Ti infiammi mille volte ma quello che cerchi è «l’amore dell’anima mia»

Caro padre, fin da bambina ho dovuto lottare con pensieri ossessivi che mi portavano a disperare. Mi sentivo la persona più abietta e piena di peccati. Tormentata da queste ossessioni ho iniziato a vivere un rapporto di grande familiarità con Cristo. Al liceo ho incontrato il movimento [di Comunione e Liberazione] e finalmente ho sentito il caldo tocco della compagnia. La mia predisposizione alla solitudine è stata vinta da quelle persone che mi proponevano Cristo in maniera affascinante, una figura sicuramente più forte e virile rispetto a quella che ho sempre avuto in mente e che pian piano rischiava di scivolare nella semplice devozione. In questa vita resa più lieta sono riuscita a prendere le distanze dalle mie ossessioni. Mi ero fatta conoscere come una persona forte, trascinatrice, creativa. Che cosa avrebbero pensato di me se avessi rivelato i miei tarli?

Mi rimaneva un cruccio: desideravo ardentemente avere un moroso, ma questo non arrivava. Ai tempi dell’università ho avuto la mia prima delusione affettiva, seguita da un grossa depressione. Avevo 20 anni. Lo psicoterapeuta mi ha detto: «Non è possibile che lei, pur desiderandola, non abbia una relazione affettiva. Lei ha un blocco psichico, deve fare delle sedute». Costo esorbitante, improponibile. Mi sono curata da sola, con erbe e vitamine.
Un amico prete accortosi del mio stato d’animo, mi ha aiutato e per la seconda volta ho visto cos’era il movimento: una presenza che ti accompagna e che ti aiuta a ritrovare te stesso. Poi sono andata all’estero dove ho conosciuto un ragazzo di cui mi sono innamorata. Ma niente di serio. Comunque sia, l’esperienza dell’università ha dato nuovo impulso e vigore alla mia vita, alla mia fede.

Rimanevano quei tarli ossessivi che speravo si sarebbero risolti incontrando l’uomo della mia vita. Intanto la mia “immaginazione” aveva cominciato a prendere in considerazione un paio di persone. Una di loro si è fatta avanti; una persona affidabile e matura con la quale avevo una grossa intesa intellettuale. Così, dopo un anno di fidanzamento nel quale mi ero accorta di alcuni suoi difetti che credevo che nella vita di coppia si sarebbero smussati, ci siamo sposati.
La vita matrimoniale si è proposta in tutta la sua drammaticità, con le sue contraddizioni a volte anche violente. E se avessi scelto l’altro uomo? Sarebbe stato così difficile e altrettanto deludente? Tanti pensieri che hanno fatto riemergere le mie ossessioni. E mi hanno fatto ricadere nella depressione, questa volta per alcuni anni.

In quegli anni due cose mi hanno aiutata: la psicoterapia e un attaccamento tenace alla scuola di comunità. Ma col passare degli anni mi sono abituata a un certo benessere interiore, avevo cose prioritarie da fare rispetto alla preghiera e alla scuola di comunità. Mi sentivo sicura, salvaguardata dal peccato che identificavo col “male di vivere”. Dopo un paio d’anni di questa “pace” mi sono innamorata di nuovo. Tutti gli amici badavano a dirmi di non scandalizzarmi, che innamorarsi anche alla mia età (avevo oltrepassato i trentacinque) era “sano”, era per un di più…
Ma io, pur vivendo nella purità, non potevo fare a meno di sperimentare il potere destabilizzante di quell’uomo che si era messo tra me e mio marito. La ricaduta nella malattia fu tremenda. Ho trascorso due anni nei quali tutti i giorni la voglia di farla finita era enorme.

Aiutata da mio marito, grande nell’accogliermi e al quale avevo manifestato l’origine del mio male; dalla preghiera; dagli amici; dagli psicofarmaci (che avevo finalmente scoperto) mi sono ripresa. L’infatuazione per quell’uomo è andata scemando nel corso di svariati anni e una maggior solidità si è affermata nel mio cammino di fede.

