Cari Fratelli,
la Parola di Dio che si rifà sino alle origini del mondo nella prima lettura della Genesi e che ha ripercorso alcuni capitoli della storia di salvezza, sta per culminare nel fatto che stiamo commemorando questa notte: la resurrezione del Signore.
Però non terminò tutto 20 secoli fa, infatti l’ultimo capitolo lo stiamo scrivendo qui noi. Per questo, la mia povera parola incorporandosi alle letture della Parola di Dio, è per dire a voi e a me stesso, come ci ama il Signore.
Dall’origine dell’uomo: “facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, quello stesso uomo, non seppe mantenere la sua dignità, ma offendendo Dio, con il peccato, sfigurò la propria immagine di Dio. Il Figlio divino venne a ripararla ed è già compiuta l’opera della riparazione.
Questa notte chiudiamo solennemente il Triduo Pasquale. Tre giorni, i più grandi dell’anno, che sono serviti per considerare i tre aspetti della nostra redenzione: la sofferenza, la passione del Redentore il Venerdì Santo; il silenzio della tomba dove giaceva il cadavere di Cristo, la speranza del sepolcro; e questa notte, il trionfo della resurrezione. Queste tre cose: la passione dolorosa, il sepolcro e la resurrezione, sono ciò che costituisce il mistero Pasquale.
Il mistero Pasquale, ovvero: la morte, la passione, la resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, sono per noi un fatto che facciamo nostro. Non servirebbe a nulla tutto questo episodio della vita di Cristo, decisivo per la storia, se ognuno di noi non lo facesse proprio. Questo è il significato di questa notte: che quella passione dolorosa, quella fremente attesa del sepolcro e quel trionfo che stiamo commemorando questa notte, si faccia nostro, tutto ciò per mezzo del battesimo.
Continuando, celebreremo il rinnovamento del nostro battesimo, poiché questi tre aspetti del mistero della Pasqua che ci redime, hanno segnato la nostra vita dal giorno in cui i nostri genitori ci portarono al fonte battesimale, come si portava anticamente in questa notte del Sabato Santo i catecumeni per essere battezzati e per essere confermati. San Paolo ci ha appena spiegato cosa significa il battesimo cristiano: essere sepolti con Cristo e resuscitare con Cristo.
Fratelli, quando pensiamo all’uomo moderno vediamo quanto hanno da dire questi tre aspetti della Pasqua di Cristo alla vita dell’uomo di oggi.
1° LA SOFFERENZA, LA PASSIONE DEL REDENTORE
La passione dolorosa di Cristo, la sua sofferenza. L’uomo di oggi fugge il dolore, non vuole la sofferenza e, senz’altro, nessuno come l’uomo di oggi è così convinto che la morte, il dolore siano invincibili; per quanto si possano inventare medicine, prevenzioni contro la sofferenza e contro il dolore, quest’ultimo sta regnando e la sofferenza è eredità dell’uomo, che lo si voglia o no. Quindi, il segreto sta nel dar senso a questo dolore. È qui che il battesimo incorpora l’uomo con tutta la sua tragedia, con tutto il suo dolore, affinché la sofferenza della sua vita, la sua fame, la sua emarginazione, si converta assieme a Cristo, in un dolore di redenzione.
Questa notte possiamo offrirla al Divino risorto, incorporando nelle sue piaghe gloriose, tutta la nostra sofferenza. Chi di noi – che stiamo riempiendo questa Cattedrale – e di quelli che attraverso la radio stanno riflettendo in questa notte santa, non ha sofferenze? Quale cristiano non ha un problema nella sua coscienza? In questa notte Cristo c’invita ad unire nel suo dolore, alla sua croce, tutti i dolori per renderli divini, per illuminarli con la luce della Pasqua, per riempirli di Speranza. Una notte, fratelli e sorelle, in cui il miglior regalo che gli possiamo portare al Risorto è la nostra propria sofferenza, perché unita alla sua resurrezione si converta in un dolore di redenzione.
2° IL SEPOLCRO SILENZIOSO MA NON PASSIVO
Il secondo aspetto della Pasqua è il sepolcro del Sabato Santo. Sepolcro silenzioso ma non passivo, perché la nostra fede ci dice che mente il corpo di Cristo trascorse nel suo sepolcro dal Venerdì Santo pomeriggio fino all’alba di questa notte, l’anima benedetta di Cristo stava lavorando. Era Domenica delle Palme dall’altra parte della storia: Cristo passò dal tunnel della morte dolorosa e la sua anima s’incontra con quelle dei beati dell’Antico Testamento: Adamo ed Eva, Abramo, Davide, i patriarchi, i profeti e tutti i santi che vissero prima di Cristo e che non potevano entrare in cielo perché chiuso, a causa del peccato dell’uomo; questo cielo adesso si è gia aperto. Proprio questo Cristo scende, come dice il nostro Credo: “discese agli inferi”. È come dire, discese in luoghi di morte ed essi si riempirono di luce. La domenica delle Palme è giunta anche per gli uomini dell’Antico Testamento, che assieme a Cristo risorto, come in una processione di spiriti, lo accompagnano da tutte le parti per entrare con Lui nel Regno dei cieli.
Cristo è venuto a redimere tutti gli uomini, non solamente quelli che rinasceranno dopo di Lui, ma anche quelli che vissero prima, nella speranza di una Resurrezione. Il sepolcro silenzioso è la figura della nostra speranza. Qui in questa notte pasquale, questo sepolcro si trasforma in una tomba vuota ed è il miglior monumento alla speranza dei cristiani. Moriremo anche noi, soccomberemo all’arrivo del dolore e della morte, invecchieremo. Si dirà per questo che la redenzione di Cristo non fu efficace? In nessun modo! Questo vuol soltanto dire che nella redenzione di Cristo c’è una certezza assoluta che è la sua persona divina. Lui, sì, ha trionfato pienamente ma il genere umano deve vivere ancora di speranza. La speranza ci è necessaria!
