Santa Cecilia, martire – 22 novembre

Sailko, CC BY 3.0, via Wikimedia Commons

Santa Cecilia morta a Roma il 22 novembre 230, è stata una nobile romana convertita al cristianesimo, vergine martire cristiana. Il suo culto è molto popolare poiché Cecilia è la patrona della musica, degli strumentisti e dei cantanti. Viene ricordata il 22 novembre da cattolici e ortodossi. Esclusa la Vergine Maria, è una delle sole sette sante ad essere ricordate per nome nel Canone della Messa.

Secondo la tradizione Cecilia era promessa sposa al giovane pagano Valeriano. La notte delle nozze, Cecilia rivelò allo sposo che un angelo di Dio custodiva la sua verginità, e lo invitò alla conversione. Valeriano si recò quella stessa notte sulla via Appia, dove al terzo miglio incontrò il santo papa Urbano. Questi istruì e battezzò Valeriano, che tornò allora a casa dove vide Cecilia prostrata nella preghiera con l’Angelo che da sempre vegliava su di lei.
 Insospettito, chiese una prova dell’effettiva natura angelica di quel giovinetto: questi, allora, fece apparire due corone di fiori e le pose sul capo dei due sposi. 
Così credente convinto, pregò che anche il fratello Tiburzio ricevesse la stessa grazia e così fu.

I due fratelli ormai convertiti si diedero a seppellire le vittime della persecuzione: denunciati (era vietato seppellire i cristiani), furono condannati alla decapitazione. Vennero sepolti nelle catacombe di Pretestato.

Dopo la loro morte anche santa Cecilia venne chiamata davanti al giudice Almachio che ne ordinò la morte. I carnefici non osando eseguire la sentenza in pubblico tentarono di soffocarla con i vapori del bagno nella sua stessa casa ma una celeste rugiada la salvò. Un littore, mandato a decapitarla, colpì il suo collo tre volte senza riuscire a reciderlo. Cecilia nonostante la ferita visse ancora tre giorni. Al pontefice Urbano I, recatosi a visitarla, la fanciulla agonizzante lasciò in eredità la propria casa con la preghiera di tramutarla in chiesa. Ma solo nell’anno 821, sotto il pontificato di Pasquale I, la chiesa edificata fu consacrata alla santa martire. La salma della Santa, dopo cinquecento anni ancora intatta, fu traslata dalle catacombe di S.Callisto (dove ancora oggi si può visitare la cripta che ne ospitò il corpo) alla chiesa, già sua antica dimora, insieme ai martiri Valeriano, Tiburzio e Massimo. A questi Pasquale I volle aggiungere anche il corpo di S. Urbano.
La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei Valeriano ed era stato testimone del martirio, «seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto».

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