La testimonianza del miracolo

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tratto dall’Enciclopedia di Apologetica – quinta edizione – traduzione del testo APOLOGÉTIQUE Nos raisons de croire – Réponses aux objection

Il miracolo nell’Antico Testamento.

L’Antico Testamento è la storia, la dottrina e la regola di vita dell’alleanza conclusa tra Dio e il suo popolo. La condizione dell’alleanza fu la liberazione dalla servitù; le garanzie furono i prodigi operati da Dio in Egitto, al Mar Rosso e nel deserto. L’alleanza fu conclusa tra i prodigi del Sinai. I libri dell’Antico Testamento, da capo a fondo, ricordano la storia dell’alleanza, che è il centro al quale ritorna continuamente il pensiero degli autori ispirati. L’insieme dei molti miracoli narrati, fondamentale nell’economia della religione antica, prende senso dal miracolo centrale del Sinai; i miracoli sono i mezzi scelti da Dio per farsi conoscere dai suoi eletti, per preservarli dal male, unirli a Sè.

…e nel Nuovo. – La Resurrezione di Gesti Cristo fu il fondamento e l’oggetto quasi esclusivo della predicazione degli apostoli, che sono ” i testimoni della resurrezione ” (Atti 1, 22) e a questo titolo al posto di Giuda venne scelto Mattia. I discorsi di San Pietro, riportati nel libro degli Atti espongono semplicemente che Gesù è risorto, traendo da questo fatto divino l’insegnamento, cioè i dommi del cristianesimo e le regole della sua morale. In questo modo tutto il Nuovo Testamento converge verso il prodigio supremo.

Gesù compì certamente miracoli tanto numerosi che, al dire di San Giovanni, non basterebbero i libri del mondo intero per riferirli (21, 25); però quanto di meraviglioso venne operato da Gesù tendeva all’identico fine cui tendeva la Resurrezione, come ci fanno sapere gli evangelisti e come ci dice ancor più chiaramente Gesù: per credere in Lui i Giudei avevano e noi abbiamo “la testimonianza” del Padre “le opere” del Messia (Gv., 5, 37; 10, 25); e, per convincere i messi di Giovanni che Egli è Dio, Gesù li invita a guardare gli zoppi che camminano, i ciechi che vedono.

Si comprende cosi l’unità di quest’idea dell’opera di Dio che domina tutta la religione. Nell’Antico Testamento Dio salva il suo popolo, contrae un’alleanza con esso, lo chiama, lo istruisce, lo castiga, lo obbliga ad essere il depositario a dell’alleanza, del culto, delle promesse n (Rom., 9, 4), preparando in questo modo la venuta del Figlio suo. Il Nuovo Testamento reca la salute non di un popolo, ma dell’umanità e tutto il prodigioso operato da Dio è ordinato all’opera di salute e di santità.

I miracoli sono parole di Dio.

– Le azioni che Dio solo può compiere, che autenticano i suoi appelli, orientano le anime verso di Lui e che oggi chiamiamo miracoli, in fondo, come dice sant’Agostino, sono parole di Dio (opera Verbi verbo) destinate a compiere la sua opera nelle anime. Per non passare quasi tutte le pagine dei libri sacri, tralasciamo la prova di queste tesi, che sono evid enti per chiunque abbia almeno un po’ di familiarità con la Bibbia, e ce ne possiamo render conto consultando in un dizionario ebraico o greco neotestamentario le parole: mopketh, segno, niphelaoth, meraviglia, riportandosi ai testi citati, o semplicemente rileggendo a caso racconti di miracoli. Quindi la nozione del miracolo cristiano è tutta religiosa ed esclude assolutamente l’idea pagana del prodigio sensibile senza uno scopo spirituale.