Fratelli, in queste ore in cui ci pare di vivere la storia come in una strada buia senza vie di uscita, la speranza illumina l’orizzonte dei cristiani. Il sepolcro di Cristo, dove sembrava che i nemici del Signore suggellassero la loro vittoria, ora, questa notte, rotte le catene ed i sigilli che avevano posto i nemici, grida: “Oh morte! Dov’è questa tua vittoria?” E così come il sepolcro di Cristo rompe i catenacci della morte, anche i sepolcri dei nostri morti, ed i nostri stessi sepolcri, rimarranno vuoti, un giorno.
È urgente alimentare questa speranza, soprattutto in queste ore, fratelli, in cui molti pensano di dare una soluzione ai problemi politici, sociali ed economici unicamente organizzando la terra, solo con misure terreni. La redenzione ci comunica che la vera liberazione dell’uomo dev’essere il frutto di un Cristo trionfante e della Speranza che in Lui pongono gli uomini. Quanto più gravi sono i nostri problemi, tanto maggiori opportunità stiamo dando al redentore, tanto più grande dev’essere la nostra speranza. È una notte di Speranza, una notte di Pasqua, una notte di un sepolcro vuoto.
3°. IL TRIONFO
E ora dunque, fratelli, la terza fase della Pasqua: il trionfo.
Questa è una notte di trionfo, una notte di vittoria. Ma non una vittoria che lascia schiacciati nell’odio, nel sangue, in mano ai nemici. Le vittorie che si conquistano con il sangue sono odiose; le vittorie che si ottengono con la forza bruta, sono animalesche; la vittoria che trionfa è quello della fede, la vittoria del Cristo che non venne ad essere servito ma a servire. Ed il trionfo del suo amore è questo trionfo pacifico (il trionfo della morte non fu definitivo) è il trionfo della vita sulla morte, il trionfo dell’allegria, il trionfo degli alleluia, il trionfo della resurrezione del Signore.
Ma in questo trionfo, fratelli, torno a ripetervi, ha due aspetti, due fasi; non lo dimentichiamo! Una fase che già si incoronò come vittoria assoluta ed è Cristo, la sua persona. Si, Lui è già il re della vita e dell’eternità. San Paolo continua a dirci: “E’ risuscitato e la morte non lo vincerà mai più!” In Lui la redenzione ha toccato il suo apice – ovvero – noi! Questa notte noi cristiani che andiamo a rinnovare il nostro battesimo sappiamo che la vittoria ha sia un margine di speranza, sia passa sopra il mondo la sua bandiera di sofferenza, morte, dolore e peccato. Non è che la morte e la resurrezione di Cristo siano fallite a causa della malvagità degli uomini; quello che accade è che questa è l’ora della Chiesa. Dalla resurrezione di Cristo fino alla sua seconda venuta., quanti secoli passeranno? Non lo sappiamo, ma se sappiamo che con la resurrezione di Cristo si è già siglata la vittoria sul peccato, sopra l’inferno, sopra la morte; e che Dio ha incaricato la sua Chiesa l’amministrazione della sua vittoria nel cuore di ogni uomo. Da qui parte il lavoro faticoso dell’evangelizzazione, la fatica di riconciliare gli uomini con Dio, la fatica di portare il sangue di Cristo a tutti, la fatica di seminare l’amore del Signore sopra tutti gli odi, la fatica di seminare la pace fra i popoli, la giustizia nelle relazioni umane, il rispetto ai diritti degli uomini che santificarono la redenzione del Signor.
Questo lavoro della Chiesa presuppone lotte sanguinose, conflitti dolorosi; ma sono parte della Pasqua di Cristo, una Pasqua che non sarà compiuta pienamente fino a che Cristo non ritornerà. Questa notte è l’immagine della Chiesa in attesa dell’alba. Avete sentito nella preghiera pasquale quando si cantava la gloria di questo bellissimo cero, di questa grossa candela con una croce di gloria, acceso nel mezzo di questa assemblea. Questo cero è la figura di Cristo, è la Chiesa che illumina la notte con la luce di Cristo. Il diacono cantava: “che va illuminando la notte fino a che le luci del giorno annuncino che già questo cero non è più necessario fino a che quel giorno, con la sua chiarezza, è la luce che illumina l’uomo pellegrino sulla terra”.
Nella figura della Chiesa, mentre è notte essa arde aspettando la luce del mattino. Cristo che tornerà, il risorto che ancora non vediamo nello splendore della sua gloria ma che già, attraverso la sua Chiesa, predica, perdona, santifica, guida le anime di coloro che si lasciano guidare da lui.
Fratelli, per questo andiamo a terminare questa liturgia della Parola rinnovando le nostre impegni battesimali. Andiamo a benedire l’acqua che serve per battezzare i bambini, la fonte in cui anche noi fummo incorporati al mistero della Pasqua. Questa notte non solo è splendida, perché Cristo è risorto, sul dolore e sulla tomba ma anche perché questa tomba, questo dolore, questa vittoria si sono fatte nostre, grazie al battesimo che Cristo inventò affinché ogni uomo che nasce dalla carne, per mezzo del battesimo sia incorporato a lui, sia figlio della redenzione, sia candidato alla gloria della vittoria ultima.
Cosi sia.
Monsignor Oscar Romero, omelia della veglia Pasquale marzo 1978