La comunità nigeriana di Italia è la più grande dell’Unione Europea, seguono quella tedesca e quella
spagnola6.
Il 58,5% circa dei cittadini nigeriani in Italia si trova nel Nord del Paese, in particolare in Veneto
(prima regione per presenze nigeriane), che accoglie il 14,5% dei cittadini nigeriani, a fronte del 10% dei non comunitari complessivamente considerati, in Emilia-Romagna (seconda regione per numero di cittadini nigeriani) dove si trova il 14,3% della comunità e in Lombardia (terza regione per numero di presenze) col 14,1%.
Caratterizza la popolazione nigeriana in Italia una presenza superiore alla media nelle regioni del Sud, dove ha richiesto o rinnovato il permesso di soggiorno il 17,8% della comunità contro il 14,2% del totale dei non comunitari, con una concentrazione maggiore in Campania (5,2%) e Puglia (3,4%). Nel caso della comunità africana, l’elevata presenza nelle regioni del nord del Paese, nonché la concentrazione specifica nell’area Veneta, indicano difatti un processo di stabilizzazione da
collegare evidentemente con le opportunità offerte in termini di reddito e occupazione da questi territori.
La comunità nigeriana fa rilevare un leggero disequilibrio di genere a favore della componente maschile: le donne rappresentano il 45,1% e gli uomini il restante 54,9%. È infatti tra le principali collettività extra europee, la quinta, per il più basso grado di squilibrio di genere7: 9,7%.
Sia l’equilibrio della composizione per genere che la distribuzione della popolazione per classi d’età sono importanti segnali di integrazione di una comunità nel territorio in quanto mostrano una situazione di maggiore stabilità demografica legata ai ricongiungimenti familiari e alle nascite.
I dati sulla collettività nigeriana evidenziano un processo di stabilizzazione ancora in divenire, considerato che l’equilibrio di genere è dovuto più che alla presenza di nuclei familiari, alla tradizione migratoria della comunità che ha visto in un primo periodo la presenza delle donne come primi soggetti dei processi migratori e solo di recente la componente maschile è aumentata fino a invertire la tendenza.
La piramide dell’età della comunità nigeriana in Italia mostra una distribuzione per classi di età piuttosto differente rispetto a quella della popolazione italiana. In particolare, si registra una maggiore incidenza delle classi più giovani, dato che evidenzia l’impatto positivo della presenza straniera sulla crisi demografica in atto nel Paese, che porterà progressivamente a un rapporto tra giovani e anziani sempre più sbilanciato a favore di quest’ultimi8, con evidenti risvolti economico-sociali.
La popolazione nigeriana in Italia si caratterizza, infatti, per essere composta in netta maggioranza di giovani:
oltre la metà ha meno di 30 anni (a fronte del 38% rilevato sul complesso dei non comunitari). La distribuzione per classi d’età evidenzia, in particolare, la prevalenza della classe dei minori, che raggiunge un’incidenza di circa il 26%, a fronte del 22,1% rilevato sul totale dei cittadini non comunitari. I quasi 24mila minori nigeriani rappresentano il 3,2% dei minori non comunitari presenti in Italia al 1° gennaio 2021. Si tratta di un dato da collegare sia ai crescenti ricongiungimenti familiari che all’alto tasso di natalità all’interno della collettività.
La Nigeria conta in Italia 64 minori stranieri non accompagnati al 31 ottobre 2021 (lo 0,6% del totale), un numero in calo dell’1,6% rispetto al 2020. Sebbene l’incidenza femminile sia decisamente superiore alla media (29,7% a fronte di 2,5%), si tratta in prevalenza di maschi (70,3%), e di ragazzi prossimi alla maggiore età (il 54,7% dei MSNA nigeriani ha 17 anni)9.
In linea con l’andamento decrescente delle nascite in Italia, la comunità fa rilevare un calo delle nascite di oltre il 2%: da 2.599 del 2018 a 2.542 del 201910. Complessivamente nel corso degli ultimi 10 anni sono nati oltre 562mila bambini con cittadinanza non comunitaria in Italia, più di 21mila (il 4%) di cittadinanza nigeriana. Il tasso di natalità (23,1%) della comunità si attesta decisamente al di sopra di quello relativo al complesso della popolazione non comunitaria ed è quasi quattro volte superiore rispetto a quello della popolazione autoctona (rispettivamente 14% e 6,5%).
Fonte: Rapporto annuale del Governo (Ministero del lavoro e delle politiche sociali) sulla presenza dei migranti-2021