Allora nulla è più giustificato e anche più necessario di questa nozione. La religione è un rapporto vivente tra Dio e le anime, una comunicazione personale e quindi anche una relazione di azioni personali. Dio ha cura individuale di ciascuno di noi, poiché, come dice Gesù, Egli ha contato i nostri capelli. La azione individuale di Dio verso di noi non può essere contenuta entro le maglie di un determinismo universale, che lo priva proprio del suo carattere personale. D’altronde quella della civiltà umana è la storia delle vittorie dell’uomo sulla natura, il quale con la scienza e la tecnica giunge a servirsi delle leggi fisiche e a ottenere per la sua utilità risultati che la natura da sola non avrebbe mai realizzato. Ed è innegabile, ad esempio, che le case, le strade, le ferrovie, sono effetti che solo l’attività umana può produrre utilizzando le leggi fisiche. Ora chi può sostenere che Dio è meno padrone dell’uomo di queste leggi e non sappia o non possa usarne? La possibilità del miracolo è evidente per chi sa che Dio esiste e lo conosce come intelligenza e bontà somma.

La credenza al miracolo nelle civiltà primitive.

– C’è pertanto chi immagina che la credenza al miracolo sia un resto della mentalità primitiva e che scomparirà sotto l’influsso del pensiero scientifico. I popoli selvaggi non hanno nessuna idea delle leggi della natura e meno ancora della loro necessità; per essi nulla è impossibile e anzi concepiscono il mondo dominato o piuttosto costituito come da forze capricciose su cui l’uomo ha potere mediante operazioni magiche. Recentemente Lévy-Briihl (1) ha dimostrato che i racconti mitici sono mezzi per mantenersi in rapporto con gli antenati semi-uomini e semi-animali che un tempo facevano tutto ciò che volevano. Altri, senza ricorrere alla mitologia dei Marind-anim e degli Australiani dell’Ovest, credono che tutta la natura sia compenetrata di una forza impersonale, il ” mana ” e che l’uomo con certi mezzi possa agire su di essa.

…e tra i popoli evoluti.

– Anche alcune civiltà molto progredite hanno conservato gran parte di questa mentalità primitiva, come la speculazione hindù sui Veda, die considera il sacrificio non come un omaggio agli dèi, ma come un sistema di pratiche infallibili per agire sul fondo divino delle cose e sottometterle ai voleri dell’uomo, per cui il sacrificio finisce coll’essere superiore agli stessi dèi.

Intanto le osservazioni astronomiche rivelarono ad altri popoli che il mondo è governato da un ordine indipendente dalla volontà umana. I Caldei e i Cinesi riferiscono a quest’ordine cosmico le necessità sociali, formando cosi una morale in cui si identificano le leggi del mondo fisico e quelle del mondo morale (2).

(1) La mithologie primitive, Parigi, Alcan, 1935.
(2) Vedi R. Berthelot, L’Astrobiologie et la pensée de l’Asie, Parigi, Alcan. Il Berthelot, le cui pagine sulla Caldea e la Cina sono suggestive, conosce il cristianesimo solo attraverso Loisy.

Più tardi le scoperte scientifiche estesero fino agli ultimi limiti della natura l’idea dell’ordine necessario, ma i credenti non hanno rinunciato alla persuasione che Dio intervenga nell’universo con azioni libere. I teologi cristiani razionalizzarono e affinarono la vecchia idea dell’influsso dell’uomo sul “mana”, dell’operazione magica con cui il sacrificatore hindù domina la potenza suprema; ma anche quest’idea, non meno delle altre, viene dal fondo della mentalità primitiva. Questa l’idea che certuni si fanno del miracolo cristiano.

Miracolo cristiano e prodigio pagano.

– Per poco che si rifletta si vede quanto sia ingannevole questo ravvicinamento tra il miracolo cristiano e la mitologia dei selvaggi, che non si somigliano, anzi si escludono.

Per il primitivo tutto è possibile, e i prodigi che crede reali sono grossolani eventi corporei, privi di rapporti con la vita dello spirito o che tutt’al più sono diretti ai suoi interessi egoistici Questi avvenimenti ci sorprendono, ma in se stessi sono privi di senso e non sono fatti per illuminare o migliorare gli uomini.

