Il martirio di Pedro e la vita straordinaria di sua moglie Violeta Chamorro

from Wikipedia – Fundación Violeta Chamorro

Giovanna è la nipote del generale Andrés Rodríguez Pedrotti, primo presidente democratico del Paraguay dopo quasi quarant’anni di dittatura Stroessner. È l’uomo che con il colpo di Stato del 3 febbraio 1989 ha sconfitto il dittatore che era al potere dal 1954. L’ho incontrata a Washington nel 2012, quando la Banca Mondiale mi aveva invitato per un incontro sull’economia sostenibile nei paesi poveri. In quella occasione ho avuto l’opportunità di fare una testimonianza alla Georgetown University, dove Giovanna stava terminando i suoi studi, specializzandosi in minicredito. Per questo motivo, dopo la laurea, ha trascorso qualche mese in Bangladesh. Antonio, il suo fidanzato, è di Managua, la capitale del Nicaragua. Laureato all’Università di Harvard, è il nipote di Violeta Chamorro, presidente del Nicaragua dal 1990 al 1997, prima donna a governare uno stato dell’America centrale. L’ultima volta che ci siamo incontrati ho chiesto loro di raccontarmi la storia di Violeta. Una bella storia che voglio far conoscere ai lettori di Tempi. Violeta Chamorro è una donna forte, di grande fede. Un esempio di cosa significa vivere l’identità cristiana in un contesto politico durissimo come quello del Nicaragua post-sandinista.

Il 1990 è stato per il Nicaragua un anno fondamentale per la sua storia: Violeta Barrios in Chamorro divenne la prima donna presidente eletta democraticamente nel paese. Assunse la presidenza della Repubblica prendendo tra le sue mani di “madre” una nazione nel caos, distrutta e divisa dopo anni di instabilità, guerra civile e isolamento internazionale. Durante la sua vita si distinse come donna, madre e protettrice della verità. Tutti hanno potuto ammirarla per la sua semplicità di cuore e per la sua immensa umanità.

Violeta Barrios è nata il 18 ottobre 1929 ed è cresciuta negli Stati Uniti, educata nelle scuole cattoliche. Fa ritorno in patria alla morte del padre. Nel 1949 conosce Pedro Joaquín Chamorro Cardenal con il quale, un anno più tardi, l’8 dicembre del 1950 si unisce in matrimonio. «Mi hanno insegnato che Dio dà ad ogni persona determinati doni e che, se usati adeguatamente, percorrerà la strada che Lui ha preparato», diceva sempre. È solo a partire da questo “sì” alla vocazione che Dio aveva scelto per lei che avviene “l’inspiegabile”. «La vita è quella trama di circostanze che ti circondano – diceva don Giussani –, ti toccano, ti provocano». La cosa importante, e la vita di Violeta lo testimonia, non è tanto il ragionamento, bensì essere attenti alle circostanze, alla realtà che ci provoca giorno per giorno.

La sua storia politica è iniziata come una storia d’amore, che si è imposta davanti a ogni difficoltà e paura. È la storia con suo marito, «Un rapporto che ci portò a condividere 27 anni della nostra vita. Ma vi posso assicurare questo: non mi sposerò mai più. Non credo proprio che un amore tanto bello come il nostro possa ripetersi». Pedro Joaquín Chamorro Cardenal, oggi eroe nazionale, ha speso tutta la vita per difendere il più grande di tutti i doni che Cristo ci ha dato: la libertà, la libertà del suo Nicaragua.

Un sacrificio necessario
Il 10 gennaio del 1978, Pedro Joaquín è stato assassinato a Managua. Questo fatto ha risvegliato in tutto il paese una sete di pace e di libertà, ma soprattutto di umanità. Il cuore dell’uomo cerca sempre la stessa cosa, ha le stesse esigenze in tutte le latitudini del mondo: bellezza, verità, libertà, amore, giustizia.

Pedro e Violeta hanno vissuto anni di dolore, torture, minacce e sacrifici, ma è stata una strada che è servita a fortificare la loro unione. L’hanno percorsa insieme. «La vita con Pedro mi ha insegnato che i legami matrimoniali non consistono semplicemente nel restare uniti nei grandi momenti della vita, ma l’amore cresce e matura mediante costanti atti di amore in tutte le vicende quotidiane». Donna Violeta ammirava molto suo marito. Entrambi avevano una profonda consapevolezza di quello che cercavano. «Io ero la persona nella quale Pedro poneva le sue preoccupazioni. Mantenevamo un equilibrio speciale e delicato. Lui era la mia “università” e io la sua fonte di pace e tranquillità. Sapere dei pericoli che correva Pedro è servito affinché dentro la nostra famiglia vivessimo la vita con un maggiore grado di consapevolezza, che ci ha permesso di assimilare pienamente tutte le nostre esperienze, sia quelle dolorose che quelle che ci hanno rallegrato». Solo una persona libera è capace di assumere le cose nel suo maggiore grado di veridicità. La libertà è rischiosa perché ci avvicina alla verità.

