Nei luoghi comuni si tratta del “mestiere più antico del mondo”, noi Amici di Lazzaro diciamo che è lo sfruttamento piu’ vecchio del mondo.
Il primo segnale in controtendenza arrivò in Italia, il 13 luglio 2016, con la presentazione alla Camera dei deputati di una proposta di legge per sanzionare chi “compra” un corpo umano per fini sessuali:
la prima firmataria era l’On. Caterina Bini (Pd) che, con altri deputati voleva modificare un articolo della “legge Merlin” sulla prostituzione (l’art. 3),
Tale normativa negli anni Cinquanta pose fine alle “case chiuse” era la n. 75 del 20 febbraio 1958
La proposta Bini avrebbe dovuto introdurre «sanzioni per chi si avvale delle prestazioni sessuali di soggetti che esercitano la prostituzione».
Qui il riferimento legislativo :
http://www.camera.it/leg17/126?ab=2&leg=17&idDocumento=3890&sede=&tipo=
La proposta si basa sul cosiddetto “modello nordico”, adottato principalmente nei paesi come Svezia, Norvegia, Islanda e, più recentemente, in Francia. Questo approccio prevede l’attuazione di severe sanzioni contro i clienti al fine di scoraggiare il fenomeno della prostituzione. Inoltre, oltre a penalizzare l’acquisto di servizi sessuali, la Svezia ha avviato già nel 1999 un approccio preventivo e culturale mirato, che ha portato a un autentico cambio di mentalità.
Il concetto cardine di questa strategia è che lo sfruttamento sessuale rappresenta una forma di violenza che denigra la dignità umana e compromette il concetto di parità tra uomini e donne, minando profondamente il tessuto familiare. Mediante questa visione, si mira a promuovere una società in cui il rispetto reciproco e la dignità personale siano prioritari, contribuendo così a debellare la pratica della prostituzione e a proteggere i diritti fondamentali di tutti gli individui.
Anche in Francia è stata adottata una legge simile il 15 aprile 2016, basata su quattro principi fondamentali:
- In una società civile, la compravendita di corpi umani non può essere tollerata;
- L’idea dei “bisogni sessuali incontenibili” maschili appartiene a una concezione arcaica e degradante della sessualità che promuove lo stupro;
- La prostituzione non può essere considerata un’attività professionale in quanto spesso si basa su coercizione, violenza e provoca danni fisici e psicologici;
- È essenziale che le politiche pubbliche offrano alternative credibili alla prostituzione e garantiscano i diritti fondamentali delle persone coinvolte, contrastando vigorosamente la tratta di esseri umani e lo sfruttamento sessuale.
Rispondiamo a qualche obiezione a questa proposta.
Perché concentrarsi esclusivamente sull’aspetto della “domanda”?
La ragione è semplice: la legge fondamentale dell’economia stabilisce che una diminuzione della domanda porta inevitabilmente a una diminuzione dell’offerta.
Spesso le donne coinvolte nella prostituzione, anche minorenni, sono vittime a vario titolo: sono donne sfruttate, soggette alla tratta di esseri umani, con dietro di loro organizzazioni criminali che lucrano sul loro corpo a fini economici o anche solo donne fragili con poche risorse socio economiche, talvolta donne disperate e anche donne psicologicamente vulnerabili dipendenti da uomini sfruttaori. Punendo il cliente, intendiamo ridurre questo mercato e, di conseguenza, rendere meno attraente per gli sfruttatori e i criminali continuare questa attività.
Perché non considerare la possibilità di regolarizzare l’attività delle “sex workers” permettendo loro di operare in un contesto regolamentato?
Alcune organizzazioni sostengono che la prostituzione dovrebbe essere considerata un lavoro come gli altri, con le prostitute riconosciute come lavoratrici sessuali. Questo consentirebbe loro di pagare le tasse e di essere sottoposte a controlli sanitari regolari.
Tuttavia, questo approccio solleva delle questioni importanti riguardo alla libertà individuale e alla vera portata della scelta. Mentre è vero che alcune donne possono scegliere liberamente di intraprendere questa professione, i dati dimostrano che la maggior parte delle donne coinvolte nella prostituzione sono vittime di sfruttamento. Molte di loro sono straniere, arrivate in Italia con la promessa di un lavoro e poi costrette sulla strada mediante minacce e violenza.
Dovremmo quindi interrogarci sulla natura della libertà in questo contesto. È giusto considerare libere le donne che, a causa di povertà o di traumi subiti nell’infanzia, scelgono di entrare nel commercio sessuale? Inoltre, la vera libertà implica anche la presenza di alternative significative. È ingiusto che una donna debba vendere la propria intimità per sopravvivere, soprattutto in un contesto in cui le opportunità di lavoro alternative sono limitate.
Infine, dobbiamo riflettere sul fatto che la prostituzione non dovrebbe essere considerata un lavoro come gli altri. Coinvolge la vendita del corpo umano e spesso comporta gravi conseguenze fisiche, emotive e sociali per le persone coinvolte. Pertanto, invece di regolamentare l’attività, dovremmo lavorare per creare una società in cui le donne non siano costrette a scegliere tra la prostituzione e la sopravvivenza.
Aggiungiamo che punire/scoraggiare i clienti e’ fondamentale, ma non basta, servono anche progetti educativi per creare una cultura sfavorevole alla mentalità dei clienti e progetti di reinserimento per le vittime e per le disperate. (ndr Amici di Lazzaro)
Ben vengano quindi leggi abolizioniste simili a quella della Svezia (Modello Nordico) per ridurre il mercato. Poi servono varie iniziative di recupero e sostegno delle donne prostituite e un sostegno a chi lascia la prostituzione e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla ormai anacronistica prostituzione che dobbiamo relegare a un passato disonesto e ingiusto verso le donne.
NDR: nel 2022 anche la senatrice Maiorino ha presentato un pdl abolizionista della prostituzione.
Confidiamo che donne e uomini di tutti i partiti accolgano questo indirizzo legislativo.