Invece nella concezione cristiana il miracolo e una manifestazione di Dio (opera Verbi verbo), che illumina, ammonisce, soccorre e di cui Dio si serve per elevarci e unirci a Lui. Il miracolo cristiano è essenzialmente d’ordine religioso e ha un significato intelligibile; invece il prodigio dei primitivi è semplicemente un elemento perduto nel caos. Il grottesco, la bassezza, l’inutile, il non senso non possono essere miracoli (3).

Intanto la confusione odierna tra prodigio pagano e miracolo cristiano è probabilmente la principale difficoltà per cui la maggior parte degl’increduli istruiti respingono le prove classiche del cristianesimo (4).

Il rifiuto del miracolo da parte della teoria scientista.

– Nonostante la celebre tesi del Boutroux, permane la concezione ” scientista ” d’una rigidità infrangibile delle leggi della natura e continua a dominare molti spiriti, che però sarebbero molto impacciati se dovessero esporre la teoria per cui respingono il miracolo. In realtà su che cosa si può fondare quest’assoluta necessità delle leggi naturali? Non sull’esperienza che ci mostra, è vero, moltissimi casi in cui le leggi si applicano costantemente, ma non può dimostrare che si applichino ovunque e sempre, anche quando Dio vuoi agire direttamente sulle anime. Non è nemmeno una deduzione, perché le leggi della natura non si deducono affatto da principi fisici o logici, che sarebbero loro anteriori (5).

In fondo la convinzione scientista che il miracolo sia impossibile (oltre i pregiudizi antireligiosi) viene unicamente dal modo di concepire la ragione. Dal fatto che essa non riusci a chiarire gli avvenimenti del mondo supponendo il determinismo, e che è portata a respingere ciò che non comprende completamente, si trae la conclusione die l’uomo deve respingere ogni intervento soprannaturale, anche se accertato da quanti testimoni si voglia.

(3)Ma non dobbiamo giudicare i miracoli di altre età con i pregiudizi della nostra.
(4)Sul significato dei miracoli del Vangelo v. L. Fonck, / miracoli del Signore nel Vangelo, I, p. 138-162, Roma, Pontifìcio Istituto Biblico, 1914, e ancor meglio Jésus-Ckrìst del P. de Grandmaison.
(5)V. Boutrodx, De la contingence des lois de la nature, Parigi, Alcan; Meyerson, De l’explication dans les scìences, t. I, Parigi, Alcan.

Che cosa pensare di quésto rinato?

– Nella sua Introduction aux ètudes historiques, Seignobos scrisse che nessun fatto è stato accertato da tanti testimoni quanto l’esistenza del diavolo, e che tuttavia la storia non deve tener nessun conto di simili testimonianze. Fatte le debite riserve sui testimoni dell’esistenza del diavolo, che non sono poi cosi numerosi come dice Seignobos, né soprattutto sono sempre chiaroveggenti e chiari (voglio ben credere al Curato d’Ars quando parla del ” Grappin “, ma non ai clienti degli stregoni!), è chiaro che simile affermazione esclude a priori le realtà religiose.

Nel suo genere quest’esclusione è altrettanto assurda quanto la negazione a priori delle realtà fisiche dei tardi seguaci della fisica di Aristotele nel secolo xvh; inoltre suppone che la testimonianza religiosa sia sempre irrecettibile. inquinata da stupida credulità o da partito preso. Ma basta consultare i mistici o i canonisti che conducono le inchieste sui santi, per vedere come la Chiesa e le anime cristiane siano estremamente diligenti per evitare ogni illusione o pregiudizio (6). Anche il cristiano, come insegna espressamente san Giovanni della Croce, è normalmente nell’atteggiamento di chi ammette l’intervento del soprannaturale solo se vi e assolutamente costretto.

