Lovet, 17 anni scappata dalla prostituzione. “Ho paura”

Foto di repertorio Chimdindu Chimereze da Pixabay

Mi chiamo Lovet, sono nata a Benin City (Nigeria) e ho 17 anni. Fino all’età di 7 anni ho vissuto con mia nonna in un villaggio. Mia madre e mio padre non erano sposati. Mia madre viveva con un altro uomo nello stesso villaggio di mia nonna, mentre mio padre viveva a Benin City. Quando mia nonna è morta, sono andata a stare con mio padre che nel frattempo si era risposato. Andavo a scuola (ho frequentato la scuola primaria e secondaria) e avevo molti amici. La convivenza con la famiglia di mio padre però non era felice perché la mia matrigna mi picchiava lasciandomi cicatrici sul corpo, ed io desideravo andar via. Per liberarmi, e anche per aiutare mia madre che si trovava in una brutta situazione economica, ho deciso di partire.

La possibilità di partire per l’Europa mi è stata offerta da una amica che mi ha messo in contatto con una signora chiamata Mamma G. che era sorella di V. un uomo che viveva in Italia e che mi avrebbe pagato il viaggio. Mamma G. mi ha raccontato della possibilità di lavorare ma non avevo idea che mi sarei dovuta prostituire. Sapevo solo che c’era la possibilità di guadagnare qualche soldo. Il 5 gennaio 2015 insieme alla mia amica siamo andate a casa di mamma G. : mi hanno spiegato che sarei partita a breve e mi hanno rassicurato che il viaggio sarebbe stato semplice e comodo, di 2 settimane al massimo.

Poi ci siamo andate da un Native Doctor per sigillare l’accordo tramite rituale voodoo: ho promesso di restituire a V. la somma di 30.000 euro una volta arrivata in Italia, e che se non l’avessi fatto sarei morta.

Il 24 gennaio sono partita dalla Nigeria con le altre due ragazze su un bus che da Benin City era diretto ad Abuja. Da lì poi una macchina ci ha portato verso il Nord, a Kano, dove abbiamo incontrato un uomo del posto che doveva portarci con un bus fino a Nije. Siamo giunte ad Agadez e abbiamo attraversato il deserto arrivando a Sebha. Qui un uomo ci ha ospitato in casa per 3 giorni. Il viaggio dalla Nigeria fino a Sebha è durato circa una settimana. Al confine con la Libia i soldati hanno abusato di noi ragazze.

Ho iniziato a capire che mi sarei dovuta prostituire per pagare il debito. Infine siamo arrivate a Tripoli dove siamo rimaste per 3 mesi prima di partire per l’Italia. Sono arrivata al Porto di Palermo nel 2015 e qui accolta subito in una struttura. Una volta giunta in Italia, avrei dovuto raggiungere una persona che aspettava il mio arrivo per lavorare e pagare il debito. Non ho voluto rispettare gli accordi perché non volevo prostituirmi. Sono entrata nel programma di protezione sociale: ora mi trovo in una casa di fuga dove sono protetta e ricevo supporto psicologico, conosco persone buone, studio e so che sarò aiutata ad integrarmi e a diventare autonoma in Italia. Adesso ho paura perché la sorella di V. ha una mia foto e può rintracciarmi sul territorio italiano.

Piccolo catalogo di fesserie sull’utero in affitto

Un passo avanti verso la libertà