Quello che cambia il cuore dell’uomo, cambia il corso della storia: Pedro è stato arrestato perché combatteva e si ribellava alla dittatura di Somoza. Donna Violeta ha sempre compreso la grandezza e il significato della lotta portata avanti dal marito. E questa stessa lotta è ripresa il giorno stesso della morte di Pedro: «Smise di respirare alle 8.30. Quell’ultimo respiro fu sufficiente a dare inizio alla rivoluzione che avrebbe provocato la caduta della dittatura».

A rispondere a quella provocazione attraverso la ribellione non è stata solo la nazione, ma anche e soprattutto donna Violeta e la sua famiglia: loro sono riusciti a trasformare quella perdita in un vero e proprio guadagno, quella morte in una nuova vita, e la lotta è ripresa con maggiore vigore. Tutto il male del mondo non è capace di cancellare il bene e la verità. Le circostanze hanno dunque una finalità ben precisa dentro lo scopo di Dio. «È la lotta che ci mantiene svegli, che aiuta a maturare in noi la coscienza di quale sia la nostra consistenza e la nostra dignità». Donna Violeta è stata capace di guardare così la morte di suo marito Pedro. «In chiesa Pedro e io abbiamo condiviso un solenne addio, circondati da un muro di silenzio attraverso il quale non poteva entrare nessuno. La sua morte è stata un’esperienza intima alla quale mi sono aperta senza riserve, senza offrire la minima resistenza al dolore».

«La vita senza Pedro non aveva più senso. Ancora non ero consapevole del ruolo che avrei dovuto giocare. “Cosa faccio senza di lui?”, mi dicevo. E Pablo Cuadra, cugino di Pedro mi diceva sempre “Sii lui”. Le sue parole iniziarono ad avere maggior significato quando ho capito che Pedro poteva continuare a vivere attraverso le nostre azioni: se tutti insieme, tutto il paese, avessimo percorso una strada verso la libertà e la giustizia». È stato allora che Violeta ha cominciato ad accettare il compito che il tempo gli stava preparando.

L’incontro con Giovanni Paolo II
Solo il Divino salva l’umano, e questa è l’evidenza che la morte di Pedro non ha rappresentato una perdita, bensì un frutto, perché è stato l’inizio del cambiamento della storia di un intero paese. Dall’imprevisto è sorta una fonte di speranza. «Il dono che abbiamo ricevuto attraverso la morte di Pedro è stato quello dell’unità nazionale. Il suo martirio è stato lo strumento attraverso il quale gli ideali di Pedro sono cominciati a diventare realtà».

Poi iniziò un decennio nel quale si mischiarono situazioni contraddittorie, rivoluzioni e violenze. Difficoltà che Violeta ha affrontato con coraggio e fermezza. «Mi resi conto che, in mezzo al dramma, stava iniziando un nuovo capitolo della mia vita». Dio non smetteva di provocare, ma lei, con l’appoggio di una grande compagnia di amici e collaboratori, è riuscita a mantenere fisso il suo sguardo al destino che Dio aveva scelto per lei. La sua forza nel proseguire la strada stava nel consegnarsi a Qualcuno di più grande delle sue forze. Dentro il dramma spiccava la semplicità del suo sguardo, come durante l’incontro con papa Giovanni Paolo II: «Quando ho visto il Papa quasi svenivo. La presenza del Santo Padre irradiava una tale soavità e grazia che mi sono sentita immediatamente più prossima a Dio. Quell’esperienza mi ha trasformata».

Il Papa l’ha educata nel modo di governare: «Il popolo voleva pace, libertà e lavoro, nessuno chiedeva la nazionalizzazione dei mezzi di produzione o le fattorie collettive. Quando sono stata eletta presidente, ho pensato che la mia prima responsabilità era quella di non creare più divisione, ma trovare il modo per superare le fratture e lavorare affinché potessimo prosperare in pace. Fortunatamente, Dio mi ha dato sufficiente saggezza e forza di carattere da mantenermi ferma e costante. La Sua mano divina mi ha insegnato le vere implicazioni di quello che significa perseverare». Donna Violeta ha saputo abbracciare la realtà dolorosa che le è toccata. È stato il suo sguardo folgorante di tenerezza ciò che ha donato a tutti, e attraverso il quale ha fatto crescere il suo amato Nicaragua.

Articolo tratto da www.tempi.it per gentile concessione della redazione (7-7-2023).

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