La storia del vecchio buono con la barba che porta i doni
Tra il 243 e il 366 d.C., nell’antica Roma amici e parenti iniziarono a celebrare il “dies natalis” con le prime “strennae”, doni, auguri e poi frutta, dolci. Con il solstizio di inverno (21 dicembre) si festeggiava anche l’ascesa al trono dell’imperatore e negli stessi giorni si ricordava la nascita di Gesù.
La tradizione di Babbo Natale ha origine proprio in quegli stessi anni.
E’ infatti San Nicola, il primo portatore di doni di cui si abbia notizia.
Ne parlò anche Dante nella Divina Commedia
“Esso parlava ancor de la larghezza
che fece Niccolò a le pulcelle,
per condurre ad onor lor giovinezza. ” (Purgatorio XX, 30)
San Nicola (detto San Nicola di Bari dove è sepolto) visse a Myra, in Asia Minore, l’attuale Turchia, tra il 270 e il 343d.C.
Era benestante, ma rimase orfano a causa della peste.
Crebbe in un monastero e fu ordinato sacerdote all’età di 17 anni.
Risaputa era la sua generosità e pare che abbia gradualmente donato tutte le sue ricchezze, soprattutto ai bambini poveri della sua città natale.
La leggenda narra che fosse solito donare sacchetti di monete e gettarli dalla finestra della sua casa alla strada sottostante, dove i più poveri del quartiere li raccoglievano.
Il racconto cui probabilmente fece riferimento Dante Alighieri riguarda tre ragazze che vivevano in una famiglia povera che rischiavano di finire a vendere il proprio corpo per debiti e povertà assoluta.
Per salvarle San Nicola, una notte, gettò monete d’oro nel camino della casa, che caddero accidentalmente in una calza di lana che stava asciugando e fu ritrovata il mattino seguente, salvando le ragazze dalla rovina permettendo loro di sposarsi.
In una versione piu’ lunga del racconto San Nicola gettò per due sere i sacchetti dentro la finestra della casa delle ragazze e solo la terza sera si arrampicò sul tetto dopo aver trovato la finestra chiusa.
In ogni caso San Nicola lasciava doni ai poveri sui davanzali delle finestre o dai camini.
Qualche anno dopo divenne vescovo, ma senza paramenti formali, ed è raffigurato con una lunga barba bianca e avvolto da un grande manto (in genere era verde con un cappello da vescovo, usato ancora oggi nei paesi del nord Europa nelle raffigurazioni).
Nel tempo ogni Paese adattò visivamente il proprio “Babbo Natale”: in Francia era “Pere Noel”, in Inghilterra era “Father Christmas” (sempre raffigurato con rami di agrifoglio, edera e vischio) in Olanda Sinter Klass e in Germania era “Weinachtsman” (Uomo del Natale).
La festa di San Nicola (e i doni) erano al 6 dicembre e poi a Natale.
Non si sa come il cavallo bianco di Babbo Natale sia diventato un branco di renne; i libri del XIX secolo mostrano raffigurazioni di una sola renna; nel 1882, Clement Clark Moore, professore di greco, scrisse una poesia su Babbo Natale per bambini in cui faceva riferimento a otto renne. In Svezia e altri paesi nordici Babbo Natale è ancora raffigurato circondato da renne.
Le otto renne si chiamano Comet, Dancer, Dasher, Prancer, Vixen, Donder, Blitzen e Cupid (in italiano Cometa, Ballerina, Fulmine, Donnola, Freccia, Saltarello, Donato, Cupido).
Una presunta nona renna, chiamata Rudolph, nacque, a scopo pubblicitario nella catena Usa Montgomery Ward, nel 1939. Questa nuova renna aveva un grande naso rosso ed era particolarmente utile a Babbo Natale nelle notti di nebbia.
Per secoli, questo personaggio è stato raffigurato da un anziano imponente con la barba bianca, proveniente nell’Artico, che, secondo la tradizione, fabbricava giocattoli con l’aiuto di molti elfi e li distribuiva come doni alla vigilia di Natale.
Il colore rosso di Babbo Natale viene talvolta attribuito all’uso pubblicitario della Coca Cola (nel 1931 incaricò Haddon Sundblom di ridisegnarlo), ma. Babbo Natale era già prima talvolta raffigurato con abiti sia verdi che rossi.
Da San Nicola si è quindi arrivati a un personaggio sempre piu’ commerciale e meno spirituale.
Per questo e forse perchè i paesi protestanti non gradivano l’uso di un Santo, cominciò a girare voce che a portare i regali la notte di Natale fosse invece il Bambino Gesù…
Prese piede la convinzione popolare che Gesù Bambino distribuisse i regali grazie all’aiuto di un misterioso vecchietto vestito con abiti vescovili.
In alcuni paesi, ad esempio in Olanda e Germania, si dice addirittura che al vecchio e al Bambino si siano uniti uno o più gnomi o folletti… vestiti di pellicce e muniti di un grosso libro nero e di una frusta da usare per punire i bambini che si sono comportati male durante l’anno.
In Italia è un po’ meno severo.
Resta il fatto che dovremmo riscoprire l’origine spirituale dei doni natalizi.
Festeggiamo Gesù che nasce. E’ Lui il grande dono del Natale.
San Nicola ci porta doni per festeggiare Gesù.
Gesu’ Bambino porta doni per ricordarci che Lui è il dono.
Paolo Botti