Il miracolo e i protestanti.

– Proprio perché comprendono male questa esigenza della coscienza religiosa, altri pretendono dì rigettare il miracolo in nome della religione stessa, come molti protestanti che oggi non credono alla realtà dei miracoli fisici (tempesta sedata, moltiplicazione dei pani, ecc.) narrati dai Vangeli e ammettono soltanto i miracoli spirituali. Altri tirano le estreme conseguenze e pretendono che l’unico miracolo reale, l’unico degno di Dio, sia la fede die giustifica il cristiano. Perfino la resurrezione di Gesù Cristo sembra loro inutile e incredibile, perchè fuori della religione a in spirito e verità “. Ma questo significa presentare una religione orgogliosa e parziale e, come gli antichi doceti rifiutavano di credere che il Figlio di Dio avesse potuto prendere un corpo, essi delimitano a priori una sfera spirituale dove concedono a Dio il diritto d’intervenire e dichiarano la sfera corporea indegna di Lui. Ma rimane il fatto che Dio ci ha creati anima e corpo, e il mistero dell’Incarnazione ci dimostra abbastanza chiaramente che Dio vuoi prenderci tali e quali siamo; abbassandosi fino a noi, santificando e in qualche modo divinizzando il nostro corpo. Supporre che la sua azione sull’umanità non possa manifestarsi nella materia significa fargli ingiuria.

Risposta a Spinoza.

– Spinoza scrisse questa stupidaggine: i miracoli, supposto che ci siano, invece di portarci a credere in Dio ci farebbero dubitare della sua esistenza, perchè Dio è essenzialmente il pensiero e l’ordine e il miracolo, sospendendo l’efficacia delle cause seconde e introducendo l’incomprensibile nel mondo, rovescierebbe i principi della ragione, die servono a stabilire l’esistenza di Dio.

Fa meraviglia che Spinoza, cosi istruito nella Bibbia, abbia pensato questa grossolana caricatura del miracolo, die se fosse solo un prodigio e un fatto privo di relazione con chicchessia, che apre un vuoto nella natura, rovescerebbe certamente i principi della ragione e c’impedirebbe di pensare l’esistenza di Dio.

(6) Art. Canonisations des saitils, in D.T.C., t. II col. 1626-1659.

Ma abbiamo visto che il miracolo cristiano avviene soltanto in vista della nostra vita spirituale, che è una testimonianza di Dio, legata a tutto l’insieme della Rivelazione e che per essenza comporta un’intelligibilità.

Difficoltà sollevate dal determinismo.

– I seguaci del determinismo cercano di prenderci con un’altra difficoltà col dire che essendo il miracolo un ipotetico, diretto e straordinario intervento di Dio, spezza la maglia delle cause e delle leggi fisiche, aprendo dei vuoti nell’universo. Come avvengano queste rotture e dove si pongano esattamente questi vuoti e come Dio raccoglie queste maglie, dopo averne spezzata qualcuna?

La presente questione è in tutto simile a quella dell’accordo tra le libere azioni umane e il determinismo delle leggi naturali. Io scrivo una lettera o mi intrattengo con qualcuno, con azioni libere che introducono nell’universo materiale dei complessi che la sola natura fisica non avrebbe mai attuato, poiché la lettera che scrivo e le parole che pronuncio non si attuerebbero mai con le sole leggi della fisica e resta vero che la lettera non sarebbe mai stata scritta e le parole mai pronunciate se un intervento volontario non avesse piegato in una data direzione l’azione delle cause fisiche. Il problema si pone ancor di più e nello stesso modo anche se le decisioni del mio volere sono determinate necessariamente dai miei pensieri anteriori.

