Achtung Binational Babies: come perdere un figlio andando a lavorare in Germania

Ancora un altro, l’ennesimo bambino italiano i cui genitori si sono trasferiti in Germania, crescerà in una famiglia tedesca. Come gli altri, non parlerà mai la sua lingua madre, quella degli affetti, dei baci, delle carezze, quella che trasmette serenità ancor prima di iniziare a comprenderla, quella la cui melodia lui sentiva già quando era nella pancia della mamma. Non conoscerà mai neppure i nonni, gli zii, i cugini.
I suoi genitori, che lo avevano tanto desiderato, si sono trasferiti in Germania per trovare lavoro e dargli un futuro migliore. Perché purtroppo questo è quello a cui i politici ci stanno obbligando, emigrare per avere prospettive di un lavoro e di una vita decorosa. E i media rafforzano l’idea dell’eldorado germanico, idea diffusa soprattutto dalla generazione degli emigranti degli anni ’60. Ma la Germania riunificata non è la Germania di quel tempo. Allora era un paese occupato e controllato, anche se non era facile vederlo al primo approccio, oggi è il paese che controlla il resto dell’Unione, le economie e i tribunali degli altri paesi. Oggi è soprattutto il paese nel quale lo Jugendamt  (pronuncia: ui-ghend-amt) è di nuovo libero di agire e di impossessarsi dei bambini che sono il futuro del paese e che permettono di far entrare in Germania capitali ingenti e che, con l’applicazione del regolamento 650/2012, permetteranno di trasferire in mani tedesche anche i beni immobili situati all’estero.

Vediamo dunque cosa è accaduto: l’eldorado tedesco si concretizza in un lavoro con turni massacranti anche di notte e un affitto esagerato per un monolocale di 14 mq. Ma i due sposi sono giovani e non si fanno spaventare dalle difficoltà, soprattutto da quando questo figlio amato e desiderato ha riempito le loro vite. Dormire in tre in un spazio così ristretto significa stringersi tutti in un solo letto, decisamente inadeguato, soprattutto per un neonato. Lo tengono nel mezzo, per paura che possa cadere dal letto durante la notte, ma non riflettono sul pericolo di schiacciarlo mentre dormono. E infatti succede proprio così. Il giorno che lo portano in ospedale perché non smette di piangere, i medici constatano la rottura di alcune costole e così, alla fine della degenza, anziché andarsene con mamma e papà, il piccolo viene portato via con l’inganno, mentre i genitori rispondono ad una sorta di interrogatorio in un’altra stanza dell’ospedale. Tutto questo potrebbe rientrare nelle regole fondamentali per la protezione dei minori, per allontanare per tempo un bambino da genitori violenti.

Ma questi due genitori sono solo giovani e inesperti. Dapprima lo Jugendamt e le associazioni connesse, cercano di separare i coniugi e fare in modo che si accusino l’un l’altro. Poi viene proposto loro di entrare in una struttura con il bambino dove verranno controllati e impareranno a fare i genitori. Entrambi accettano immediatamente. Il papà presenta tempestivamente anche il permesso ottenuto dal datore di lavoro per poter partecipare a questo che è stato loro presentato come una sorta di “corso”. Intanto il bambino di pochi mesi vive con estranei e non viene più allattato dalla mamma. In tribunale avviene il classico colpo di scena, ciò che avviene praticamente sempre e che possiamo chiamare “volontariato obbligatorio”; ai genitori viene comunicato che non possono entrare nella struttura perché non parlano bene il tedesco (potrebbe sorgere il legittimo dubbio che non la lingua, ma la nazionalità sia il problema), pertanto, se accettano di dare il bambino ad una famiglia affidataria a lungo termine (Dauerpflegefamilie, in pratica una adozione, ma ben più redditizia) ridanno loro l’affido (esattamente il “diritto di decidere del luogo di soggiorno”), se invece dovessero opporsi a che loro figlio cresca in un’altra famiglia non riotterrebbero i diritti sul proprio bambino. I genitori, consigliati dall’avvocato tedesco – che deve difendere gli interessi del suo paese e non quelli dei genitori -, accettano, senza capire troppo bene cosa stia succedendo. E’ successo ciò che si ripete quotidianamente nei tribunali familiari tedeschi controllati dallo Jugendamt: i genitori sono di nuovo in possesso di un diritto che non possono esercitare in quanto, per riottenere questo diritto sul proprio figlio, hanno dovuto rinunciare al figlio.

Marinella Colombo
Membro della European Press Federation
Responsabile dello «Sportello Jugendamt» dell’associazione C.S.IN. Onlus
Membro dell’associazione Enfants otages

FONTE: http://jugendamt0.blogspot.it/2012/12/lo-jugendamt-tedesco-da-dove-viene-e.html

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