Il pranzo nel bosco (dai Fioretti di Santa Chiara)

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Francesco andava e veniva da Santa Ma­ria degli Angeli, mentre Chiara si tro­vava come incarcerata a San Damiano.

Sapeva di non sbagliare, facendosi sempre più povera, ma desiderava parlare con Francesco che chiamava suo padre e suo sostegno.

Quando sapeva che Francesco, di ritorno dai suoi viaggi, si trovava a Santa Maria degli An­geli, gli chiedeva di farsi vedere in San Damiano.

Francesco invece girava al largo da quel con­vento femminile. Non voleva che la gente pren­desse scandalo della sua presenza e frequenza tra le donne.

In modo particolare, Chiara avrebbe volen­tieri mangiato una volta con lui. Non c’è amico o parente che non desideri mangiare insieme con l’amico o col parente. Quello del cibo è un biso­gno quasi umiliante, che accomuna ai bruti anche l’uomo più spirituale.

In compagnia, l’atto del cibarsi diventa invece quasi un rito, che affratella ed eleva.

Gesù stesso accetta di porsi a mangiare per­sino coi pubblicani. Ai suoi discepoli, poi, lasciò se stesso come cibo comune della Mensa Euca­ristica.

Chiara dunque desiderava mangiare una volta con Francesco, ma Francesco rimandava sempre l’incontro.

I compagni ebbero pietà di Chiara. Parlarono a Francesco quasi in tono di rimprovero.

– Padre – gli dissero – a noi non pare che questo tuo modo d’agire sia secondo la carità. Chiara ha abbandonato ogni ricchezza del mondo. È una pianta del tuo giardino spirituale. Perché non la vuoi contentare in una così piccola cosa, com’è quella di mangiare con te ?

Francesco, in cuor suo riconosceva il rigore eccessivo, ma voleva il consiglio degli amici. Te­meva che la simpatia per Chiara gli turbasse il giudizio. Perciò disse; – Pare a voi che io la debba esaudire ?

– Sl, Padre. Chiara si merita questa e altre consolazioni.

Francesco allora disse: – Se a voi pare così, pare anche a me.

Ma non si recò lui a San Damiano. Invitò Chiara a Santa Maria degli Angeli.

– Ella è stata per lungo tempo in San Da­miano – disse Francesco con tenerezza di vero padre – Le gioverà uscire un po’ fuori e rivedere di giorno il luogo dove, nella notte, le furono ta­gliati i capelli. Mangeremo nel bosco nel nome di Gesù Cristo.

E Chiara finalmente poté scendere alla Porziuncola. S’inginocchiò dinanzi all’altare della Vergine, poi Francesco le fece vedere il luogo, sparso di capanne, all’ombra del bosco.

A piedi nudi, Chiara percorse i viottoli sas­sosi. Vide le siepi basse che segnavano i confini. Si fermò sulle rive del torrentello. Il sole mac­chiettava la selva, il vento frusciava fra i rami e gli uccelli festeggiavano la primavera.

All’ora di desinare si posero per terra, attorno ad una pietra pulita. La compagna di Chiara e il compagno di Francesco servirono i tozzerelli di pane e la brocca dell’acqua fresca.

Ma prima di portare il cibo alla bocca, Fran­cesco si mise a parlare del Signore e della sua carità. La carità di cui Francesco parlava era come una fiamma, che da prima invase l’anima dei commensali e li trasse in estasi. Poi si dilatò nel bosco, con tale luce, che il sole ne fu vinto. La Porziuncolà fu tutta un bagliore e da As­sisi sembrava che il bosco bruciasse.

La gente accorse di lontano, cercando il fuoco. Ma nulla ardeva nel bosco pieno di luce. Addentrandosi dove più vivo era il bagliore, la gente finalmente trovò Chiara e Francesco, con la loro compagnia, rapiti in estasi, attorno alla mensa di pietra.

Un alone di fuoco immateriale li avvolgeva, e tutta la selva attonita era ferma, con gli uccelli incantati sugli alberi e immobili.

Lentamente la luce s’attenuò, si restrinse, si spense. La gente, con rispetto, si disperse ; gli alberi stormirono leggermente ; il torrente ri­prese a fluire ; gli uccelli rivolarono liberi.

Infine, Chiara e Francesco, coi loro commen­sali, s’alzarono lieti e satolli del cibo spirituale, senza aver neppure assaggiato una briciola di quello materiale.

dai Fioretti di Santa Chiara

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