“Mutilata” racconta la tragica vicenda di Khady, una bambina senegalese di soli sette anni che ha subito una violenza che accomuna molte donne, e che, secondo la tradizione africana, dovrebbe aumentare la fertilità femminile, garantire la purezza e la verginità delle ragazze e delle spose. Questa violenza è conosciuta come “Salindè” in Africa, ovvero “purificazione per accedere alla preghiera”, ma in Italia è nota come infibulazione, una pratica che prevede la parziale o totale asportazione dei genitali femminili esterni e la parziale chiusura dell’area vaginale.
Il libro segue la storia vera di Khady, che ha vissuto con il dolore e che ha fatto un percorso per comprendere la brutalità del rito. Oggi, Khady ha 47 anni e ha trovato il coraggio di abbandonare il marito violento e di diventare una paladina della lotta contro l’infibulazione. Infatti, è diventata la presidente di Euronet, un’organizzazione europea che si occupa di combattere le mutilazioni genitali femminili.
Khady ha voluto condividere la sua testimonianza non solo per sé stessa, ma anche per tutte le donne che continuano a soffrire. In un’intervista, Khady spiega che in Italia ci sono molte donne somale mutilate, e il suo lavoro mira a diffondere la speranza affinché le figlie di queste donne non subiscano la stessa violenza. Collabora con varie associazioni in Italia, tra cui l’Associazione delle donne somale a Roma, Aidos, che lavora principalmente in Africa, Nosotras e UNICEF a Firenze, e altre associazioni a Torino. Queste associazioni non intervengono solo per quanto riguarda il problema delle mutilazioni genitali femminili, ma anche per la vita quotidiana delle donne.
Khady descrive il camminare come un filo conduttore del libro, e come una metafora della sua lotta contro l’infibulazione. Ha camminato dalla sua città natale di Thies in Senegal fino a New York, passando per Roma, Parigi e Londra. Non ha mai smesso di camminare, fin da quando era ancora bambina e le nonne le dissero che sarebbero venute a purificarla. Khady lotta contro questa pratica assurda che non ha nulla a che fare con la religione, ma che è solo il risultato della volontà degli uomini di dominare. Fortunatamente, in Africa sta avvenendo un cambiamento positivo. Sempre più famiglie considerano le bambine alla stessa stregua dei bambini. La famiglia riveste un ruolo fondamentale nella nostra cultura e, per me, è stata una fonte di salvezza anche a distanza di cinquemila chilometri. Il messaggio che desidero trasmettere alle donne che leggono il mio libro riguarda l’importanza della solidarietà tra donne. Purtroppo, a causa della poligamia, spesso sono le donne stesse a combattere contro altre donne. La violenza contro le donne è presente ovunque, in ogni cultura e classe sociale. Tutte le donne dovrebbero avere il diritto alla salute, all’istruzione e all’integrità fisica e morale del proprio corpo. La solidarietà tra donne dovrebbe essere la parola d’ordine, ma non solo: è importante parlare soprattutto ai giovani, perché sono loro la prossima generazione in grado di apportare dei cambiamenti significativi.