversazione via chat il tempo trascorso sarà molto maggiore di quanto sarebbe stato se la comunicazione fosse avvenuta a voce. Questo però viene percepito solo successivamente quando controllando l’orologio si vede che, come spesso succede, si è rimasti online molto più tempo di quanto ci si era prefissati.

Poi, c’è lo spazio. Allo stesso modo in cui Internet ci rende incapaci di attendere, cancella anche la tolleranza per la solitudine. Le relazioni web mediate possono accadere ovunque, da qualunque stanza della casa, città o nazione ridefinendo la concezione di “vicino” e “lontano”.

Problematica psicopatologica che ne consegue, è l’alterazione spazio-temporale prodotta nel soggetto che rimane collegato per molte ore, talvolta per giorni, in Internet. Alcuni pazienti vanno incontro a veri e propri stati deliranti in rapporto al costante utilizzo della rete.

A cura di Giuseppe Cuoghi, Psicologo, U.O. Medicina delle Dipendenze, Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata Verona. Tratto da “Formazione continua sulla personalizzazione delle cure” di Viviana Olivieri, Verona, 2015.

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