Resta sempre da chiedersi come fenomeni psichici possano obbligare fenomeni fisici a seguire un corso che altrimenti non avrebbero seguito. Ora non occorre affatto che sia stato risolto questo problema metafisico per comprendere il senso della mia lettera o delle mie parole, lo stesso avviene per il miracolo. Ecco ad esempio la guarigione di Gabriele Gargam a I.ourdes, un impiegato delle poste che era stato schiacciato nel suo mezzo di trasporto in uno scontro di treni e che da allora non si poteva più muovere, “era destinato a morire di cachessia. Tutto ad un tratto riacquista l’uso delle membra e la completa sanità, mentre intorno a lui si prega la Santa Vergine. Chi non comprende il significato di quest’intervento di Dio? Chi potrà dubitare che questo non sia a gloria della Santa Vergine e dovuto alla sua intercessione?

Resta il problema sul modo fisiologico, ma quaggiù non sapremo forse mai se Dio produce i tessuti mancanti direttamente con un atto creatore o se, com’è più probabile, orientò e accelerò la proliferazione cellulare. Ma non è affatto necessario risolvere questo problema metafisico e scientifico per sapere che Dio si è manifestato, cioè che ci sia stato un miracolo.

Il miracolo davanti alla scienza contemporanea.

– A dire il vero, la evoluzione della fisica attuale e i risultati della critica delle scienze non camminano proprio nella direzione delle difficoltà esaminate. Specialmente da alcuni anni, il pensiero contemporaneo cammina in senso completamente opposto, perché i fenomeni osservati e i processi che usa lo spirito per costituire la scienza non sono legati al determinismo; è invece accertato l’opposto e a mano a mano che si analizzavano meglio i procedimenti con cui si elaborano le leggi, le concezioni e i sistemi scientifici, è apparsa sempre più chiara la libertà dello spirito. Una legge fisica è una descrizione, o meglio ancora, come dice Edoardo Le Roy, -è una definizione, una formula quantitativa che si applica a certi fenomeni osservati. Se si applica solo più in parte, lo studioso non si stupisce e dichiara semplicemente che i fenomeni sono retti da un’altra legge o da una legge più precisa. In questo modo la scienza progredisce con differenziazioni o approssimazioni successive, come ha mostrato una tesi notevole di Gastone Bachelard (7).

Ma allora nulla è impossibile a priori: davanti a un fenomeno totalmente nuovo ci accontentiamo di porre nuove definizioni e nuove leggi. Edoardo Le Roy paragona gli studiosi a operai che devono lastricare una strada, che dispongono una prima fila di selci, adattando poi le altre file al terreno, alle dimensioni della strada, dovendo poi adattarle ai pezzi delle prime file, secondo che sono stati tagliati, in modo che durante tutto il lavoro restano in atto esigenze dovute prima di tutto all’artificio umano e a ciò che era stato prestabilito. Cosi stando le cose, la difficoltà di riconoscere il miracolo non proviene più dalla sua impossibilità (perché tutto è possibile), ma dal fatto che non è più constatabile, perché se tutto è possibile, non abbiamo più una linea di confine tra il fenomeno prodotto direttamente da Dio e un qualsiasi fenomeno naturale. Di fronte a un miracolo lo studioso si limiterà a dire: a Ecco un fenomeno che finora non era stato osservato; descriviamolo e cerchiamo la legge che lo regge “.

Però la difficoltà è più apparente che reale e la supereremo con le stesse considerazioni che facciamo sempre contro i pregiudizi deterministici. Per riconoscere un intervento della libertà divina non occorre che possediamo scientificamente la struttura delle leggi che reggono un fatto. Per capire il senso di una frase scrina o pronunciata, per riconoscere un’opera del pensiero e della libertà umana, non ini è necessario sapere come la volontà umana entri nelle leggi fisiche, facendo forse degli strappi nella trama delle cause e degli effetti materiali. Capisco il senso e vi riconosco un’anima che si esprime. Cosi riguardo al miracolo: il contesto storico del fatto, il suo legame con i dati della Rivelazione e tutto il complesso spirituale che l’accompagna ordinariamente bastano a scoprire chiaramente il carattere soprannaturale. Nessuna persona ragionevole attribuisce le guarigioni di Lourdes a proprietà radioattive dell’acqua della grotta, o alla suggestione, che non ha mai consolidato ossa o riparato tessuti.

