Un sogno missionario rivelatore (Don Bosco)

Benito Panunzzi, Public domain, via Wikimedia Commons

L’immensa pianura e gli uomini feroci

Tra il 1871 e il 1872 don Bosco fece un sogno nel quale convergono il fervore immaginoso degli anni giovanili in cui vagheggiava di andar missionario e insieme si profila il campo specifico della futura missione dei salesiani. Il Santo lo narrò prima a Pio IX e poi ai suoi preti Lemoyne e Barberis che lo trascrissero fedelmente.

« Mi parve di trovarmi in una regione selvaggia e totalmente sconosciuta. Era un’immensa pianura incolta, nella quale non si scorgevano né colline né monti. Nelle estremità lontanissime, però, si stagliavano scabrose montagne. Vidi turbe di uomini che la percorrevano. Erano quasi nudi, di statura straordinaria, aspetto feroce. Avevano capelli ispidi e lunghi, colore abbronzato e nerognolo. Erano vestiti soltanto di larghi mantelli di pelli di animali, che scendevano loro dalle spalle. Per armi usavano una lunga lancia e la fionda.

Quelle tribù di uomini sperse offrivano allo sguardo scene diverse: alcuni correvano dando la caccia alle fiere; altri andavano, portando conficcati sulle punte delle lance pezzi di carne sanguinolenta. Gli uni combattevano fra di loro; gli altri venivano alle mani con soldati vestiti all’europea, e il terreno era sparso di cadaveri. Io fremevo a quello spettacolo.

Ed ecco spuntare all’estremità della pianura molte persone: dal vestito e dal modo di agire capii che erano missionari di vari Ordini. Si avvicinavano per predicare a quei barbari la religione di Gesù Cristo. Li fissai ben bene, ma non conobbi nessuno. Andarono in mezzo a quei selvaggi: i barbari però appena li videro, con furore si avventarono contro e li uccidevano. Ficcavano i macabri trofei sulla punta delle loro lunghe picche.

Intanto vidi in lontananza un drappello di altri missionari che si avvicinavano ai selvaggi con volto ilare, preceduti da una schiera di giovanetti. Io tremavo pensando: “Vengono a farsi uccidere”. E mi avvicinai. Erano chierici e preti. Li fissai con attenzione e li riconobbi per nostri salesiani. I primi mi erano noti, e sebbene non abbia potuto conoscere personalmente molti altri che seguivano i primi, mi accorsi essere anch’essi missionari salesiani, proprio dei nostri.

“Come mai?” dissi tra me. Non avrei voluto lasciarli andare avanti, ed ero lì per fermarli. Mi aspettavo che da un momento all’altro toccasse loro la stessa sorte dei primi missionari, quando vidi che il loro comparire metteva allegria in tutte quelle tribù dei barbari. Abbassarono le armi, deposero la loro ferocia, e accolsero i nostri con ogni segno di cortesia. Meravigliato dicevo tra me: “Vediamo un po’ come va a finire!”. E vidi che i nostri missionari si avanzavano verso quei selvaggi, li istruivano, ed essi ascoltavano volentieri la loro voce. Insegnavano, ed essi imparavano con premura. Ammonivano, ed essi accettavano e mettevano in pratica i loro ammonimenti.

Stetti ad osservare: i missionari recitavano il Rosario, e i selvaggi rispondevano a quella preghiera. Dopo un po’ i salesiani andarono a porsi nel centro di quella folla che li circondò. S’inginocchiarono. I selvaggi, deposte le armi, piegarono essi pure le ginocchia. Ed ecco uno dei salesiani intonare Lodate Maria, o lingue fedeli, e quelle turbe, tutte a una voce, continuarono il canto, con tanta forza di voce che io, quasi spaventato, mi svegliai ».

è riconoscibile la sceneggiatura delle immense distese della Patagonia, del Chaco, della Terra del Fuoco con la cornice innevata delle Ande altissime. I poveri indios selvaggi… da salvare. Solo il 29 gennaio 1875 don Bosco annunciò la prima spedizione missionaria in Argentina che sarebbe stata guidata da don Giovanni Cagliero.

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