I suoi primi nove mesi

Sempre più studi danno risalto alle esperienze del nascituro. Che sente, si emoziona. E dialoga con mamma e papà.

Chissà per quanto tempo le mamme hanno tenuto per sé questo segreto: che il bambino che stava crescendo dentro di loro, avesse già una personalità, uno stile proprio, e che con loro condividesse sensazioni, sogni, insomma che in molti modi già comunicasse. Probabilmente per tutto il tempo in cui la scienza (al maschile) proclamava che il bambino alla nascita era “tabula rasa”, un terreno vergine su cui solo a poco a poco l’ambiente avrebbe potuto finalmente agire, le mamme saranno state zitte, coltivando le proprie sensazioni.
Ma oggi anche la “scienza ufficiale” dà loro ragione: “Ormai dalla metà degli anni Ottanta  sappiamo con sicurezza che il bambino prima della nascita avverte sensazioni e sperimenta situazioni che gli servono sia per il suo sviluppo sia come una sorta di preparazione alla vita post-natale”, spiega il dottor Carlo Bellieni, neonatologo presso l’Unità operativa di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale di Siena, coordinatore di uno studio dell’Università di Siena sulla memoria pre-natale. <<Infatti, non solo nel bambino si attiva molto presto la capacità di rispondere agli stimoli, ma questo sistema è anche, per così dire, “ridondante”, il che rende alcune sue percezioni sensoriali particolarmente acute”.
Ma che cosa, esattamente, è in grado di percepire il feto? <<Non dobbiamo immaginare l’ambiente uterino come una cassaforte, ma semmai come una specie di “filtro”. Alcuni stimoli, per esempio, i rumori ambientali, vi giungono attutiti altri come il battito del cuore, i “rumori” intestinali materni, sono invece percepiti con particolare intensità.>>.

I primi sensi ad attivarsi, nei primissimi stadi dello sviluppo, sono l’ olfatto e il gusto: “Alla base della testa del feto si trova una struttura primitiva che serve proprio a sentire gli odori e i sapori nell’acqua”, afferma il neonatologo. “Il liquido amniotico ha un odore e un gusto molto simili a quelli del latte materno: il fatto che il feto possa “assaporarli” durante i nove mesi, fa sì che possa riconoscerli più avanti, una volta che la mamma lo attaccherà al seno”.

Un gusto deciso
A dimostrazione della potenza del gusto e dell’olfatto prenatali, esiste un interessante studio francese, condotto a Marsiglia negli anni Ottanta: “In quella zona si mangia tradizionalmente una salsa particolarmente speziata, a base di aglio (l’aiolì)”, spiega il dottor Bellieni. “I ricercatori provarono a osservare la reazione a tale gusto di un gruppo di neonati “del luogo” – le cui madri avevano fatto uso abitualmente di questa salsa anche durante la gravidanza – mettendone una piccola dose sul capezzolo prima della poppata: avendolo già sperimentato, i bambini davano segno di riconoscere e di gradire questo forte sapore, “gettandosi” sul seno e succhiando senza problemi. Lo stesso esperimento, condotto nella zona di Parigi, in cui questa salsa non è conosciuta, sortiva invece l’effetto opposto: i neonati parigini, infatti, dimostravano di non apprezzare quella che per loro era una novità, e volgevano la testa dall’ altra parte rifiutando il seno infastiditi”.

Riflessi pronti
Questo organo primordiale, detto vomero-nasale, si atrofizzerà dopo la nascita, anche se non scomparirà mai del tutto. Anzi, in un certo senso, si può dire che resterà, a livello inconsapevole, a  “gestire” la nostra vita affettiva: “E’ proprio ad esso che si deve, nella vita adulta, la percezione dei cosiddetti “ferormoni””, sottolinea Bellieni, “sostanze volatili deputate alla trasmissione di messaggi sessuali e affettivi, che fanno sì che siamo attratti più verso una persona piuttosto che un’altra.”. Anche le sensazioni tattili si attivano molto presto: “Già dall’ottava settimana di gravidanza sono presenti attorno alla bocca dei ricettori che a poco a poco vanno diffondendosi alle palme delle mani, alle piante dei piedi e, gradualmente, al resto del corpo”, osserva il dottor Bellieni. “Questo significa non solo che il bambino è sensibile alle carezze della mamma già prima di nascere (lo si “sperimenta” soprattutto verso il termine della gravidanza, quando il  feto risponde a massaggi e stimolazioni tattili sul pancione), ma anche che nel corso dei nove mesi già “impara” a conoscere il proprio corpo”. A partire all’incirca dalla quindicesima settimana il feto comincia a compiere movimenti sempre più complessi: si succhia il dito, si tocca la testina, afferra il cordone ombelicale, scalcia: “In pratica”, osserva l’esperto, “mentre cresce, il feto sviluppa già quei riflessi istintivi vitali che gli resteranno durante le prime settimane di vita extrauterina, per poi gradatamente scomparire: il riflesso di suzione e deglutizione, il riflesso di prensione (per cui si aggrappa automaticamente a ciò che si appoggia sul palmo della sua mano), il riflesso di Moro (per cui slancia in fuori gambe e braccia quando viene cambiato di posizione o se è spaventato), e così via”. Nel frattempo, fa prove di respirazione (inspira ed espira liquido amniotico), di fonazione (anche se non emette alcun suono, fa vibrare le corde vocali), sperimenta l’apparato digerente ed escretore (ingoia liquido amniotico e lo elimina attraverso la vescica).
Anche il sistema dell’equilibrio viene in qualche modo influenzato dalle esperienze di vita pre-natale: <<Lo studio, da noi intrapreso qualche anno fa e tuttora in via di sperimentazione, ha preso in esame un folto gruppo di neonati figli di ballerine professioniste di vari centri italiani>>, spiega il neonatologo. <<Ne è emerso che la stragrande maggioranza di questi bambini, per addormentarsi manifestava l’esigenza di essere cullata vigorosamente: segno che nella loro “memoria” era rimasto impresso il movimento, abbastanza accentuato, degli allenamenti che le loro mamme avevano effettuato durante la gravidanza.>>.