È vero che il contesto dell’evento miracoloso non è sempre chiaro; Dio può fare miracoli reali, ma non dotati di tutto ciò che occorre perché uno storico li ritenga come tali, pur essendo minutamente circonstanziati dalle testimonianze. Possono essere reali e non essere tali da dover venir tenuti in conto in un processo di canonizzazione.

Aggiungiamo infine che questo a tutto è possibile ” per gli studiosi è un punto di vista più logico che psicologico, dovendo ricordare continuamente che tutto è possibile per non sopprimere imprudentemente certi fatti minuscoli ma rivelatori, e non chiudere nessuna via alla ricerca. Differenze minime nel peso dell’aria, che alcuni potevano considerare come infrazione alla legge, cioè come errori trascurabili, condussero a scoprire l’argon, il cripton e altri gas rari dell’aria. Lo studioso deve sempre essere preparato a conoscere ciò di cui non ha nessuna idea, senza però che questa disposizione gl’impedisca di vedere che uno stretto ordine regola la natura, e che lo sforzo dello spirito umano proprio con processi liberi tende a modellarsi su quest’ordine. Nella maggior parte dei casi si può facilmente constatare il carattere soprannaturale di un evento e quindi l’obiezione teorica che si fonda sulla pretesa inconstatabilità, è una specie di gioco dello spirito.

(7) Elude sur la connaissance approchée, Parigi, Vrin.

Ci sarà quindi permesso di non trattare dell’indeterminazione dei fenomeni infra-atomici e del principio di Heisenberg. Pur supponendo che nella scala infratomica vi siano fenomeni che si svolgono a caso o con un’incomprensibile libertà, è sempre vero che essi obbediscono a leggi statistiche e producono sulla nostra scala un determinismo apparente. Ora i miracoli sono eventi della scala macroscopica. D’altronde è molto verosimile che gli elettroni, i fotoni, ecc siano soggetti a leggi non solo statistiche, ma anche costitutive inaccessibili solo ai nostri processi d’investigazione e forse anche alla natura del nostro intelletto.

Conclusioni.

– Da ciò che abbiamo detto è facile trarre le conclusioni. Crediamo aver dimostrato queste verità:
1.o la nozione di miracolo, legata all’esistenza di Dio personale, dev’essere accettata da ogni spiritualismo cosciente della sua vera natura;
2.o l’opposizione che si fa al miracolo in nome del determinismo è fondata unicamente su pregiudizi;
3.o se il miracolo non è sempre constatabile, lo è assai spesso scientificamente e, ancora più spesso, filosoficamente e teologicamente perché l’insieme del fenomeno e il suo contenuto possono manifestare chiaramente un intervento di Dio, comprensibile come tutti i fatti del linguaggio e in genere i fatti significativi.

Insistiamo infine sulla natura del miracolo. Per spiegare come molti primitivi potessero credere le storie evidentemente più impossibili, Lévy-Bruhl fa notare che la loro esperienza in gran parte non coincide con la nostra, di cui non aveva l’estensione e la profondità, r L’orientamento mistico del loro spirito e le abitudini che imprimeva in loro rendevano loro i dati immediati dell’esperienza molto meno numerosi che per noi, e si sa come fossero particolarmente attenti a quello che credevano poter conoscere dai sogni, dai presagi, dalla divinazione, dalle premonizioni, presentimenti, telepatia, insomma da tutto quello che comparendo rivela la presenza e l’azione di potenze invisibili. L’esperienza che in gran parte non si distingue dalla nostra, comprende così anche molti dati che sfuggono all’uomo bianco e che solo l’indigeno può vedere e sperimentare, credendo ciecamente alla sua parte di esperienza, che secondo noi è chimerica” (1).

