I genitori si dividono tra chi incentiva l’uso di internet in quanto funzionale ad un ruolo di baby-sitting a domicilio e chi manifesta ansia e preoccupazione ricorrendo a comportamenti sanzionatori e punitivi. È opportuno che i genitori conoscano ed approfondiscano il fenomeno della rete, per evitare drastiche posizioni punitive, che potrebbero avere come risvolto negativo il fatto che i propri figli utilizzino la strategia del connettersi con i computer di amici o presso degli Internet Point con il risultato di perdere completamente il “controllo” delle connessioni. Il genitore dovrebbe favorire il dialogo con i propri figli, chiarire le opportunità dell’utilizzo della rete e “condividere le connessioni”.
Se l’adulto non è in grado di controllare la navigazione del minore potrebbe avvalersi dell’ausilio dei filtri che limitano l’accesso ai siti mediante selezione e controllo degli stessi (trattasi di software che si installano sul computer per stabilire quali contenuti sono disponibili e per prevenire la visione di contenuti inadeguati per un’utenza più giovane). In questo caso sarebbe opportuno selezionare il tipo di filtro in funzione dell’età evolutiva del minore e di condividere con il diretto interessato le motivazioni di una tale scelta in modo da ridurre l’entità di un eventuale conflitto. Per il cyberbullismo sarebbe utile persuadere la vittima a cambiare indirizzo di posta elettronica ed a non frequentare più i siti o le chat infestate dal cyberbullo.
Questo comporta l’interruzione di tutti gli altri rapporti creatisi in quella comunità, scelta che non sempre la vittima è disposta a fare. Il genitore può imporla d’autorità, ma questo potrebbe essere visto dal ragazzo come una penalizzazione per averne parlato. Se necessaria, è una decisione che va adottata comunque. Persuadete il giovane navigatore che la cosa più sbagliata da fare è quella di dare corda al persecutore: supplicarlo di smettere, rispondergli per le rime, mostrarsi arrabbiati.
Al massimo va inviato un solo messaggio: “Ho informato i miei genitori, che hanno fatto denuncia alla Polizia”. Solo questo messaggio, poi basta. Se la persecuzione è insistente, se si prolunga per più di due settimane, se il contenuto dei messaggi persecutori diventa troppo pesante, soprattutto se contiene minacce o ricatti, potete realmente segnalare l’azione persecutoria alla Polizia.
L’azione del cyberbullo può essere segnalata al moderatore della chat o ai proprietari degli eventuali blog o degli altri siti sui quali il bullo lascia i suoi messaggi. Se gli episodi di cyberbullismo sono avvenuti in una comunità virtuale, è relativamente facile chiedere l’intervento dei gestori.
Tratto da: Manuale “La dipendenza da internet, videogiochi e gioco d’azzardo”, ASL Bari