Abitudini comode Studi ed esperimenti ancora più suggestivi sono quelli che riguardano l’udito: <<A circa 20 settimane il feto è in grado di rispondere agli stimoli sonori che gli arrivano dall’esterno>>, commenta l’esperto. <<In particolare, la voce della mamma, amplificata dalla cassa toracica, gli giunge con un’intensità circa 5 o 6 volte superiore rispetto a quella di un’ altra persona che parla lì vicino. Tant’è vero che, alla nascita, il piccolo è perfettamente in grado di riconoscerla (lo si capisce dal modo particolare di succhiare il ciuccio che ha quando la ascolta) e di distinguerla dalle altre>>. E non è tutto. Nell’88, fu pubblicato dalla rivista “Lancet” un articolo dal titolo piuttosto curioso: “Abitudine del feto alle telenovelas”. Uno studio condotto su un gruppo di neonati le cui madri, durante la gravidanza, erano solite guardare quotidianamente una certa telenovela in televisione, aveva dimostrato che i piccoli ne riconoscevano la sigla al punto che se erano agitati, ascoltandola si calmavano.  . ma anche rischi Addirittura, in Giappone, i bambini nati vicino all’ aeroporto di Osaka, sembrano non risentire particolarmente del sibilo degli aerei che passano a bassa quota: evidentemente, quel rumore, percepito come forte ronzio già quando erano dentro al pancione, è diventato per loro familiare.. Purtroppo c’è anche un risvolto negativo: <<Studi condotti in fabbriche hanno dimostrato che i bambini nati da donne che lavorano in ambienti particolarmente rumorosi presentano un elevatissimo rischio di danni acustici>>, commenta Bellieni. <<Questo rischio aumenta se il rumore è di bassa frequenza: i suoni gravi, infatti, sono meglio veicolati dall’acqua (e quindi dal liquido amniotico) rispetto alle tonalità acute. Di conseguenza vengono percepiti dal feto con particolare intensità>>.

Il primo dialogo
Dei cinque sensi, la vista è quello che finora è stato preso meno in considerazione dagli studi sulla memoria pre-natale, forse perché, dentro il pancione, non c’è molto da vedere.. <<Ciò non toglie che il piccolo, pigiandosi casualmente l’occhietto con la mano, possa avvertire stimoli luminosi come succede a noi quando compiamo lo stesso gesto>>, sottolinea il dottor Bellieni. <<E probabilmente, proprio alla fine della gravidanza, quando le pareti dell’utero si assottigliano, filtra anche un po ‘ di luce.>>.

Ma tutto questo può avere anche un risvolto pratico? <<Sicuramente>>, risponde il dottor Bellieni. <<Non si dice  di arrivare a certi eccessi, indubbiamente negativi, come quelli di alcuni centri giapponesi o americani che sfruttano queste ricerche tentando di condizionare il bambino ancora prima che nasca (per esempio, abituandolo a calmarsi con determinati suoni).. Ma una moderata stimolazione, fatta consapevolmente dalla mamma, può essere di sicuro beneficio al piccolo. Per esempio, a Siena, già da qualche anno teniamo dei corsi in cui si insegna alle donne in attesa a entrare in contatto con il loro bambino attraverso la danza, il canto, il massaggio del pancione Le mamme prima hanno provato timidamente, ma oggi sono sempre più coinvolte e convinte, perché il sistema funziona.” E’ bello pensare che il feto, in qualche modo, è già un membro della famiglia: ne conosce le voci, le abitudini alimentari, lo stile di vita.. E ancora prima, è già una forma di compagnia per la mamma!.

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Manifesto di “Si’ alla famiglia”

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In Quaresima con Francesco Petrarca