L’ennesima depressione
Tutto sembrava tornato al suo posto, nel giusto equilibrio. Fino a qualche mese fa, quando sono andata in trasferta per motivi di lavoro. E dove ho incontrato un uomo più giovane di me. Durante gli ultimi giorni di permanenza sono scoppiate delle discussioni animate sul senso della vita. Facile rispondere con don Giussani alle spalle. Meno prevedibile che uno che ha una decina d’anni in meno di te, proprio mentre stai partendo, ti faccia capire che si è innamorato di te. Vista la mia psicolabilità il contraccolpo è stato fatale. Ho cercato di gestire la cosa pensando di essere scafata, poi la realtà mi ha investito come un’onda.
All’inizio ci siamo inviati qualche sms dove, pur avendo voglia di intrattenermi con lui, cercavo di ricondurlo a un modo corretto di relazionarsi. Ma quando lui insisteva nel riportare tutto a una conversazione amorosa non ho più retto. Di nuovo: rischio di destabilizzazione, aumento di psicofarmaci, una nuova incombente depressione. Consiglio di preti e psichiatra: non sentirlo più. Ho trascorso giorni di vuoto indicibile. Come sai bene, la depressione nasconde la realtà e toglie il gusto di vivere.

Insomma, possibile che io non possa vivere senza innamorarmi di qualcuno che non sia mio marito? Per quel ragazzo io desidero che possa incontrare quella che è stata la salvezza per me, la gloria umana di Cristo, qui sulla terra. Inoltre mi spaventa la mia fragilità. Ho paura di quei momenti di vuoto e di solitudine che si ripresenteranno.
Perché ti ho scritto? Perché non sei un bacchettone, perché sai cos’è il male di vivere e per la Verità con cui vivi. Se un giorno, con tutte le cose più serie che hai da fare, troverai il tempo di rispondermi, te ne sono grata fin da ora. Un abbraccio e che Dio ti benedica.
Lettera firmata

Ho deciso di pubblicare questa lettera perché non sei l’unica che ultimamente mi confida queste situazioni drammatiche che sfociano poi nella depressione, la bestia che mi ha pesato sulle spalle per più di vent’anni. Comprendo bene ciò che ti sta accadendo perché è lo stesso cammino che ho fatto io fin quando il buon Dio ha deciso, dandomi una buona legnata sulla testa, di rimettermi sull’unico cammino vero.
Quel cammino che don Julián Carrón ha descritto in modo magistrale nella giornata di inizio anno del movimento di Comunione e liberazione, quando ha ricordato la prima lettura della santa Messa nella festa di santa Maria Maddalena.

A quella donna, prima di incontrare Gesù, non solo piacevano gli uomini ma se li portava pure a letto. Lei era un’adultera mentre tu sei solo come un’adolescente che sogna. «Sul mio letto, lungo la notte ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda della città: avete visto l’amore dell’anima mia?».
Ti chiedo solo una cosa: “mangia” parola su parola di quanto don Carrón ci ha detto, fanne esperienza e ti garantisco che un orizzonte nuovo illuminerà la tua drammatica vita.

Riempi il tuo cuore di Gesù
Non dimenticare mai che c’è una cosa ancora più grave del peccato, ed è quella di ridurre Cristo alla tua misura. È quel borghesismo, quel “abituarmi a quel benessere interiore” di cui parli nella lettera. Scriveva Camus: «C’è qualcosa di peggio dell’avere un’anima cattiva ed è quella di avere un’anima bell’e fatta». È inevitabile che la scontatezza della fede porti a quelle situazioni. Mi diceva don Giussani 25 anni fa: «Vedi padre Aldo, se prendi un bicchiere d’acqua pieno fino all’orlo, è impossibile che entri anche il più piccolo dei moscerini che esistono sulla terra. Ma se nel tuo bicchiere c’è un piccolo spazio vuoto è inevitabile che qualche moscerino prima o poi ponga lì la sua dimora. La stessa cosa è successa a te, il tuo cuore non è ancora traboccante dell’amore per Gesù. Tuttavia è bello quanto ti è accaduto perché questo terremoto affettivo è la possibilità per diventare finalmente un uomo (avevo 42 anni)».
E ricordo bene quante citazioni di san Paolo mi ha recitato a memoria, oltre a indicarmi di leggere il libro L’ombra del padre di Jan Dobraczynski. Don Giussani mi metteva sempre in guardia dal pericolo di quello che tu chiami “benessere spirituale” perché il vero benessere il cuore lo raggiunge solo quando è inquieto, cioè nel suo potente desiderio di riposare in Gesù. Il cuore vuole solo Gesù e Gesù vuole solo il tuo cuore. Questo è il vero e bellissimo dramma della vita.
Don Aldo Trento

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Articolo tratto da www.tempi.it
per gentile concessione della redazione (7-7-2023).

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