Mancanza di confini tra possibile e impossibile, normale e causale, disposizione a credere non importa a che cosa, confusione tra la natura e il prodigio, ecco i lineamenti della mentalità primitiva, che increduli e anche psicologi molto grossolanamente attribuiscono alla mentalità cristiana, dal momento che accoglie l’idea del miracolo.

Ora il miracolo, anche per l’analfabeta medievale che tuttavia credeva a tante leggende, è nettamente separato dall’ordine della natura e non ha nulla a che fare con le forze fisiche, essendo l’opera e il segno di Dio. Nei grandi discorsi in cui Mosè prima di morire ricorda al popolo come esso venne scelto e amato da Dio, che a sua volta deve amare, il grande profeta adduce la prova dei miracoli, la testimonianza e la garanzia dell’amore di Dio (Deut. 29 e 30).

Spiegando a Nicodemo la realtà e la natura della salute che un maestro in Israele avrebbe dovuto conoscere, Gesù gli dice: a Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo figlio unigenito ” (Gv., 3, 16), e questo in altri termini significa che l’amore di Dio e il miracolo dell’Incarnazione sono il substrato della religione. San Paolo dice che Gesù è resuscitato per la nostra giustificazione e aggiunge in termini intraducibili che ci ha risuscitati con lui (alla lettera: conrisuscitati), ci ha fatto sedere in cielo con Lui, e questo per l’amore con cui d ha amato (Et, 2, 4-6).

Attenzione: il miracolo della resurrezione di Gesù è la stessa cosa con la nostra giustificazione, opera dell’amore di Dio. San Paolo chiama questo ” la speranza della nostra vocazione, la ricchezza della nostra gloriosa eredità tra i santi, l’incredibile grandezza della potenza a (Ef. 5, 18-19). Per questo motivo si potrebbe dunque dire, come fanno spesso i protestanti, che quello della fede è in generale il miracolo cristiano, poiché tutti gli altri miracoli si riducono a questo: ” L’incredibile grandezza della potenza ” di Dio che è lo stesso che il suo amore infinito. Chi sa che Gesù si è offerto alla morte di croce per ciascuno di noi, chi ricorda le parabole del buon pastore, della pecorella smarrita, del figliol prodigo, deve avere la certezza che Dio è sempre pronto a intervenire in modo meraviglioso nella nostra esistenza. Il Salvatore che ha lasciato le novantanove pecore nei pascoli per andare a cercare quella perduta, esiterà a servirsi di mezzi non abituali ed estranei alla nostra scienza, per richiamarci a Lui? Il filosofo che pretende di pensare il cristianesimo senza miracoli non ha capito la prima parola del Vangelo.

G. R.

BIBLIOGRAFIA. – L. de Grandmaison, Jesus Christ, Beauchesne, Paris 1928, v. II p. 225 ss. E. Masure, La grande route apologétiquie, Paris 1939, pp. 63-97. A. Zacchi, Il miracolo, Vita e Pensiero, Milano, 1932. J. de Tonquedec, Introduction à l’etude du merveilleux et du miracle, 3 ed. Beauchesne, Paris 1923, riassunto dallo stesso autore nel D.A.F.C.vol. Ili, coli. 517-578; A. Van Hove, La dottrine du miracle chez S. Thomas etson Verardo, II miracolo, Brescia 1957. V. Marcozzi; // miracolo, in Probi, e Orient. di Teol. dogmatica, ed. cit., I pp. 105-142, con ricca biblografia. F. Selvaggi, Le leggi statistiche e il miracolo, in Civiltà Cattolica 1950, IV, pp. 45-56; 202-213. Inoltre si veda la bibliografia segnalata in calce al trattato / miracoli nella Chiesa, nella seconda parte di quest’opera.

(1) La mythologié primitive, p. 295.

The Westminster Declaration. La libertà di parola è il pilastro centrale di una società libera

La famiglia della Murgia